Di film girati in un albergo o in motel spaventosi, e non rassicuranti il cinema ne è pieno. L’hotel e il suo spazio interno ed esterno, le sue stanze e ogni angolo della sua struttura sono spesso i protagonisti e le scenografie di opere cinematografiche. Che si tratti di un horror o di un dramma, l’albergo ha sempre quel qualcosa di estremamente affascinante. Un luogo che bene si presta alle storie che il cinema propone.
Ecco alcuni di quei film, dieci per l’esattezza, girati in un albergo e dove quest’ultimo assume vari ruoli e significati. In alcuni casi è solo luogo, in altri solo un pretesto e in altri ancora il vero protagonista. L’albergo, sebbene sia un luogo usato e riusato nelle trame dei film, non sembra assolutamente perdere di valore, e continua ad esserne un ambiente affascinante e soprattutto utile dove poter muovere i personaggi.
#1 Psycho (1960)
Capolavoro di Alfred Hitchcock che, dopo il successo di North by Northwest (1959), si credeva fosse ormai arrivato alla pensione. Invece, il vecchio Hitch, scopre il romanzo di Robert Block, viene a conoscenza delle efferatezze del serial killer Ed Gein, e gira un horror intramontabile con Janet Leigh e Anthony Perkins.
Dopo essere scappata con i soldi, Marion Crane cerca di raggiungere il suo amante ma viene sorpresa dalla pioggia lungo il tragitto. Per sua fortuna trova il Bates Motel sulla vecchia strada, gestito dal gentile Norman e dalla madre autoritaria.
Epica la scena della doccia e il finale è una sorpresa traumatizzante che spaventa ancora oggi. Hitchcock usa delle cose di tutti i giorni, come un bagno di un motel, per terrorizzare per generazioni il pubblico. Il motel, la cui architettura più moderna cozza con quella barocca della casa, e il suo isolamento dalla città, rabbrividisce e spaventa ancora oggi.
#2 Shining (1980)
Film che Stephen King non ama in maniera particolare, ma che gran parte del pubblico adora ancor più del romanzo omonimo. Stanley Kubrick, dopo 2001, Arancia Meccanica e Barry Lyndon, si getta sul genere horror e l’enorme Overlook Hotel, ubicato sulle Rocky Mountain, diventa il posto adatto dove la pazzia del protagonista trova terreno fertile.
Jack Torrance trova lavoro come custode nell’Overlook Hotel e va a viverci assieme alla moglie Wendy e al figlioletto Danny. Dopo poco tempo, il maestoso albergo comincia a manifestare tutta la sua aurea malvagia.
Grazie alle interpretazioni di Jack Nicholson e Shelley Duvall, si raggiunge in fretta uno stato di ansia e paura fuori dal comune. Il merito, tuttavia, è da attribuirsi anche alla ricostruzione dell’albergo. Un labirinto fatto di lunghi corridoi, enormi saloni e stanze proibite che si animano con la follia galoppante dei protagonisti.
#3 Il portiere di notte (1974)
Il portiere di un tranquillo albergo di Vienna, Maximilian Aldorfer (Dirk Bogarde), nasconde per anni la sua vera identità. Egli è infatti un ex nazista scampato ai processi che si è rifatto una vita. Come lui, anche molti ospiti fissi di quell’hotel. Ma il suo travestimento sta per saltare quando incontra nuovamente Lucia (Charlotte Rampling), un’ebrea che Max aveva conosciuto proprio in un campo di concentramento. Lei vittima e lui carnefice, fra i due era nata, al tempo della guerra, una sorta di complicità. Rivedendosi, quel sentimento sadomasochista si riaccende, ma con tutti i pericoli che può portare.
Opera maestra di Liliana Cavani che riprende il tema della memoria e della Shoah e ne fa un dramma erotico misto a thriller storico. Parte della pellicola ruota attorno all’albergo, covo di ex nazisti che vivono ormai nascosti cercando di essere dimenticati. Eppure ancora qualcosa contano, almeno all’interno dell’hotel. Faranno di tutto pur di fermare Max e la ragazza.
#4 Four Rooms (1996)
Da un’idea di Quentin Tarantino che, dopo il successo di Pulp Fiction, assieme ad altri registi gira questo film a episodi. Quattro episodi in quattro stanze d’albergo, che ruotano attorno alla figura dello svogliato fattorino Ted (Tim Roth).
Suite luna di miele diretto da Allison Anders, Stanza 404 di Alexandre Rockwell, Stanza 309 diretto da Robert Rodriguez e infine l’episodio intitolato Attico, diretto da Tarantino.
#5 The Big Kahuna (1999)
Con Danny DeVito, Kevin Spacey e Peter Facinelli, il film di John Swanbeck è interamente girato in una stanza di un grande albergo. Il luogo prestabilito serve ai tre protagonisti, venditori di lubrificanti, di accaparrarsi più clienti possibile e battere la concorrenza. In particolar modo, tutti e tre sono alla ricerca del “Big Kahuna”, il grosso pesce che deve abboccare. Colui che cambierà per sempre la loro vita.
La sera prima del grande giorno, i tre uomini, che si ritrovano a condividere la stessa camera, si lasciano andare a riflessioni e pensieri più grandi di loro, arrivando anche a pensare un modo per uscire da quel mondo ormai troppo piccolo e stantio. Il più agguerrito è Larry (Spacey), che vuole assolutamente farcela stavolta. Alla fine anche lui si renderà conto di non essere più all’altezza, lasciando il posto al più giovane dei tre: Bob (Facinelli).
#6 Lost in translation (2003)
Forse il film più popolare di Sofia Coppola, assieme a Il giardino delle vergini suicide e Marie Antoinette. Con Scarlett Johansson e Bill Murray, questo film ruota attorno alla storia d’amore e d’amicizia fra la giovane Charlotte e l’anziano e ormai stanco attore Bob.
Si ritrovano per caso a soggiornare nello stesso albergo di Tokio, e in quella città così disorientante, tanto asiatica quanto influenzata dalla cultura occidentale (specialmente quella americana), Bob e Charlotte perdono se stessi per poi cercare di ricomporre i pezzi.
Girato in gran parte al Park Hyatt Tokio, luogo prescelto dalla regista che lo ha definito come uno dei suoi luoghi preferiti. Nel caos della grande città, il lussuoso albergo è stranamente tranquillo al suo interno e i suoi due personaggi ci sguazzano meravigliosamente.
#7 1408 (2007)
Tratto dal romanzo di Stephen King che torna a raccontare una storia dell’orrore all’interno di un albergo. In questo caso, forte è il collegamento con Shining e la camera 237. Il racconto di King, che fa parte della raccolta Tutto è fatidico, torna a parlare di una stanza maledetta, proibita, dove nessuno dovrebbe mai entrare.
Lo scrittore fallito Mike Enslin (John Cusack), dopo aver perso sua figlia, cade in depressione. Lascia il lavoro e diventa uno bravo nel mascherare finti casi di sovrannaturale e di case stregate. Perciò viene incuriosito dal nuovo caso: indagare sul mistero della camera 1408 di un Hotel di New York. Entrato in quella camera, che a quanto si dice è maledetta, la sua vita cambia totalmente.
Come avvenne anche nell’Overlook Hotel, lo spettatore perde un po’ la concezione del tempo e della realtà. Anche il film di Mikael Håfström diventa un horror psicologico che mette a dura prova protagonista e pubblico. Come il grande albergo delle montagne rocciose, anche la 1408 può essere vista come un’entità che vive di vita propria o anche una copia distorta della mente umana.
#8 Hotel Transylvania (2012)
Film d’animazione diretto da Dženndi Tartakovskij che riprende la figura ormai mitica del conte Dracula. Quest’ultimo, dopo la scomparsa di sua moglie Martha, decide di costruire un albergo che possa ospitare tutti i mostri della terra.
Per una volta sono delle creature non del tutto umane a cercare rifugio e quiete dal mondo degli uomini. Dracula li accontenta e il risultato è un cartone animato davvero divertente che ha avuto ben due seguiti e il quarto film di questa fortuna serie è ancora un’idea che potrebbe diventare realtà.
#9 The Grand Budapest Hotel (2013)
Forse il capolavoro, fino ad ora, di Wes Anderson. Con la sua inequivocabile regia, il regista americano prende come spunto per il suo film i racconti di Stefan Zweig e molto altro dalla letteratura e dalla cultura europea in generale. Collocando la storia del concierge Monsieur Gustave H e del suo fidato fattorino Zero negli anni ’30 del Novecento, fa ruotare il tutto attorno alla meravigliosa struttura alberghiera del Grand Budapest Hotel.
Quattro premi Oscar, di cui uno alla costumista italiana Milena Canonero, vincitore del Golden Globe e del Gran Premio della giuria al Festival di Berlino, The Grand Budapest Hotel è una commedia drammatica intrisa di pacifismo. In una cornice anti bellica e antimilitarista, Anderson divide l’umanità in due parti contrapposte. I dipendenti del rinomato hotel, ovvero gli esseri umani buoni, e gli individui al di fuori di esso, ossia gente spietata dedita al soldo e alla violenza.
La raffinatezza del Grand Budapest e di Monsieur Gustave rappresentano le ultime forme di bella umanità rimasta, condannate ad invecchiare in fretta, arrivando ad essere solo mere attrazioni decadenti. Cast molto vasto e degno di nota nel quale bisogna sottolineare le interpretazioni di Ralph Fiennes e Tony Revolori.
#10 Youth – La giovinezza (2015)
Film esistenzialista di Paolo Sorrentino che dopo La Grande Bellezza, fa un’altro ottimo lavoro soffermandosi stavolta sulla vecchiaia. Per questo i protagonisti del film sono Michael Cane e Harvey Keitel, due amici di lunga data che passano una vacanza in un confortevole albergo della Svizzera.
Uno è un importante compositore e direttore d’orchestra che ha perso il gusto per la vita e il lavoro, l’altro è un importante regista che ha finito le risorse artistiche ma che vuole a tutti i costi restare a galla. Depressione e anzianità sono due parole importanti ma non sono di certo le uniche parole chiavi dell’opera di Sorrentino. All’interno dell’Hotel il regista descrive il mondo e una massa informe di esseri umani che hanno perso qualcosa lunga la strada della loro esistenza.
#11 The Lobster (2015)
Debutto del regista greco Yorgos Lanthimos in un film di lingua inglese. Film, questo, che precede gli acclamati Il sacrificio del cervo sacro e La Favorita.
In un futuro non ben specificato, i single sono costretti a passare un periodo di tempo in un albergo allo scadere del quale devono aver trovato una persona con la quale stare insieme. Se non lo fanno, come è scritto sul contratto, sono trasformate in un animale a loro scelta. David (Colin Farrell), arrivato all’hotel, sul contratto specifica di voler essere trasformato in un’aragosta.
Opera grottesca, drammatica, sentimentale e fantascientifica che lancia Lanthimos nell’olimpo dei registi visionari.
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