“Napule è mille culure. Napule è mille paure”. Quando Pino Daniele scrisse questa celebre canzone nel 1977, avrà sicuramente fatto riferimento al classico di Vittorio De Sica, L’oro di Napoli, del 1954. Opera maestra nella filmografia del grande regista ciociaro, naturalizzato partenopeo. De Sica infatti ha fatto di Napoli la sua musa ispiratrice e dopo il Neorealismo di Roma con Ladri di biciclette e di Milano con Miracolo a Milano, anche il capoluogo campano inizia a prendere piede nel suo lungo e indimenticabile percorso artistico.
Napoli è tante cose. Napoli è un mondo a parte: un regno tanto simile quanto lontano e diverso dal resto d’Italia. Visitare Napoli e viverla vuol dire vivere in un miscuglio di volti e particolarità contrastanti fra loro ma che, se messe insieme, vanno a formare il variegato volto di questa città. L’oro di Napoli racconta, con 6 episodi straordinari, una metropoli ineguagliabile e quello che ci sta dentro. In una sorta di autopsia a cielo aperto, De Sica tira fuori le interiora di Napoli fino a raggiungere il cuore.
Per fare questo il regista fa affidamento a celebrità, attori e caratteristi del teatro e del cinema, raccattando per la strada anche individui più puri, semplici e davvero genuini.
L’oro di Napoli – Il guappo
Il primo episodio de L’oro di Napoli non poteva che aprirsi con il Principe della risata: Antonio De Curtis, noto a tutti semplicemente come Totò. Di mestiere “Pazzariello“, ovvero un artista, molto comune a Napoli sin dal 1700, Saverio Petrillo vive nel Rione Sanità con la moglie, tre figli e con Don Carmine Javarone, boss del quartiere. Dopo avergli offerto aiuto dieci anni prima, quando era morta la consorte, Don Carmine ha trovato giusto stabilirsi saldamente in casa Petrillo e per il povero Saverio è subito diventato un inferno. Tutti i membri della famiglia, infatti, sono alle dipendenze di Javarone che comanda e ordina a suo piacimento. Alla vigilia di Natale, Don Carmine viene colto da un infarto e Saverio ne approfitta per cacciarlo di casa ristabilendo il comando della casa. Per sua sfortuna quello che si pensava essere un attacco di cuore, era solo una semplice indigestione, e Don Carmine tornerà dall’amico per avvisarlo che, prima o poi, avrà la sua vendetta.
Pizza a credito
Secondo episodio con Sophia Loren, Giacomo Furia e Paolo Stoppa. Sofia e Rosario sono due coniugi che ogni mattina, nel basso dove abitano, scansano il letto e allestiscono la cucina per cucinare la famigerata pizza fritta. I clienti del Rione Materdei vanno là non solo per mangiare, ma soprattutto per ammirare la bella e formosa pizzaiola. Un giorno, dopo essere tornata dalla casa del suo amante, si mette subito al lavoro ma il marito si accorge che al dito non ha più l’anello che le aveva regalato. Non potendo dirgli dove lo ha lasciato, finge di averlo perduto nella pasta della pizza. Rosario, perciò, si mette a seguire ogni cliente di quella mattinata per sapere se hanno trovato il prezioso gioiello.
Il funeralino
Terzo episodio de L’oro di Napoli. Il più breve ma sicuramente il più triste. Eppure anche il funerale di un bambino mostra dei rituali e delle caratteristiche che, almeno all’epoca, erano usati nel capoluogo campano. Una madre segue il carro funebre che trasporta la bara del suo bambino. In questo triste e malinconico capitolo De Sica fa una panoramica impressionante dei quartieri fino ad arrivare al lungo mare, dove un gruppo di bambini vede passare questa strana sfilata.
I giocatori
Indelebile episodio con Vittorio De Sica alle prese con una partita a scopa all’ultimo sangue. Noto giocatore incallito, De Sica ci mette del suo e scherza sulla sua ludopatia, interpretando magistralmente questa divertente tranche del film. Il conte Prospero, non potendo giocare più a soldi e in nessun circolo della città secondo il volere della ricca e severa moglie, è costretto ad andare a giocare in casa del portiere del palazzo. Il suo sfidante è il piccolo Gennarino. Quest’ultimo, imbattibile a scopa, finisce ogni volta col beccarsi gli insulti del conte che, non potendo accettare di essere battuto da un bambino, se ne va e se ne torna adirato nel suo appartamento.
Teresa
Dopo una vita passata a fare la prostituta a Roma, Teresa viene convinta da un bello e ricco sconosciuto napoletano a sposarla. Solo dopo il matrimonio la donna viene a conoscenza del suicidio della prima moglie. Sposando Teresa, l’uomo vorrebbe scontare la sua pena, per non essere riuscito ad aiutare l’amata moglie. In un primo momento Teresa fugge da quella casa. Tuttavia, pensando alla vita che l’attende se tornasse a Roma, decide di restare. Cupo e drammatico episodio con una favolosa Silvana Mangano nella parte di un’ex prostituta.
L’oro di Napoli – Il professore
E arriviamo al capitolo conclusivo: quello de Il professore. Come recita la didascalia a inizio episodio, “Don Ersilio Miccio vende saggezza”. Tutti gli abitanti del Rione infatti vanno da lui per consiglio e per aiuto e lui, per pochi soldi o qualcosa da mangiare, li aiuta ben volentieri. Ultimo e straordinario episodio con Eduardo De Filippo, al quale ruolo migliore non poteva capitare. Fulcro di quest’ultima parte, è la vendetta dei paesani contro il Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari, il quale, dovendo passare con la sua fuori serie, obbliga il vicinato a chiudersi in casa e a non intralciare la strada. La trovata di Don Ersilio è semplice ma terribile allo stesso tempo: o’pernacchio. Con un semplice e apparentemente innocuo pernacchio si distrugge il morale di un uomo. Con un pernacchio ben fatto si può fare una rivoluzione. Nell’episodio, assieme a Eduardo, appare anche Tina Pica, collega e grande amica di De Sica.
Questo è L’oro di Napoli. Un capolavoro senza tempo come spesso accade con le opere di Vittorio De Sica. Questo film in particolare tratteggia in maniera precisa e anche caricaturale, le meraviglie e i difetti di Napoli. Si può dire che è un grande affresco apprezzato non solo in Italia ma anche fuori, e anche da grandi artisti come il regista Wes Anderson, che lo considera un vero capolavoro da non perdere assolutamente.
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