Acta General de Chile è un documentario girato da Miguel Littìn nel 1985. Oltre al suo contenuto di grande impatto e importanza documentaria, la pellicola è rilevante perché è stata girata totalmente clandestinamente.

Miguel Littìn, infatti, ha iniziato la sua carriera come regista durante il mandato presidenziale di Salvador Allende, usando i suoi film per sostenere l’operato e la politica socialista del presidente. Come molti dei seguaci di Allende, Littìn è stato costretto all’esilio dal 1973 al 1990. In questi 17 anni si è instaurata e protratta la dittatura fascista di Pinochet, responsabile del colpo di stato dell’11 settembre del 1973 e della morte di Allende.

Tuttavia, Littìn è riuscito a infiltrarsi clandestinamente in Chile con varie troupe cinematografiche nel 1985. Ha ripreso 32.200 metri di pellicola e, tornato in Spagna, ha raccontato la sua avventura a Gabriel Garcìa Màrquez. Dal resoconto è nato un libro: La aventura de Miguel Littìn clandestino en Chile (leggi anche la recensione del libro sul nostro sito: La aventura de Miguel Littìn clandestino en Chile – L’esperienza di un regista raccontata dalla penna di un grande scrittore).

Libro e documentario si completano a vicenda. Il film si concentra sul tema della dittatura e del colpo di stato. Il libro ha invece come tematiche principali quelle dell’esilio del regista e del suo ritorno clandestino. L’intero progetto vuole dimostrare la fragilità della dittatura militare di Pinochet e la banalità del suo governo del terrore, incomparabile con i valori su cui si basava il Chile di Salvador Allende.

Il documentario è diviso in tre parti: Miguel Littìn clandestino en Chile; Norte de Chile: cuando fui para la pampa e De la frontera al interior de Chile: la llama encendida ed è visibile gratuitamente sul sito del Palazzo della Moneta in versione ridotta a un’ora e cinquantacinque minuti contro le quattro ore e mezza originali.

La pellicola presenta le bellezze del Chile da un punta di visto naturalistico, artistico, architettonico, culturale e antropologico. Inserendo scene e riflessioni sulla dittatura e su quello che ha portato con sé. Le inquadrature mettono in evidenza la vita quotidiana, la povertà, la violenza, il clima di paura e di negazione della dignità umana instaurato da Pinochet.

“non abbiamo più il diritto di camminare per strada senza aver paura che una pallottola vagante ci colpisca”

Le parole e i volti del popolo cileno accompagnano il filmato. Dappertutto la dittatura ha creato povertà e dolore. Anche la voce dello stesso Miguel Littìn segue le immagini, le presenta e le descrive come un narratore esterno molto particolare: un narratore esiliato.

Ma il regista non si concentra solo sul creare atmosfere negative e mostrare un Chile abbattuto. Miguel Littìn omaggia il suo paese, la sua cultura e le sue grandi menti. Bellissime canzoni cilene accompagnano le scene girate nelle piazze sontuose e nei romantici giardini di Santiago. La casa di Pablo Neruda si staglia sulla spiaggia come simbolo di libertà di espressione e passione. Le campane della cattedrale intonano Gracias a la vida di Violeta Parra.

Ma il più grande omaggio, Littìn lo rende a Salvador Allende. L’ultima ora del documentario è infatti dedicata interamente a lui. Attraverso le testimonianze dei suoi collaboratori viene raccontata la sua eroica resistenza e la sua altrettanto eroica fine. Il regista alterna interviste girate da lui stesso a immagini e riprese risalenti all’11 settembre 1973, quando il Palazzo della Moneta viene bombardato dall’esercito golpista, con Allende al suo interno.

Nelle parole degli intervistati si può percepire l’emozione che scaturisce dal ricordo di quel tragico giorno ma anche la fiducia e l’ammirazione profonda per Allende. Ammirazione condivisa anche da Gabriel Garcìa Marquèz e da Fidel Castro che appaiono sulla scena, anche loro intenti a elogiare la figura del presidente.

Acta General de Chile porta in scena anche le riprese dei grandi discorsi che Allende improvvisava davanti a migliaia di persone che si recavano a Santiago per ascoltarlo e sostenerlo. Attraverso le sue parole Littìn vuole ispirare il Chile a ribellarsi alla dittatura e a riconquistare la propria libertà.

Questa pellicola clandestina è il contributo di Miguel Littìn alla riconquista della libertà cilena. La voglia di mostrare al mondo la crudeltà del fascismo di Pinochet è più forte della sua stessa dittatura. Littìn dimostra la facilità con la quale si possono raggirare poliziotti, guardie e coprifuoco. Riprende sé stesso per le strade dalle quali è stato esiliato. La sua dimostrazione di indipendenza e ribellione culmina con le riprese all’interno del Palazzo della Moneta. Con una troupe italiana inviata per girare un servizio sulle bellezze architettoniche del Chile, Littìn riprende il luogo dove tutto è iniziato e tutto è finito. Il luogo in cui è morto Allende e dove dimora il dittatore.

Acta General de Chile manifesta il desiderio di libertà di un paese sotto una dittatura ormai agli sgoccioli. Un desiderio di libertà che ancora oggi si basa sugli ideali di uguaglianza sociale, giustizia e democrazia promossi da Salvador Allende.

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