Il medico e lo stregone – Mastroianni, De Sica e il peso dell’ignoranza

Mario Monicelli, uno dei registi più celebri ed apprezzati della commedia all’italiana, nel 1957 realizzò Il medico e lo stregone, un’opera che racconta in chiave ironica il sempiterno scontro tra medicina e stregoneria. La società odierna infatti pullula di impostori che fanno la cresta sulla pelle della povera gente e si nutrono della paura altrui per vergognosi scopi di lucro.

Questi individui solitamente per imbrogliare il prossimo seguono pedissequamente lo stesso iter che ci hanno mostrato programmi di denuncia come Striscia la notizia e Le iene, i quali hanno smascherato con successo numerosi impostori che si spacciavano per presunti dottori senza avere neanche la laurea.

Uno dei casi più eclatanti fu quello di Wanna Marchi, un personaggio italiano celebre nel settore della televendita per le sue particolari modalità comunicative che assieme alla figlia Stefania e al sedicente Mago do Nascimento fu accusata di aver truffato i telespettatori chiedendo ingenti quantitativi di denaro in cambio di oggetti per scacciare il presunto malocchio.

Il medico e lo stregone, sceneggiato da Age & Scarpelli, è ambientato in un paesino in provincia di Avellino e vede come protagonisti Francesco (Marcello Mastroianni), un medico istruito e caparbio e Don Antonio (Vittorio De Sica), il santone del paese.

Quando Francesco verrà mandato al paesino avellinese come medico condotto sarà visto con sospetto dagli abitanti del posto, i quali, a causa dell’ignoranza e dell’ottusità che li contraddistingue, inizialmente boicotteranno Francesco preferendogli il ciarlatano Don Antonio.

L’opera segue lo schema classico della commedia all’italiana contrapponendo due protagonisti agli antipodi che si scontrano dando vita a sequenze esilaranti e commoventi. Mastroianni e De Sica sono superbi, tanto ostinato e pragmatico ci appare il primo quanto carismatico e arcaico il secondo. Da menzionare inoltre risulta essere l’esilarante cameo di Alberto Sordi nei panni di un reduce di guerra che trova un’altrettanto irresistibile ex fidanzata Marisa Merlini ad attenderlo: una vicenda che pur con le dovute proporzioni non ci può non far tornare alla mente quella di Penelope, la quale ne L’Odissea, immortale poema epico scritto da Omero, attenderà per anni con amore e con fedeltà l’adorato Ulisse.

Monicelli ammonisce Don Antonio ma non lo condanna definitivamente in quanto il personaggio fondamentalmente ci appare come un cialtrone bonario che vive di espedienti. Il regista di Amici miei e Speriamo che sia femmina infatti sembra voler comunicare allo spettatore che credere in qualcosa di superiore e di magico è importante ma non si deve assolutamente sostituire con la medicina, che rimane il solo ed unico modo che ha l’uomo moderno per salvare vite umane.

Concludo con il seguente aforisma del filosofo greco Socrate molto pertinente con il significato de Il medico e lo stregone: “Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza.”

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