Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi sono i sette fratelli più presenti nella nostre città. Ai Fratelli Cervi sono infatti dedicate vie, piazze, lapidi e statue in tutta Italia. I sette fratelli originari delle campagne intorno a Reggio Emilia sono infatti ricordati per il loro impegno antifascista, sia durante gli anni del regime che con la lotta partigiana.
La loro storia è stata raccontata nel 1968 dal regista Gianni Puccini nel film I sette fratelli Cervi, nel quale compaiono tra gli interpreti attori come Gian Maria Volonté, Duilio Del Prete e Renzo Montagnani. Il film, nonostante si concentri in particolari sulle attività di Resistenza dei fratelli e dei loro affiliati, espande lo sguardo sul loro retroterra ideologico, culturale e sociale.
Contadini di estrazione cattolica, i Fratelli Cervi uniscono il lavoro dei campi a una costante erudizione sia tecnica che teorica, riuscendo ad uscire dai meandri della mezzadria per inserirsi nella conduzione in affitto di poderi agricoli.
Con l’inizio della guerra la casa colonica dei Cervi diventa una base per antifascisti e partigiani. Tutti i fratelli, in un modo o nell’altro riescono ad evitare ad andare in guerra, tranne il più piccolo. Ettore infatti, nonostante sia come tutti i suo familiari contrario al regime, sente il richiamo della difesa della patria e si arruola.
Non passerà molto tempo prima che capisca che tragedia inumana sia la guerra.
Il film di Puccini delinea un ritratto pulito e netto di questa famiglia simbolo della Resistenza al nazifascismo. I Cervi, come tutte le famiglie, è attraversata da discussioni e differenti prospettive ma tutto ruota intorno al ripudio dell’ideologia fascista. Anche le loro amicizie vanno in quella direzione e getteranno le basi per il futuro di lotta dell’intera famiglia.
Quando l’Italia firma l’armistizio e nasce la Repubblica Sociale Italiana, governata da Benito Mussolini con il supporto e la protezione dell’esercito tedesco, i Cervi, insieme ad altri combattenti partigiani, iniziano la loro lotta. Lotta contro l’occupante tedesco e contro il virus fascista.
La loro storia finisce purtroppo già nel 1943. Il 28 dicembre, dopo essere stati arrestati in seguito all’assalto della loro base, vengono tutti e sette fucilati, insieme a Quarto Camurri, nel poligono di tiro di Reggio Emilia come rappresaglia per la morte di un esponente politico locale per mano partigiana.
La scena conclusiva del film è forse la più straziante. Consapevoli di quello che sta per accadere vediamo questi otto uomini discutere di deportazioni, rilascio e confini, ignari del destino di morte al quale il Partito Fascista li ha destinati.
Film come questi fanno sì che la memoria di certi fatti e di certi uomini non rimanga solamente una semplice peculiarità degli stradari.
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