Era dai tempi di Baarìa (2009) che un film italiano non apriva la prestigiosa Mostra del cinema di Venezia. Ci voleva Daniele Luchetti con il suo ultimo film Lacci, per permettere al nostro cinema di ricevere nuovamente tale privilegio. Il regista di Mio fratello è figlio unico e La nostra vita, catapulta lo spettatore in una storia d’amore apparentemente banale che in realtà cela più di quanto possa sembrare.
I due protagonisti Aldo (Luigi Lo Cascio) e Wanda (Alba Rohrwacher) sono una normalissima coppia borghese degli anni ’80 con due bambini. La routine familiare verrà sconvolta a causa dell’infatuazione di Aldo per l’avvenente Lidia (Linda Caridi), la quale indurrà l’uomo a lasciare la famiglia per andare a vivere con lei a Roma.
Tratto dall’omonimo romanzo del 2014 scritto da Domenico Starnone, Lacci scardina un certo tipo di modello familiare mostrando allo spettatore che è inutile restare insieme quando non ci si ama più.
Come asseriva un’intensa Anna Foglietta in Perfetti sconosciuti: “Bisogna imparare a lasciarsi nella vita!”. I protagonisti dell’ultima fatica di Luchetti restano invece stancamente ancorati a dei sentimenti che non esistono più. Sono assoggettati ad un’idea arcaica di famiglia che impedisce loro di sciogliere quei nodi che li porterebbero a ricominciare a vivere un’esistenza serena e gratificante.
Lo Cascio, in grande spolvero dopo il David ottenuto grazie a Il traditore, è straordinario nel calarsi nei panni di questo Speaker di successo che parla di sentimenti agli ascoltatori senza riuscire a comprendere i suoi. La Rohrwacher dal canto suo se la cava come al solito egregiamente nell’incarnare una donna borderline che non riesce ad accettare che il marito ami un’altra donna. Pertinente a tal proposito risulta essere il seguente aforisma del celebre scrittore Giacomo Mazzariol: “Nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bisogna prendere come vengono. È talmente più grande di noi la vita. È complessa ed è misteriosa“.
Il cast è completato da attori di lusso come Silvio Orlando, Laura Morante, Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno. I primi due, dopo essere stati per Paolo Virzì una giovane coppia di innamorati nel fortunato Ferie d’agosto, questa volta interpretano due vecchi coniugi alle prese con i rimpianti e con animati alterchi mentre Giannini e la Mezzogiorno danno vita ai due figli ormai cresciuti di Aldo e Wanda. Orlando da sfoggio a tutto il suo innegabile talento creando un personaggio molto sfaccettato che alterna momenti di irresistibile ironia ad altri di incontenibile rabbia.
La Morante invece da vita ad una donna insoddisfatta e nevrotica che presenta numerosi conflitti interiori. Infine Giannini e la Mezzogiorno simboleggiano il fallimento di un matrimonio infelice. Entrambi infatti conducono esistenze grigie e instabili che non gli permettono di essere felici. Questo accade perché i due non sono stati educati all’amore e di conseguenza non riusciranno mai ad apprezzare fino in fondo la vita.
D’altronde come ha asserito Hermann Hesse: “La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è il desiderio divenuto saggezza. L’amore non vuole possedere, vuole soltanto amare.”
Consiglio dunque spassionatamente di andare al cinema dal 1 ottobre a vedere Lacci, il nuovo lungometraggio di Daniele Luchetti. Quest’ultimo, coadiuvato in fase di sceneggiatura da Francesco Piccolo e dallo stesso Starnone, realizza un meraviglioso dramedy di polanskiana memoria che sfocia finanche nel genere thriller. Il regista romano vi mostrerà che scandagliando il vostro animo troverete tutti quanti dei lacci da sciogliere.
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