Abbiamo intervistato gli Earthset, un gruppo post rock bolognese, che nel 2018 ha messo in musica il film muto L’uomo meccanico del 1921, restituendo alla pellicola un nuovo successo. La band è formata da Ezio Romano alla chitarra, Emanuele Orsini alla batteria, Luigi Varanese al basso e Costantino Mazzoccoli alla chitarra. Per saperne di più sul loro progetto leggi la nostra recensione L’uomo meccanico di Andrè Deed – Di nuovo in vita grazie agli Earthset.
Com’è nato il progetto con la cineteca di Bologna?
La collaborazione con la Cineteca di Bologna è arrivata in un secondo momento rispetto a quando ci siamo imbattuti nella pellicola. Il nostro incontro con L’uomo meccanico è avvenuto all’interno del progetto Soundtracks 2018 del Centro Musica di Modena, curato da Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) e Stefano Boni (Museo Nazionale del Cinema di Torino). Nell’ambito di Soundtracks ci è stato assegnato il compito di musicare il film insieme a Luca Maria Baldini, un artista (ed amico) che si muove maggiormente su terreni di sound design-elettronica.
Terminato il corso, essendo tutti molto soddisfatti del lavoro, abbiamo pensato di non lasciare che quest’esperienza rimanesse confinata a mero episodio della nostra formazione e ci siamo mossi per riproporre lo spettacolo dal vivo. Ovviamente il primo passo per poter realizzare quest’idea era trovare un accordo con la Cineteca di Bologna che, in quanto autrice del restauro, detiene i diritti di riproduzione sulla versione restaurata del film. La Cineteca ha accolto con favore la nostra iniziativa e si è resa nostro partner per il progetto. A quel punto abbiamo iniziato a fissare le prime date, dapprima insieme a Luca e poi, per ragioni logistiche, anche autonomamente. Il tour 2019 ci ha visto molto impegnati, al di là delle nostre iniziali aspettative.
E’ la prima volta che gli Earthset si occupano di mettere in musica un film muto?
Si, Soundtracks 2018 è stato il nostro primo approccio a questo settore nel quale, tuttavia, ci siamo trovati subito a nostro agio. Musicalmente abbiamo sempre avuto un tipo di scrittura che a noi piace definire impressionista, un approccio visivo alla costruzione dell’armonia che ci è tornato molto utile. Peraltro una certa fascinazione verso il cinema c’è sempre stata. In particolare Ezio (voce-chitarra) aveva assistito da ragazzo ad un cine-concerto e ne era rimasto molto colpito. In diverse occasioni, anche nel progettare i videoclip per gli Earthset, aveva proposto di utilizzare un’estetica che riproducesse alcune atmosfere del cinema degli albori e ci aveva manifestato già che gli sarebbe piaciuto musicare un film muto. C’è anche da dire che Emanuele, il nostro batterista, parallelamente al lavoro con la band, ha una società che si occupa di colonne sonore e sound design, la OL Music, per cui aveva, ed ha, una certa esperienza che ha potuto mettere a disposizione di tutti in questo progetto.
Qual è il vostro background musicale e cinematografico?
Siamo quattro persone con ascolti molto variegati per cui ogni volta questa domanda ci mette in difficoltà. Tralasciando gli interminabili elenchi, per riassumere potremmo dire che al di là del retroterra musicale individuale, il terreno comune d’incontro è genericamente il rock. Il che vuol dire tutto e vuol dire niente, ma significa anzitutto che la musica per noi è qualcosa di fisico e suonato. Peraltro su questo lavoro in particolare abbiamo avuto modo e voglia di confrontarci anche con la musica concreta e la classica contemporanea, per trovare soluzioni armoniche e timbriche diverse dal solito. È stato un percorso di approfondimento e ricerca che ci ha fatto crescere e ci ha lasciato molto. Per quel che riguarda il cinema, siamo tutti degli amanti della settima arte, ma anche qui i gusti sono molto vari e fare una lista sarebbe davvero complicato.
Come sono nate le tracce musicali che accompagnano la pellicola?
Il lavoro sulla soundtrack per L’uomo meccanico è stato articolato in più fasi. Preziosi sono stati i consigli dei tutor durante Soundtracks, in primis quelli di Nicola Manzan e Tiziano Bianchi. In particolare ci è stato suggerito di pensare alla colonna sonora non solo come accompagnamento musicale del film, ma anche come componimento musicale autonomo, capace di essere ascoltato anche senza il supporto delle immagini ed anche di non perdere il nostro approccio alla scrittura, evitando di lasciarci influenzare troppo dal film. Consigli che, peraltro, noi abbiamo seguito e fatto nostri.
La colonna sonora è nata, nella sua struttura embrionale, da una improvvisazione di chitarra acustica registrata a casa dopo aver visto per un paio di volte di fila il film. Questo ci ha consentito di avere un canovaccio armonico e di atmosfere legato alla pellicola, perché ispirato dalla visione della stessa, ma anche autonomo. Su quello poi abbiamo lavorato in sala prove insieme, distorcendo, sfasciando, tagliando e ricucendo l’originaria impostazione, ma riuscendo a mantenere sempre una coerenza di fondo.
La fase terminale del lavoro è stata quella di rifinitura dell’arrangiamento, in cui abbiamo potuto massimamente applicare la ricerca armonica sulle avanguardie storiche dei primi del ‘900 e la classica contemporanea: linee dodecafoniche e scale esatonali.
Quanto le colonne sonore dei moderni film di fantascienza hanno ispirato la produzione degli Earthset per L’uomo meccanico?
Purtroppo, non avendo le pellicole in sonoro, il restauro delle immagini non consente di sapere quale fosse e se vi fosse una colonna sonora originale. Per quel che riguarda la moderna fantascienza, pur avendo diversi riferimenti di colonne sonore che adoriamo (Blade Runner, Arrival, Alien etc.) per L’uomo meccanico ci siamo tenuti abbastanza lontani da quei mondi. L’atmosfera della pellicola, sempre in bilico tra orrore e commedia, ci ha suggerito di mantenere un tono a volte meno cupo e più giocoso, per certi aspetti farsesco.
Le vostre tracce nascondono qualcosa di misterioso, che genera suspense e ansia, c’è stata da parte vostra la volontà di rendere la pellicola più angosciante? Se sì perché?
Come già detto abbiamo cercato di dosare l’angoscia e lasciare spiragli di luce, però, senza dubbio, L’uomo Meccanico è nel complesso abbastanza cupo. Ciò è dipeso da un lato dal fatto che noi stessi abbiamo uno stile musicale che, più che angosciante, definiremmo nervoso; dall’altro, la pellicola presenta una prima ed angosciante visione della tecnologia piegata al male, quindi volevamo esprimere un senso di paura verso lo sviluppo della scienza e della tecnica.
Qualche traccia è stata più difficile da comporre rispetto alle altre?
In realtà la suddivisione in tracce (o meglio capitoli) è stato un qualcosa di successivo. La colonna sonora nasce come flusso ininterrotto, una lunga suite senza soluzione di continuità. Quindi ogni parte è legata a quella precedente e a quella successiva da una fluidità che ha reso il lavoro compositivo abbastanza semplice. Peraltro, come anticipato, l’aver avuto un canovaccio armonico di base ci ha consentito di muoverci agevolmente in questo cammino dall’inizio alla fine del film.
Avete in mente qualche nuovo progetto legato al mondo del cinema per il futuro degli Earthset?
Attualmente stiamo lavorando per il Soundscreen Film Festival di Ravenna alla sonorizzazione di Nosferatu di Murnau (1922). Presenteremo ufficialmente questo nuovo cine-concerto il 3 ottobre a Ravenna nella serata conclusiva di Soundscreen Film Festival 2020.
Magari riusciremo a portare in tour anche questo lavoro. Certo è che il rapporto tra la nostra musica ed il cinema è un qualcosa di molto prezioso e che ci sta regalando diverse soddisfazioni. Sarebbe davvero un piacere avere la possibilità di proseguire su questa strada parallela rispetto alla nostra produzione di canzoni.
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