Che la nostra mente sia un marchingegno assai complesso e spesso celato, prova a spiegarlo Giuseppe Tornatore con il thriller dal titolo La migliore offerta.
Film del 2013 amato e odiato da un pubblico diviso che su quest’opera ha avuto pensieri contrastanti. Chi lo considera un buon dramma psicologico, chi invece non lo elogia perché ha toccato il delicato campo dell’arte. Ma l’arte che circonda il famoso battitore d’aste, protagonista del film, è solo un escamotage che cela in realtà una tragedia umana alla quale se ne sfilacciano di altre.
Lontano dalla sua poetica siciliana, ora più europea, e dalle problematiche familiari, sociali e politiche del Belpaese, a distanza di quasi vent’anni da Una pura formalità, Tornatore e La migliore offerta rilanciano l’intricata trama della psiche umana in un thriller lento ma sofisticato.
La trama de La migliore offerta – “I sentimenti umani sono come le opere, si possono simulare.”
Virgil Oldman, interpretato da Geoffrey Rush, un divo nel panorama dei battitori d’asta, grazie al vecchio socio Billy Whistler (Donald Sutherland), mette da parte un’enorme collezione di ritratti femminili che custodisce gelosamente in una stanza segreta del suo appartamento.
Essendo un uomo alquanto asociale, non amante della compagnia e affetto da una fobia che lo porta a indossare sempre i guanti, Virgil non ha veri amici, né una vita sentimentale. Le uniche donne sono quelle dei suoi quadri che scruta morbosamente ogni giorno.
La sua vita ha però una svolta quando riceve la telefonata della giovane Claire Ibbetson (Sylvia Hokes): la proprietaria di una villa in città che vuole proprio Oldman per redigere una valutazione dei suoi beni per poi metterli all’asta. Il loro rapporto non inizia bene, perché la ragazza non si mostra mai al battitore, e ad ogni appuntamento inventa una scusa per non presentarsi.
Solo dopo Virgil scopre che Claire è affetta da agorafobia e vive nascosta in una stanza alla quale nessuno può accedere. Nonostante tutto, Virgil sente che fra lui e la ragazza c’è molto in comune e così, poco alla volta, iniziano a conoscersi meglio. Nel frattempo Virgil, che nella cantina della villa aveva trovato delle misteriose rotelle, le porta dal giovane Robert (Jim Sturgess), che incomincia a fare ricerche sulla natura di quegli oggetti, scoprendo che risalgono al XVII secolo e che appartenevano all’artista e inventore Jacques de Vaucanson.
Da una parte Virgil vuole scoprire il significato di quegli oggetti, dall’altra la sua natura di burbero e serioso uomo d’affari si sgretola grazie all’incontro con Claire, della quale s’innamora perdutamente.
L’arte e le sfaccettature dell’essere umano
Attraverso l’arte e il mondo spietato delle aste, La migliore offerta descrive il crollo emotivo di un uomo che, per tutta la vita sicuro nella sua corazza, si scioglie difronte ad una donna che lo trasforma. Virgil si mescola alla gente comune per amore, cercando di aiutare non solo l’amata ma anche se stesso.
Ma la pulce nell’orecchio Tornatore ce la mette proprio con il Vaucanson. “In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”, recita Claire ad un punto del film. Il marchingegno che impegna Virgil e Robert per mesi è la chiave di volta che aiuta il battitore a comprendere la grande farsa che si nasconde dietro alle persone e alla sua apparente sicurezza della vita.
Il finale è infatti il simbolo di quanto l’esistenza e la mente umana siano uno strumento complicato, ambiguo e traditore. Ma quelle rotelle, che nell’ultima scena rivediamo in un pub di Praga, descrivono non solo questo preciso e organico meccanismo, ma anche il tempo che passa inesorabile, accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone.
Il compositore infatti, come per C’era una volta in America, usa una melodia che descrive i secondi, i minuti, i mesi e gli anni. Tornatore, con questo film, riprende un po’ la trama dell’ultimo e già citato capolavoro di Sergio Leone. Il regista allestisce gli intricati meandri della nostra psiche e i sentimenti ingannatori degli uomini. Mette in scena le fobie dell’uomo, i suoi traguardi e i suoi fallimenti arrivando a quella rassegnazione che si vede nel volto di Virgil, il quale comunque non smette sognare.
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