Musica maestro – La musica salverà l’umanità?

Musica maestro è l’ottavo classico Disney e il terzo film collettivo degli anni ’40 dopo Saludos Amigos e I tre caballeros. Girato da Jack Kinney, Clyde Geronimi, Hamilton Luske, Robert Cormack e Joshua Meador, è anche il primo lavoro di Disney dopo la fine della seconda guerra mondiale.

L’idea dei film collettivi nasce proprio a causa della guerra in corso. Molti disegnatori della casa cinematografica erano al fronte in quegli anni oppure lavoravano per il governo nell’ambito della propaganda animata. Le varie storie pensate non potevano essere sviluppate appieno. Perciò si decise di produrre serie di cortometraggi e montarli insieme per creare sei film collettivi.

Musica Maestro si compone di ben 10 cortometraggi. Tutti hanno come tema principale la musica e si propongono di insegnare allo spettatore alcuni concetti legati a tale ambito. Per esempio cosa sia l’opera lirica, quali siano i registri degli strumenti musicali, cosa sia un quartetto o come si dividano le voci maschili.

Alcuni episodi sono più avvincenti di altri, per esempio il primo. Il cortometraggio inizia con un chiaro riferimento alla guerra e narra di due popolazioni vicine che combattono tra loro fino a che non rimane solamente un membro per ognuna. Da una parte un giovane audace, dall’altra una fanciulla. E’ amore a prima vista e la guerra sembra cessare. Ma, con ironia e disincanto, il cortometraggio si chiude con lo scoppio di una “guerra coniugale”.

Tutto l’episodio è raccontato da una voce narrante che canta mentre i personaggi non parlano mai. La qualità del canto è ottima così come la melodia.

Il secondo cortometraggio, il quarto e il sesto sono invece racconti d’amore musicati che sono perfetti per mettere a nanna i più piccoli e forse anche i più grandi. Questi, si concentrano sulla bellezza dell’animazione e della musica ma risultano essere piuttosto noiosi. Per fortuna si alternano a episodi più allegri.

Il terzo cortometraggio offre una panoramica della cultura giovanile degli anni ’40. Introduce la figura del così detto gatto, ovvero il ragazzo che frequenta il bar, balla e ama usare il Jukebox. Accompagna la storia una vivace traccia jazz.

Questo episodio offre vari spunti di riflessione sull’evoluzione della figura femminile. Siamo ben lontani dalle lunghe gonne delle cantanti di I tre caballeros, prodotto solo due anni prima. Un’intera scena è dedicata alla vestizione della pin-up. Il suo corpo, coperto solo da un piccolo asciugamano, è formoso e attraente. La sua gonna lascia intravedere la biancheria ad ogni movimento.

Siamo sicuramente davanti a un cambio. La donna sta diventando un oggetto di esposizione anche nei cartoni animati e la mente del pubblico si riempie di discriminazioni sessiste già dall’infanzia.

Sempre basato sul jazz è anche il cortometraggio numero otto. Qui, quattro strumenti musicali prendono vita per ballare e suonare allegramente. Sembra quasi una clip musicale. La melodia è piacevole e anche l’animazione.

Gli ultimi due episodi di Musica Maestro sono quelli più articolati dal punto di vista della storia. Il nono racconta di due cappelli innamorati. Di nuovo la voce narrante è completamente cantata ma questo non rende difficile seguire la narrazione che è emozionante e coinvolgente.

Il decimo e ultimo episodio è difficile da interpretare. Il protagonista è una balena che canta e, grazie alle sue tre ugole, può eseguire una voce baritonale, una tenorile e una bassa. Il grande maestro Tetto Tetti si convince che tali abilità derivino dall’aver ingoiato tre cantanti d’opera e si mette alla ricerca dell’animale. La balena, convinta di dover fare un provino per il maestro, si immagina un tour nei più grandi teatri d’Europa. Qui vengono messe in scena, una dopo l’altra, alcune parti di importanti opere liriche della storia, da Il Barbiere di Siviglia fino a Tristano e Isotta, con un puro intento educativo.

Ma il sogno della balena viene infranto dall’arpione che Tetto Tetti sferra su di lei. Il cortometraggio termina con l’animale che canta in paradiso per gli angeli. La voce narrante tenta di giustificare l’atto del maestro affermando che l’uomo è spaventato da ciò che non capisce. Sembra ritrovare, anche qui, un riferimento alla guerra che, seppur labile, chiude l’opera così come era iniziata, chiudendo il cerchio tematico.

Oltre ai richiami al conflitto mondiale, il film mostra anche varie immagini dell’Europa. Come Saludos Amigos e I tre caballeros prima di lui avevano messo in scena il Sud America, Musica Maestro rappresenta vari paesi europei come la Russia, il Portogallo e la nostra amata Italia, patria della musica lirica.

Il film è, da una parte, un ottimo metodo educativo per iniziare i bambini al linguaggio musicale. Dall’altro è carico di significati difficili da comprendere perché rimangono sospesi, senza una reale volontà di approfondimento. Sembra, però, poter percepire l’idea di una società martoriata dalla guerra dove solo la musica potrà risollevare gli animi. E, per questo, è fondamentale insegnarla ai bambini.

Meno fortunate sono le ragazze dei gatti americani, per le quali la nuova cultura musicale significa l’inizio della loro oggettivazione sessuale. Meno fortunata è anche la balena che canta. La sua vicenda, a conclusione del film, sembra ribaltare tutto, affermando che, in realtà, neanche la musica sia capace di vincere le disuguaglianza e unire i popoli.

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