Visto che è uno degli esempi più calzanti di buon horror moderno, il cortometraggio del 2017 Post Mortem Mary, diretto dal regista australiano Joshua Long, ci è piaciuto così tanto che ve lo raccontiamo tutto.
PERCIO’, ALLERTA SPOILER! UOMO AVVISATO…. UOMO AVVISATO!
In una fattoria sperduta nell’entroterra australiano una donna piange la morte di sua figlia. Arrivano una donna e sua figlia, Mary, le quali vivono facendo foto ai morti come vuole la moda di metà Ottocento.
Le due preparano la macchina fotografica, ma la madre, visto la disperazione dei parenti, accorre a consolarli, lasciando Mary a sbrigare il lavoro tutto da sola. Terrorizzata, affronta la fobia per i defunti avvicinandosi al cadavere della bambina, aprendole gli occhi e truccandola alla perfezione per far sembrare, mediante l’artificio fotografico, che sia ancora viva.
Dopo una serie di inspiegabili avvenimenti, un sortilegio si compie in quella stanza e Mary si ritrova a rivestire i panni della morta. Come se l’anima della morta, che lei voleva rubare attraverso la fotografia, avesse invece rubato il suo corpo. Il film finisce con Mary immobile su quella sedia e quello scatto può finalmente avvenire.
In dieci minuti, Long ci spaventa con quella fobia che crescendo inizia a scomparire. Si cala infatti nell’universo infantile, dove è tutto così vero, credibile e ancora possibile. Sono queste le opere che impressionano di più: quelle dove gli adulti non hanno più pieno potere, e il male nasce e rinasce attraverso la fanciullezza.
Post Mortem Mary è un corto che in pochi istanti dice tutto quello che vuole dire, raccontando la paura universale dei bambini: la paura dei morti, dei fantasmi, la paura di essere lasciati soli. Nella soleggiata e placida Australia, dalle tonalità all’apparenza non tanto spaventevoli, un piccolo grande horror inizia e finisce all’interno di una casa di legno.
Basta il trailer per farci calare in un atmosfera cupa, gotica e davvero impressionante. Le ansie e le paure di quando si è bambini sono vere ora. Con Post Mortem Mary si possono toccare e loro ci possono tangere. Ma solo nell’immaginario del bimbo.
Per l’ambientazione, la sommessa Australia fa da sfondo alla storia di Mary. E come nella pianura padana di Avati, anche qui, il paesaggio innocente e tranquillo, è il luogo adatto dove il male può nascondersi e stare al sicuro. Nessuno si aspetta di trovarlo lì. I toni caldi, anche in questo caso, sono un grande tranello per l’eroe e per lo stesso spettatore.
Vincitore di molti premi, tra cui anche nella sezione cortometraggi del Ravenna Nightmare Film Festival, lo short film di Joshua Long, facendo anche una breve ricostruzione storica della fotografia (la madre del cinema), fa davvero inquietudine come poche opere oggigiorno.
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