Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica ottenuto da La grande Guerra, a distanza di un anno Alberto Sordi indossa nuovamente la divisa da soldato, per interpretare il sottotenente Alberto Innocenzi in Tutti a casa, autentico capolavoro del cinema italiano diretto da Luigi Comencini.
La suddetta opera è ambientata durante la seconda guerra mondiale e racconta il celebre armistizio avvenuto l’8 settembre 1943 per mano del maresciallo Pietro Badoglio. Il regista di Pane, amore e fantasia e Lo scopone scientifico, assieme ad Age & Scarpelli e Marcello Fondato, mostra allo spettatore che quella data non sancì la pace. Questo perché gli alleati tedeschi erano diventati nostri nemici e il Re e Badoglio erano fuggiti lasciando l’esercito italiano allo sbando. Alberto e altri soldati, ormai amici fraterni, intraprenderanno il viaggio per tornare a casa ma non tutto andrà come previsto.
Tutti a casa si può definire come una Commedia all’italiana a tinte neorealiste che poggia sulle spalle di un immenso Alberto Sordi. Quest’ultimo, con consumato talento, incarna un uomo alienato dal conflitto bellico che impartisce ordini quasi per inerzia. Pertinente a tal proposito risulta essere il seguente aforisma del celebre politico statunitense Martin Luther King: “L’alienazione è una forma di morte in vita. È l’acido della disperazione che dissolve la società”. Quando ad Alberto Innocenzi gli comunicano che la guerra è finita, egli, come se nulla fosse, continuerà a considerarsi un sottotenente fino a che lui e il suo reggimento si sentiranno finalmente liberi di togliersi la divisa e di tornare ad essere uomini.
Durante la strada del ritorno assisteremo all’efferatezza dei soldati tedeschi e alla grave condizione di indigenza in cui si trovava allora il Bel paese. La nostra penisola infatti era totalmente in preda all’anarchia. Citando il Joker di Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro, se si stravolge l’ordine prestabilito tutto diventa improvvisamente caos. Da menzionare inoltre uno straordinario Eduardo De Filippo nei panni del padre di Alberto. Il compianto drammaturgo napoletano interpreta un uomo senza arte né parte. Pur di far fronte ai suoi bisogni economici vorrebbe far arruolare il figlio nell’esercito della neonata Repubblica Sociale senza il consenso di quest’ultimo.
Uscito nelle sale italiane nel 1960 Tutti a casa si aggiudicò l’ambito premio della giuria al Festival di Mosca e ottenne due David di Donatello, assegnati rispettivamente ad Alberto Sordi (Miglior attore protagonista) e a Dino De Laurentiis (Miglior produttore). La pellicola in questione sbancò i botteghini arrivando ad un incasso complessivo di £1.171.000.000. Nel corso degli anni Tutti a casa fu inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare”. I ruoli di Alberto Sordi ed Eduardo De Filippo erano pensati in origine per Vittorio Gassman e Totò. Per quanto riguarda le ambientazioni Comencini girò il film prevalentemente nella pianura veneta, a Livorno e a Pisa.
In definitiva consiglio spassionatamente la visione di questo gioiellino tutto italiano che ha il grande merito di ricordarci che Non si può stare sempre a guardare!.
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