Shame è un film del 2011, diretto dal regista britannico Steve McQueen. Il ruolo del protagonista è affidato a Michael Fassbender che veste i panni di Brandon Sullivan, per la cui interpretazione ha vinto la Coppa Volpi alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia.
Brandon è un newyorkese di successo, sia sul lavoro che con le donne, ma la sua vita è fortemente condizionata da una condizione patologica, la dipendenza dal sesso. La sue apparentemente perfette giornate ruotano intorno alla costante soppressione di tutti i suoi impulsi. Impulsi che però vengono ripetutamente alla luce, così che è costretto a masturbarsi in continuazione, darsi a rapporti sessuali occasionali o andare con delle prostitute.
Una vita come la sua diventa sempre più difficile da gestire. Avere una vita privata soddisfacente quando si hanno di queste pulsioni è quasi impossibile, e persino sul luogo di lavoro, con il tempo, il disagio di Brandon inizia a manifestarsi. Nonostante tutto sembra riuscire a mantenere un equilibrio di comodo.
Equilibrio che si spezza quando la sorella Sissy si fa trovare all’interno del suo appartamento. Entrata all’improvviso nella routine quotidiana del fratello, Sissy mette in moto in lui un meccanismo forse capace di portarlo fuori dal vortice in cui sembra essere precipitato.
Brandon è consapevole del suo problema e di quanto questo lo limiti anche nelle relazioni affettive. Piegato dal peso del suo segreto, non riesce a vivere con tranquillità nessun legame sentimentale. Nonostante la dipendenza sessuale, avere rapporti con una persona cara diventa impossibile. La paura di rovinare tutto per questa condizione supera di gran lunga il desiderio.
La vergogna che da il titolo al film, Shame, Brandon la prova costantemente e non solo nel suo rapporto con gli altri. Brandon si vergogna prima di tutto con se stesso. Coloro i quali gli stanno vicino possono non accorgersi, o fare finta di non vedere, ma in ogni caso Brandon vive i momenti tra la soddisfazione di un impulso all’impulso successivo con grande vergogna.
Ma quando il meccanismo si mette in moto nulla sembra fermarlo o limitarlo nella sua corsa al piacere fisico. Come in una vera e propria caccia alla dose Brandon si spinge al limite, quasi ad arrivare ad un overdose sessuale.
In tutto questo questo Sissy prova a instaurare un dialogo con il fratello, ma la sua stessa situazione di precarietà la mette in una posizione difficile. Lei stessa deve affrontare un percorso personale che la possa spingere il più lontano possibile dal tentare nuovamente il suicidio. Ma invece che sostenersi l’uno con l’altro, i due fratelli sembrano ostacolarsi.
Shame getta una luce diversa sulle complesse e differenti fragilità dell’animo umano. La dipendenza sessuale di Brandon non viene banalizzata com un semplice eccesso di lussuria, e la relazione di lui con la sorella non viene dipinta come il legame salvifico capace di salvare il protagonista ma con tutte le differenti variazioni di grigio che albergano in rapporti tanto pieni d’affetto e d’amore quanto di problemi.
Shame racconta una storia di solitudine condivisa e perdurante. La semplice presenza l’uno accanto all’altra non riuscirà a salvare nessuno dei due.
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