Un bambino e suo padre si trovano sulla riva di un lago al cospetto di una cesta piena di gatti appena nati. Il genitore farà scegliere al figlio di salvare uno solo di questi animali mentre lo obbligherà ad uccidere tutti gli altri annegandoli. Con questa sequenza crudele inizia Non odiare, opera prima del regista Mauro Mancini in gara all’ultima edizione del Festival di Venezia.
Il film in questione, ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto in Germania, vede come protagonista Simone Segre (Alessandro Gassmann), uno stimato chirurgo di origine ebraica. Un giorno Simone si troverà suo malgrado a soccorrere per strada un uomo vittima di un incidente stradale. Quando vedrà sul petto di quest’ultimo un simbolo nazista smetterà di aiutarlo lasciandolo morire. Mosso dal senso di colpa Simone deciderà di occuparsi della famiglia dell’uomo deceduto, composta da Marica (Sara Serraioco), dal piccolo Paolo e dall’adolescente Marcello, un fervente neonazista.
Mancini, coadiuvato in fase di sceneggiatura da Davide Lisino, riesce a non scivolare nel pietismo e rifugge ogni tipo di cliché. La trama, pur essendo lineare, non risulta mai banale e contiene sequenze allegoriche dal forte impatto emotivo. Da antologia la scena in cui l’ebreo Simone donerà il suo sangue a Marcello salvandogli la vita. Una sequenza indimenticabile che ricorda al pubblico l’importanza della fratellanza tra gli esseri umani.
Gassmann, in quella che possiamo definire come la migliore interpretazione della sua lungimirante carriera, lavora di sottrazione creando un personaggio molto sfaccettato con il quale lo spettatore entra fortemente in empatia. Simone si deve scrollare di dosso un passato burrascoso che non gli permette di vedere le cose dal giusto punto di vista. Pertinenti a tal proposito risultano essere le seguenti parole del compianto filosofo tedesco Hermann Hesse: “I dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci”.
La vicenda che colpirà il nostro protagonista diverrà per lui catartica e gli permetterà finalmente di non pensare più a quei piccoli felini annegati nel lago. Non è un caso che Simone faccia il chirurgo in quanto, a causa del trauma avuto da piccolo, nel corso della sua esistenza ha deciso di salvare vite umane per tentare invano di fare pace con se stesso. La stessa Serraioco è sublime nell’incarnare questa giovane donna dolce e forte che lotta per difendere la sua famiglia.
I personaggi di Non odiare sono stati tutti quanti educati al livore nei confronti di chi la pensa diversamente da loro. Sentimento questo che li ha portati a vivere delle vite difficili e inappaganti. Nessuno di loro infatti è felice. I tre ragazzi hanno perso il padre e versano in grave indigenza economica mentre Simone dal canto suo è un uomo solo che combatte da sempre contro il fantasma di un papà ingombrante e dannoso per la sua esistenza.
Mancini strizza l’occhio al Tony Kaye di American History X e ci invita ad uscire da noi stessi. Non dobbiamo temere infatti di volare via dai pregiudizi. Solo in questo modo il nostro spirito si eleverà e finalmente comprenderemo l’importanza incontrovertibile di Non odiare!
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