Compagni di Scuola è un film ambiguo. Carlo Verdone in un’intervista lo descrisse come il salto di livello del suo cinema. L’opera in questione del 1988, non è una commedia spiritosa, né un dramma serio. È più un resoconto amaro di una rimpatriata fra vecchi amici ed ex compagni di scuola.
Ci capita di rivedere a distanza di molti anni persone di cui avevamo perso completamente i contatti. In una festa insieme, è quasi impossibile tirare le somme di come la vita sia andata. Di come ci abbia arricchito o solo rovinato pesantemente.
L’intento di Compagni di scuola è proprio quello di mostrare il nostro fallimento, il nostro invecchiamento. Da giovani pieni di sogni, amori e speranze, a adulti, invece, pieni di rimorsi. Dei falliti sia sul piano economico sia sentimentale, che si ritrovano ad essere solo squallide caricature senza anima. Pochi si salvano.
La trama di Compagni di scuola – “Me pari tu zio!”
Sebbene il povero Fabris, il compagno preso reiteratamente in giro per il suo aspetto non più giovanile, appaia poco nella pellicola di Verdone (perché è il primo a levare le tende), è sicuramente la parte più divertente di tutto il film. Forse è anche il personaggio più riuscito, che meglio descrive tutto il grottesco che ruota attorno agli invitati.
Diciotto persone, tutte invitate dalla bella Federica (Nancy Brilli), si riuniscono nella sua villa fuori Roma per rivedersi e passare una piacevole serata. Ci sono tutti o quasi. Uno morto di leucemia, ma subito dimenticato, e un altro che si è rifiutato di apparire.
C’è Fabris, il logorroico Postiglione, il macellaio burino Finocchiaro, Ruffolo detto Er Patata, il cantante Ciardulli in arte Toni Brando, il magistrato Santolamazza, l’onorevole cocainomane Valenzani, la coppia storica della scuola ora separata, Luca e Valeria, e molti altri.
Ognuno con i propri problemi, con qualche ruga in più e qualche capello in meno. Quasi tutti con un enorme peso sulla coscienza e con la voglia di dimenticare, almeno per una sera, la propria vita tutt’altro che soddisfacente.
Se il party inizia in maniera gioviale, non può che proseguire in maniera fallimentare, grottesca e a volte anche tragica. Eh si perchè sono proprio gli stessi amici ad accorgersi delle mancanze degli altri, a ricordare i difetti e a prendersi ancora gioco di quelli che a scuola erano considerati gli zimbelli della classe.
Gli stronzi rimangono tali, e così i burini. C’è un lieve raggio di luce alla fine della festa, ma poi ognuno torna alla propria esistenza squallida con l’inconfessata speranza di non rivedersi mai più.
Compagni di scuola resta a distanza di anni il film più intimo e personale di Verdone. Un cult che rischiava di non essere fatto, visto che Cecchi Gori non era convinto della sceneggiatura e della storia in se. Troppi personaggi in una sola casa.
Ma a distanza di anni è il film che, dopo i primi successi come Un sacco bello e Bianco, Rosso e Verdone, resta ancora impresso nella mente degli amati fan. Forse perché, un po’, ci si riconosce in questa massa complessa di personaggi. Chi non ha mai avuto un logorroico Postiglione in classe o un Finocchiaro, o anche un timido Fabris? Il capro espiatorio per eccellenza.
Si arriva ad un certo punto del film che tutta questa storia inizia a diventare pesante, e anch’essa logorroica. E’ il triste realismo che ci piomba addosso e che non smaniamo di vivere subito. Il regista romano dà però una descrizione della realtà positiva ma solo per quanto riguarda il mondo femminile. Le donne del gruppo, nonostante anche loro con i propri problemi e malinconie, emergono dalla massa come le uniche che possono ancora affrontare la vita in modo più compito e serio, senza scadere nella ridicolaggine come invece fanno gli uomini.
Reinterpretando all’italiana Il grande freddo di Lawrence Kasdan, il film si avvale di un cast molto eterogeneo ma che insieme funziona bene. Christian De Sica, Angelo Bernabucci, Eleonora Giorgi, Massimo Ghini, Alessandro Benvenuti, Athina Cenci, Fabio Traversa, Luigi Petrucci e altri interpreti del nostro cinema. La lista è davvero lunga.
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