Primo film diretto nel 2018 dai fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, con Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti. La terra dell’abbastanza prepara il terreno per Favolacce, che due anni dopo sposta le tematiche sociali care ai due registi in un ambiente più familiare e fanciullesco.
In entrambi i due film c’è però la cruda descrizione di una precisa realtà sociale. Nell’opera prima è descritta la volontà di due diciottenni di sbarcare il lunario mediante il loro ingresso nella malavita.
La trama de La terra dell’abbastanza
Manolo (Carpenzano) e Mirko (Olivetti) sono due amici, potremmo dire fratelli, entrambi appartenenti agli strati più bassi della società. Il primo vive con il padre Danilo (Max Tortora), sfaticato giocatore alle macchinette, l’altro con la madre (Milena Mancini).
Mirko e Manolo sognano di iniziare subito a lavorare una volta finita la scuola. Una sera, mentre stanno tornando in macchina verso casa, fantasticando sul loro futuro, in un momento di distrazione investono e uccidono un tale che poi si scopre essere un criminale latitante, ricercato dalla banda del boss Angelo (Luca Zingaretti).
Danilo, conoscente di Angelo, usa l’incidente per mandare il figlio a lavorare per lui, così Manolo entra nella banda svolgendo alcuni lavoretti. Mirko, invidioso della fortuna dell’amico, insiste perché anche lui entri nel clan. Legati da questa amicizia profonda, i due iniziano a riscuotere successo compiendo omicidi, distribuendo droga e controllando il giro della prostituzione. Nonostante il rapporto di Mirko con la madre si incrini proprio dopo aver scoperto il losco lavoro del figlio, i due amici sono convinti che quella sia la strada giusta per poter vivere serenamente.
Un giorno, Angelo spedisce i ragazzi a Rieti per uccidere un ex pugile. Ormai abituati, partono senza troppo timore sicuri di portare a termine il lavoro in breve tempo. Tuttavia, una volta entrati nel covo dell’uomo, succede qualcosa di talmente inaspettato che cambierà per sempre la vita di Manolo e Mirko.
Mirko e Manolo, due Pinocchi che non hanno fatto ancora i conti con la realtà
Il classico di Carlo Collodi, le sante parole del Grillo e il diffidare sempre dalle cattive compagnie, sembra essere un po’ il filo conduttore degli avvenimenti descritti ne La terra dell’abbastanza. Possiamo dire che, partendo proprio da Pinocchio, il cinema italiano è stato consapevole di quelle minoranze spesso lasciate ai margini della società. Come nelle avventure del burattino di legno, anche nel film dei Fratelli D’Innocenzo, gli eroi sono in balia degli eventi. Percorrere la strada giusta è complicato e non sempre ci si riesce.
I due protagonisti, che vivono in un ambiente e in una condizione sociale che non li aiuta, pensano di seguire la strada della criminalità perché più semplice della scuola e del duro lavoro. Anche loro non fanno sempre i conti con le realtà che li circonda. Restano burattini violenti ma ingenui fino a quando entrambi non si rendono conto dello sbaglio che hanno fatto. La terra dell’abbastanza descrive una vita tragica, violenta, sanguinaria ma pur sempre tenendo presente l’ingenuità dei giovani Mirko e Manolo.
Come accade in Pinocchio, i personaggi che gli girano attorno sono subdoli e spietati individui votati al denaro. Quelli più positivi spesso non sono neanche contemplati e i D’Innocenzo lasciano che siano i due ragazzi a risolvere da soli la situazione, anche a costo della loro stessa vita. Spesso sono gli adulti, molto più spesso i genitori, il male che induce gli adolescenti a comportamenti per i quali poi saranno loro a pagare.
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