La Sirenetta (1989)

La Sirenetta – La prima ribelle tra le principesse Disney

Uscito nelle sale cinematografiche nel 1989, il ventottesimo Classico Disney La Sirenetta, fu senza alcun ombra di dubbio uno dei miglior film d’animazione creati dagli studios statunitensi, tanto da far cominciare per la Walt Disney quel lungo periodo di successi critici e commerciali definito come Rinascimento Disney.

Il film d’animazione, basato sull’omonima fiaba di Hans Christian Andersen, fu prodotto dalla Walt Disney Feature Animation e diretto da Ron Clements e John Musker, con le musiche di Alan Menken.

La trama de La Sirenetta

Figlia del potente Tritone, sovrano degli oceani e re della città sottomarina di Atlantica, Ariel è attratta dal mondo degli umani, per il quale nutre un forte senso di curiosità e mistero. Conquistata da dei fuochi d’artificio provenire da un veliero, la giovane sirena si avvicina all’imbarcazione da dove riesce a vedere, per la prima volta da vicino, un abitante del mondo in superficie. L’umano in questione è il principe Eric, di cui si innamora perdutamente, tanto da salvargli la vita quando il veliero affonda a causa di una tempesta.

Venuto a sapere che sua figlia si è innamorata del principe, Tritone, furioso, distrugge la collezione di Ariel nell’antro sottomarino.
Triste ed disperata per l’accaduto, la giovane sirena si rivolge ad Ursula, la perfida strega del mare, a cui chiede la possibilità di poter incontrare il ragazzo. Esiliata da palazzo per aver cercato di spodestare Tritone, di cui desidera ardentemente il tridente, la grossa cecaleia, un essere per metà polpo e metà donna, propone alla sirena di trasformarla in essere umano in cambio della sua voce.

Se la giovane riuscirà ad ottenere, dal principe, il bacio del vero amore entro il terzo giorno dalla sua trasformazione, Ariel rimarrà umana per sempre. In caso contrario, la sirenetta apparterrà alla strega. La giovane accetta e, salita in superficie, riesce a fare conoscenza del principe e ad entrare a palazzo. In una romantica gita in barca, Ariel sta per ricevere il fatidico bacio ma, per colpa delle murene Flotsam e Jetsam, aiutanti della strega, la barca si rovescia e i due cadono in acqua.

Preoccupata dall’accaduto, Ursula, decide di salire anch’essa in superficie, trasformandosi nella bella Vanessa, con lo scopo di tenere il principe lontano dalla giovane ed evitare il bacio. Scoperto il piano, Ariel, aiutata dal gabbiano Scuttle, il granchio Sebastian e il pesciolino Flounder, riesce a rompere la conchiglia di Ursula in cui era contenuta la sua voce e a spezzare il sortilegio in cui era intrappolato il ragazzo. Ma è troppo tardi: il sole del terzo giorno è già calato e Ursula trascina con se Ariel nell’oceano.

Re Tritone, per salvare la figlia, cede alla strega e le consegna il tridente magico. Solo grazie all’intervento del principe, Ursula verrà sconfitta e Ariel liberata. Il re, avendo compreso il forte sentimento d’amore che la figlia prova per Eric, decide di ritrasformarla in essere umano e concedere ad Ariel di vivere sulla terra ferma.

L’analisi del film

Come è stato accennato nell’introduzione, al film è stato dato il merito di aver risollevato l’immagine degli studios statunitensi, aprendo loro una lunga e prospera fase di successi al botteghino. Anche se, ad onor del vero, una timida ripresa era stata già avviata con i due classici precedenti e con altri film prodotti da Disney come il celeberrimo Chi ha incastrato Roger Rabbit del 1988.

Possiamo considerare questo capolavoro dell’animazione importante sotto molti punti di vista. Primo fra tutti il ripristino del formato di film musicale come standard per i classici dato che, con il passare del tempo, il ruolo della musica all’interno dei lungometraggi animati Disney aveva subito un processo di de-enfatizzazione che aveva trovato il suo culmine nei primi anni 80.

Una prova generale venne fatta con Oliver and Company e, visto l’ottimo successo riscontrato dal film, si decise di riproporre la formula del cartone-musical anche per La Sirenetta. La scelta di ridare centralità alla musica, unita al talento del compositore Alan Menken, ideatore, tra l’altro, delle successive collone sonore di La Bella e la Bestia, Aladdin o Hercules (solo per citarne alcuni), fu una scelta vincente, dimostrata dal fatto che il film vinse ben due Premi Oscar: uno per la Miglior Canzone (In fondo al mar) e l’altro per la Miglior Colonna Sonora.

Altro elemento importante è stato l’ideazione dei personaggi, sia sotto il profilo artistico che della loro caratterizzazione. E’ ormai noto dai fan più accaniti che il caracter design della perfida Ursula venne ispirato dalla famosa drag queen dell’epoca Divine, ma in pochi sanno che in principio, quella che sarà poi una creatura mezza donna e mezzo polpo, venne inizialmente concepita come una grassa sirena. Il fatto che nella fiaba di Handersen non si accennava alla descrizione della strega, ha permesso ai disegnatori di sbizzarrirsi e ideare uno dei cattivi più iconici del mondo animato.

Ma ancor più degno di nota è la caratterizzazione del personaggio di Ariel, da considerare, a mio parere, la prima vera ribelle fra le principesse Disney o meglio, la prima protagonista donna ad essersi emancipata dalla figura maschile. E’ vero, nel finale è Eric a salvarla ma, a differenza delle principesse precedenti, che attendevano immobili che qualcuno venisse a mutare il loro destino, in questo film è Ariel a prendere in mano la sua vita e a scrivere la propria storia: non è il principe ad andare da lei, ma è lei ad andare dal principe, abbandonando la famiglia e mettendo a rischio la propria libertà.

A questo tesoro dell’animazione, va quindi riconosciuto il merito di aver avviato quel lungo, ma doveroso processo, di emancipazione della donna all’interno del universo Disney capace di ispirare le generazioni a venire e far vedere che le donne non sono seconde a nessuno.

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