Il Postino – L’ultimo atto d’amore di Massimo Troisi

Morto Troisi. Viva Troisi. Il comico napoletano, scomparso nel 1994, è un pezzo di cinema, d’arte e di cultura che a noi manca in maniera incommensurabile. Scomparso a soli 41 anni a causa di un arresto cardiaco, è riuscito a regalare al pubblico l’ultima sua grande interpretazione nel film Il Postino.

Dopo essere entrato saldamente nel mondo della comicità grazie al trio comico La Smorfia, assieme a Lello Arena ed Enzo De Caro, dal 1981 fino al 1994 recita in dodici pellicole, delle quali sei furono dirette da lui. Sufficienti per farlo passare alla storia come un geniale e insuperabile artista, i cui modi di dire e di fare hanno influenzato la nostra maniera di pensare e vivere.

Il Postino, diretto da Michael Radford e sceneggiato assieme a Furio Scarpelli e lo stesso Troisi, è una di quelle opere cinematografiche in cui la presenza dell’attore napoletano rappresenta una forza importante. L’ultima pellicola in cui Troisi recitò, ben sapendo che non gli sarebbe restato molto da vivere. Malato di cuore e reduce da un intervento, durante il quale fu colto da un infarto, Troisi decise lo stesso di recitare in questo film accanto a Philippe Noiret e ad altri interpreti di rilievo.

Il Postino rappresenta l’ultimo meraviglioso atto d’amore di un attore verso il suo pubblico e verso lo stesso cinema.

La trama de Il Postino“La poesia non è di chi la scrive, ma di chi… gli serve”

Il Postino è l'ultimo vero saluto di Massimo Troisi al suo amato pubblico e al cinema. Diretto nel 1994 da Michael Radford, con Philippe Noiret.
Troisi e Noiret in una scena del film

Ispirato al romanzo Il postino di Neruda, di Antonio Skármeta, il film di Radford fantastica sull’esilio in Italia del poeta cileno avvenuto nel 1952. Fantastica per modo di dire perché Neruda fu veramente inviato in un’isola italiana del mediterraneo. L’isola in questione era Capri, ma il film cambia un po’ la realtà, spostando l’accaduto in un luogo più selvaggio, sperduto, dove la vita dell’essere umano è sempre messa a dura prova.

Nell’isola dove Pablo Neruda arriva per scontare il suo esilio dopo l’abbandono del Cile, il pigro e scanzonato Mario Ruoppolo, per non seguire le orme di suo padre e diventare pescatore come quasi tutti gli uomini dell’isola, decide di accettare il lavoro di postino. Il suo compito è semplice: portare la posta solo ed esclusivamente al poeta. La paga non è un granché, ma l’uomo accetta senza esitazioni.

Dopo i primi giorni, durante i quali Neruda non sembra affatto interessato a entrare in contatto con gli abitanti del posto, Mario e il poeta iniziano ad avvicinarsi. Il postino infatti comincia a nutrire interesse non solo verso gli ideali comunisti, ma anche verso la poesia. Grazie a Neruda, grazie ai suoi insegnamenti e alle sue opere, Mario riuscirà a pensare diversamente e a conquistare il cuore della bella Beatrice Russo, nipote di donna Rosa la locandiera.

Un film all’apparenza leggero, ricco di alcuni spunti comici, che contiene un amaro contesto storico. Inoltre, drammatico è il suo finale. Un finale che racchiude un po’ il dramma e la delusione politica e sociale di un Italia che cerca di cambiare. Lo stesso dramma che vent’anni più tardi vivrà il Cile con il golpe di Pinochet e l’assassinio di Salvador Allende.

Oscar alla migliore colonna sonora, composta e diretta da Luis Enriquez Bacalov, Il Postino è il testamento di Massimo Troisi che non riuscì a vederlo finito. Quel finale tragico rasenta molto la realtà.

Per quanto riguarda la scelta degli attori bisogna ammettere che Noiret, nei panni di un Neruda esiliato, è davvero convincente. Forse uno dei suoi ruoli più belli. Fra gli altri attori compaiono Maria Grazia Cucinotta, Renato Scarpa, Mario Rigillo, Linda Moretti e Anna Bonaiuto. In un piccolissimo ruolo, inoltre, compare anche la nota scrittrice Elsa Morante.

Tuttavia, sebbene ottimi, sono tutti interpreti messi in secondi piano. Il Postino si regge soprattutto grazie a Troisi, il cui aspetto fisico, minato dalla malattia e ben visibile, rende comunque il tutto ancor più veritiero. Attraverso il suo volto stanco e scavato da al suo personaggio uno spessore maggiore. Troisi/Ruoppolo rappresentano contemporaneamente due realtà. Quella della finzione, in cui il protagonista è un uomo cresciuto durante la guerra e maturato nel dopoguerra. Quindi nel momento della ricostruzione e della povertà. Anche lui è un uomo che, in un certo senso, vive nella miseria.

Il Postino è l'ultimo vero saluto di Massimo Troisi al suo amato pubblico e al cinema. Diretto nel 1994 da Michael Radford, con Philippe Noiret.
I due protagonisti durante le riprese

Successivamente, c’è la realtà dopo la finzione. Quella realtà in cui Troisi non è più solo un personaggio, e il suo malessere fisico peggiora ogni giorno sempre di più.

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