In una recente intervista Carlo Verdone ha criticato aspramente il politicamente corretto ormai dilagante nella società odierna. L’intramontabile regista romano ha infatti dichiarato che questo eccessivo buonismo finirà per uccidere la gloriosa commedia all’italiana. Discorso che risulta essere significativamente correlato alle polemiche che hanno accompagnato l’uscita nelle sale cinematografiche di Lockdown all’italiana, l’esordio alla regia di Enrico Vanzina.
Sui social e sul web sono state fatte critiche pesanti agli attori e al regista del film. Molte persone infatti non hanno digerito il fatto che lo sceneggiatore di opere come A spasso nel tempo e Selvaggi realizzasse una commedia sulla pandemia che ci ha colpiti lo scorso marzo.
I detrattori di Lockdown all’italiana temevano che il figlio maggiore dell’indimenticato Steno portasse sul grande schermo un becero cinepanettone qualunquista. In effetti la locandina farebbe pensare ad una banale pochade ma la realtà è un’altra.
È vero, al centro di Lockdown all’italiana c’è una storia di adulterio, questo è innegabile: il brillante e facoltoso avvocato Giovanni (Ezio Greggio) infatti tradisce la moglie Mariella (Paola Minaccioni) con Tamara (Martina Stella), una giovane e avvenente cassiera fidanzata a sua volta con il pacioso tassista Walter (Ricky Memphis). Proprio quando, dopo essere stati colti in flagrante dai rispettivi partner, Giovanni e Tamara stanno per andarsene di casa il premier Giuseppe Conte annuncia il lockdown a causa del quale i due adulteri non potranno più abbandonare la loro attuale abitazione.
Seguiranno esilaranti alterchi e gustosi siparietti fino ad arrivare ad uno sconvolgente finale che riecheggia addirittura Parasite.
Enrico Vanzina non si dimentica di mettere alla berlina la tanto vituperata tv trash e ironizza rispettosamente su tutti gli elementi che ci hanno accompagnato durante la quarantena; scherza sui cani da portare fuori, sulle videochiamate, sulle autocertificazioni, sulle code al supermercato, sui parrucchieri chiusi, sulla ginnastica casalinga e sul rapporto con i vicini riuscendo a non cadere mai nel cattivo gusto.
Orfano del compianto fratello Carlo, Enrico realizza un vero e proprio instant movie che omaggia autentici capolavori della settima arte come Profumo di donna, La terrazza, Pretty woman, fino ad arrivare ad autocitarsi con la bellissima sequenza tratta da Sapore di mare.
Ezio Greggio interpreta con consumato talento un vitellone che rivendica il diritto alla felicità; Giovanni è figlio di quel berlusconismo ancora oggi imperante nel nostro paese. Paola Minaccioni, degna erede di Franca Valeri, è impeccabile nel calarsi nei panni di una parvenue superficiale e ignorante. Martina Stella, dal canto suo, è perfetta nell’incarnare un’ambiziosa ragazza di provincia pronta a tutto pur di migliorare la qualità della propria vita. Infine Ricky Memphis regala una delle interpretazioni migliori della sua carriera: il suo Walter è un uomo buono e indolente che fatica a sbarcare il lunario.
Lockdown all’italiana si apre con il seguente aforisma del celebre poeta francese Jacques Prévert: “Bisognerebbe tentare di essere felici, non foss’altro che per dare l’esempio.”
I protagonisti del lungometraggio in questione cercano di stare sereni il più possibile adoperandosi con ogni forza a loro disposizione per superare la terribile situazione in cui si trovano a causa del COVID-19.
Enrico Vanzina da una parte offre dunque al pubblico un messaggio di speranza ma, sul finale, memore della lezione impartitagli dai maestri Dino Risi e Mario Monicelli, rifugge l’happy-ending mostrando allo spettatore che una pandemia può cessare ma la società non finirà mai di partorire nuovi mostri.
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