Gelateria è la riscoperta del Free Cinema britannico, noto anche come Cinema Assurdo. Film d’esordio del 2019 di Christian Serritiello e Arthur Patching. Ispirato, come recita la frase di chiusura, a eventi realmente accaduti. Il film nasce, soprattutto, da una profonda curiosità nei confronti del Free Cinema. Un movimento culturale, sociale e politico sviluppatosi in Gran Bretagna essenzialmente in campo cinematografico fra gli anni Cinquanta e Settanta.
Il Free Cinema, legato molto agli ambienti di sinistra, nacque come una forma di rivoluzione, di rottura e di libertà nei riguardi dell’arte. Fra i vari artisti si respirava una forte opposizione al conformismo del cinema inglese. Molti furono gli artisti, gli attori e i registi che ne fecero parte come John Schlesinger, Ken Loach, Malcolm McDowell, Richard Harris e Albert Finney (per citarne alcuni).
Gelateria incarna nuovamente, dopo decenni, lo spirito di forte libertà che questo movimento andava professando. Lo tributa nello stile e nella schematizzazione della storia, e allo stesso tempo ne fa una simpatica parodia. Riprendendo anche gli insegnamenti di quel periodo storico e artistico, il film di Patching e Serritiello, è ora uno strumento per opporsi a questa società. Una realtà in continua trasformazione, e una società che sembra aver abusato troppo di quell’assurdo e dove l’arte avanguardista è spesso la caricatura di se stessa.
In una sorta di grigio miscuglio di diversi generi di cinema, cinema underground, cinema grottesco e con elementi della comicità nera inglese, Gelateria si scompone in diversi episodi che tra loro risultano collegati. Con Carrie Getman, Christian Serritiello, Daniel Brunet, Simone Spinazzè e Thomas Spencer.
La trama di Gelateria – Il Free Cinema britannico e i confini dell’assurdo
Un uomo, Zbigniew, scende dal treno lasciando lì la sua compagnia. Sale su un taxi e raggiunge un locale dove un ragazzo sta cantando. Dopo l’esecuzione i due, che si conoscono, s’incontrano al bar ma il cantante lo pesta e lo deride davanti agli altri spettatori divertiti. Il passato si scaraventa contro l’uomo, sotto forma di individui e avvenimenti alquanto bizzarri.
Dopo essersi allontanato dal pub, infatti, l’uomo scappa e passa davanti ad una barberia e inizia un nuovo racconto. Qui inizia un viaggio che si dirama in vari episodi, ognuno con la sua particolarità e con un legame preciso con il precedente. L’oratore italiano nello yacht, la mostra d’arte dove il gallerista viene barbaramente ucciso dall’artista, fino ad arrivare all’episodio della vecchia signora in cerca dei suoi quadri.
Quale potrebbe essere il senso della vita se non viverla sotto le sue forme più stravaganti e maldestre. Le sfaccettature grottesche che vediamo potrebbero essere visioni stravolte che la quotidianità e la realtà a volte rifiutano. Gelateria è un esperimento di anarchia verso un modo di fare arte e cinema, verso un atteggiamento culturale, che in questo momento sa un po’ di stantio.
E’ frutto dell’immaginazione di uno scrittore?
Più in particolare, cercando di organizzare e gerarchizzare meglio le idee, Gelateria potrebbe benissimo avvicinarsi a quella teoria sul significato dello Shining di Kubrick, che vede Jack Torrance immaginare una possibile storia dell’orrore sul potere malefico dell’albergo. Anche in questo caso, è forse possibile che in parte sia frutto dell’immaginazione dell’autore.
Un nuovo scrittore, quindi, che abbia le sembianze del protagonista che abbiamo visto scendere dal treno. All’improvviso qualcosa si riaccende, e tutti i volti, i suoni, i personaggi e le emozioni della sua immaginazione vengono fuori in un mix di figure, di simbologie e di vicende sempre più bizzarre. Come in una vera gelateria, dove i gusti si mescolano tra di loro creando, a volte, accostamenti piacevoli al palato, altre volte, invece, provocando un miscuglio difficile da mandare giù. Una trovata filmica, questa, che rende ancora più interessante la protesta sociale che ne fanno i due registi (anche loro dentro il film come personaggi).
Una critica che va anche oltre gli stessi problemi sociali e si innalza nei confronti delle nuove forme d’arte che non smettono di fingere di essere originali. Altri punti in comune possono essere la fuga da una cultura che è kitsch non sapendo sempre di esserlo. Persino i luoghi, che si ripetono, sono un ulteriore aggancio: un teatro, un palco, un museo o un pub. Si ripetono i personaggi, il loro ruolo sociale, così come gli attori. Si cerca di fuggire da una natura che poi non è così dissimile da altre realtà.
Ed ecco che un ritrovo fra due persone, due amici e probabilmente amanti, finisce a scarpate e ad urla. Una mostra d’arte termina in tragedia e il funerale di una giovane si svolge in un pub tra risa e birra. Ecco che un italiano, per il sollazzo di un party privato, è pagato per parlare di qualsiasi cosa, basta che lo faccia nella sua lingua. Le storie, le battute e le immagini trasportate in questo film offrono un significato più grande. Un significato che si può ritrovare alla fine di un qualcosa: alla fine di un rapporto, di una routine, di un contratto di lavoro o di una vita.
L’opera di Serritiello e Patching è stata girata con un cast di attori internazionali fra Inghilterra, Germania e Polonia. Il film ha partecipato nella selezione ufficiale del 73° Festival del cinema di Salerno. A luglio del 2019, Gelateria è stato presentato anche al Kinolikbez International Film Festival di San Pietroburgo, dove si è aggiudicato il Grand Prix per il miglior film in gara. E per i due registi, l’opera prima continua a fare faville in tutta Europa per molti altri festival di cinema. Ad ottobre, il lungometraggio sarà alla Mostra Internazionale del Cinema di Genova.
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