Orange is the new black – Una serie contro la violenza del sistema

Orange is the new black, abbreviata OITNB, è una serie ideata da Jenji Kohan, autrice anche della serie Weeds del 2005. Prodotta dalla Lionsgate, OITNB è distribuita nel mondo da Netflix e dal 2013 (data della prima stagione) ha vinto diversi premi tra cui quello per la miglior serie comica americana e vari per migliore attrice non protagonista a Uzo Uduba (nella serie Suzanne).

Orange is the New Black è una serie televisiva ideata da Jenji Kohan.
Orange is the New Black, serie televisiva ideata da Jenji Kohan

Nel 2019 è uscita la settima e ultima stagione che, da un’amante della serie come me, è stata rimandata il più possibile. Del resto, finire una serie così lunga è come chiudere un capitolo della propria vita. Secondo alcuni, Orange is the new black doveva terminare molto prima. Secondo me, le ultime stagioni, in particolare la settima, sono invece ben riuscite e, anzi, innalzano il livello dell’opera.

La serie ha come oggetto la storia di Piper (Taylor Schilling), una giovane donna in procinto di sposarsi con il suo compagno Larry. Il suo burrascoso passato arriva però a bussare alla sua porta. Piper deve infatti scontare una pena per spaccio di droga e narcotraffico; attività che svolgeva in gioventù con la ex fidanzata Alex (Laura Prepon).

Nonostante Piper ritenesse chiuso, in tutti i sensi, quel capitolo della sua vita, è costretta a riaprirlo. Infatti in carcere, nella terza stagione, incontrerà di nuovo Alex e tra le due riscoppierà l’amore.

Ma la loro non è l’unica storia in Orange is the new black. Infatti la serie è costellata di personaggi che vanno e vengono e, in ogni episodio, si scopre la storia di ognuno di loro. Ovviamente la maggior parte di questi personaggi sono le donne ospiti del carcere di massima sicurezza di Litchfield dove si trova Piper, ma non mancano guardie, direttori del carcere e familiari.

Le protagoniste vengono presentate con tanta naturalezza che è impossibile non affezionarsi a loro. Nel corso di sette stagioni alcune di loro usciranno di prigione, altre usciranno e rientreranno, altre moriranno ma tutte si evolveranno. I personaggi infatti cambiano: alcuni, come in un romanzo di formazione, verso il miglioramento e la redenzione; altri invece peggioreranno, distrutti da un mondo troppo crudele per poter stare bene.

Anche la serie stessa evolve. Infatti inizia in modo comico e divertente per poi diventare una serie drammatica ed estremamente riflessiva. Oltre a mettere in evidenza gli enormi problemi all’interno dei carceri americani (spaccio di droga interno, negligenza e violenza delle guardie, morti per overdose, furto dei finanziamenti da parte dei dirigenti) piano piano Orange is the new black diventa una serie che parla di minoranze e discriminazioni.

L’ultima stagione è infatti interamente dedicata a tematiche legate al movimento Me Too, alle barbarità del governo Trump contro gli immigrati, ai problemi incontrati dalle ex detenute una volta rimesse in libertà e alla difficoltà delle persone con disturbi mentali e malattie psicomotorie all’interno dei centri di reclusione.

Sullo sfondo, sempre presente, il tema dell’omosessualità femminile che, nella settima stagione, esce dai confini statunitensi presentando realtà e problematiche diverse. Mentre, per quanto riguarda la transessualità, Orange is the new black se ne era già ampliamente occupata nella quarta stagione. Uno dei tanti personaggi è, infatti, Sophia Burset: una donna transessuale a cui la direzione del carcere non vuole passare le cure ormonali. Laverne Cox, che la interpreta, è stata la prima donna transessuale candidata a un Emmy Award per migliore attrice e la prima persona transessuale a ricevere una statua di cera al Madame Toussauds di Londra.

La grande capacità dell’autrice fa si che lo spettatore cambi le sue preferenze. Se all’inizio si fa il tifo per una determinata persona, nello svolgersi del racconto si finirà per odiarla o per tifare per la sua rivale. Non solo le donne detenute attirano la simpatia del pubblico ma anche alcune guardie e, soprattutto nelle ultime stagioni, il mitico direttore Jo Caputo. Un uomo che alla fine si schiera dalla parte delle donne.

Orange is the New Black (OITNB). La serie inizia in modo comico e divertente per poi diventare una serie drammatica ed estremamente riflessiva.
Laverne Cox nel ruolo di Sophia Burset in Orange is the New Black

Come in una tragedia greca Orange is the new black sa modificare l’opinione del pubblico, sa infrangere la sottile linea tra il bene e il male, mostrando un mondo malvagio che prende di mira le donne, gli stranieri, gli omosessuali, gli indigenti e i malati. Un mondo senza giustizia che lascia aperta una domanda: chi merita davvero di stare in carcere?

La serie è dedicata a tutte le donne recluse negli USA, alle loro storie, alle loro debolezze e alla loro forza. E’ una serie di speranza che vuole trasmettere fiducia. Vuole far capire allo spettatore che le donne in carcere devono essere reintegrate una volta scontata la loro pena e vuole mettere in evidenza le grandi carenze del sistema giudiziario e penitenziario.

L’ultima stagione è dedicata a Poussey Washington (Samira Wiley) che è stata per tutta la serie un semplice personaggio fittizio, ma alla fine prende in sé la storia di Eric Garner, un ragazzo nero soffocato dalla polizia nel 2014 negli Stati Uniti. Non tutti sanno che il movimento I can’t breath, lo stesso che ha avuto degli svolgimenti violenti proprio negli ultimi mesi a causa del ripetersi delle aggressioni da parte della polizia, era in realtà già nato all’epoca.

Poussey nella serie è uno dei personaggi che si fa amare di più dalle sue compagne e dal pubblico. Poussey muore in carcere, soffocata da una guardia. Nella sua figura si esprime la potenza di Orange is the new black e nella fondazione che porta il suo nome – che raccoglie fondi per aiutare le donne ex detenute e le vittime di discriminazione – si realizza l’intento informativo, educativo e sensibilizzatore dell’autrice Jenji Kohan. Questo intento è riuscito a coinvolgere non solo la piattaforma Netflix, che ha creato la fondazione, ma anche le attrici della serie che collaborano nella ricerca fondi.

La presentazione della Poussey Washington Foundation

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