The Host (2006)

The Host – Fuga dalla quarantena di Bong Joon-ho

Bong Joon-ho, con Parasite, ha visto riconoscersi il duro lavoro di anni dietro la macchina da presa. Quattro Premi Oscar, tra i più importanti tra l’altro, Miglior Film, Miglior Film Straniero, Miglior Regista e Miglior Sceneggiatura Originale, hanno fatto del regista sudcoreano una celebrità. Il pubblico ha iniziato a richiedere che altri suoi film fossero proiettati e così Memorie di un assassino, anni dopo dalla sua uscita, sbarca anche in Italia. Tra i tanti film di Bong Joon-ho che non sono mai arrivati nelle sale italiane c’è anche The Host (2006), di cui ha curato regia e sceneggiatura.

Song Kang-ho, che abbiamo visto anche in Parasite, è Park Gang-du, un pigro padre single che gestisce, insieme al suo di padre, un chiosco in riva al fiume Han. Un giorno una folla di curiosi si accalca lungo le rive del corso d’acqua per osservare una misteriosa creatura. All’improvviso questa esce dall’acqua e si scaglia sulla folla seminando il panico. Gang-du scappa, provando anche a confrontarsi con la creatura. Nel fuggi fuggi generale, però, sua figlia Hyun-seo viene catturata da quest’orrido anfibio che se la porta via lungo le acque del fiume.

Nel frattempo le autorità hanno iniziato a circoscrivere le rive del fiume, divenuto inaccessibile. Si teme infatti che la creatura sia portatrice di un nuovo e contagioso virus. Chi ha avuto contatti con quest’essere dovrà essere messo in quarantena. Anche Gang-du e la sua famiglia, tra cui suo padre e i suoi due fratelli, l’alcolista laureato con un passato da manifestante Nam-il e la tiratrice con l’arco Nam-joo, finiscono in quarantena.

Di notte però Gang-du riceve una chiamata. Sua figlia è viva, e si trova in una fogna. La famiglia Park, quando vede che la polizia non crede a questa storia, decide così di scappare dalla quarantena e andare a salvare la piccola Hyun-seo.

The Host (2006)
Go Ah-sung à la piccola Hyun-seo nel film The Host (2006)

The Host racconta una storia quasi fantascientifica, ma che oggi sembra di un’attualità terrificante. Con la scoperta di questa nuova creatura il mondo scorge l’incubo di un nuovo virus che potrebbe diffondersi ovunque, provocando una nuova pandemia. La psicosi è alta, e ne sono vittima anche i Park. Le limitazioni imposte alla popolazione scatenano proteste e rivolte. Amici di vecchia data si improvvisano informatori e delatori pur di trarne un profitto personale, anche quando in gioco c’è la vita di una giovane adolescente.

Bong Joon-ho racconta una storia che ha quasi del profetico, senza dimenticarsi di quel suo guizzo comico-grottesco che dà ai suoi personaggi una consistenza reale, e che costituisce proprio uno dei punti di forza della filmografia del regista sudcoreano.

I protagonisti della storia non sono personaggi eroici: sono disorganizzati, codardi, litigiosi e totalmente impreparati ad affrontare un imprevisto. La famiglia Park è però mossa dalla volontà di trarre in salvo Hyun-seo, e riportarla a casa. In un action movie americano tutto si sarebbe risolto alla fine, ma Bong Joon-ho sa che nella realtà nulla va come si era programmato. Soprattutto quando si è un normale cittadino, carico di problemi e senza conoscenze importanti.

In quegli sprazzi di commedia che attraversano il film è nascosta la tragedia di chi vive una condizione svantaggiata, subordinata e succube. La famiglia Park è fuggita dalla quarantena e diventa un pericolo di sicurezza sanitaria. Ricercati come criminali dovranno combattere una guerra ad armi impari contro le autorità.

Nei momenti di crisi sono sempre i più deboli a subire le peggiori conseguenze.

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