Diretto da Boris Acosta, Inferno Dantesco Animato (2019), presentato in anteprima nazionale alla giornata inaugurale del Ravenna Nightmare, sta a sottolineare, nonostante il 2020 sia stato ed è tutt’ora un anno maledetto, che in questo stesso ci stiamo avvicinando ad un’importante anniversario: i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri che si celebreranno nel 2021.

Il sommo Poeta rivive nelle tavole animate del regista, tratte dal libro Inferno: The Art Collection, che traccia i primi istanti della Divina Commedia, in particolar modo dell’inferno. La parte in cui Acosta si concentra maggiormente, che poi è anche la più affascinante e bella di tutta l’opera. Non si può non parlare della Divina Commedia senza citare il canto dell’Inferno. Senza citare i suoi giorni, i suoi cerchi, tutte le sue demoniache creature e tutte le vittime scelte da Dante per adornare gli inferi.
In lingua volgare ci addentriamo nell’opera visuale di Acosta ma è con immenso stupore che risentiamo ancora i passi della Divina Commedia. Passi cantanti da Vittorio Gassman, come solo lui sapeva fare, Arnoldo Foà, altro grandissimo e indimenticabile interprete italiano, e infine Franco Nero.
Da quel inequivocabile “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, fino alla visione tripartita di Lucifero, signore del sottoterra. Dante e Virgilio si muovono fra rime e disegni stilizzati, a volte bruschi e quasi infantili. I disegni di chi vede l’Inferno e Dante come una cosa seria. Nella sfilata che da Caronte porta al purgatorio, e quindi alla separazione fra Virgilio e Dante, Inferno Dantesco Animato è un modo per vivere e rivivere le sensazioni di quei versi, di quel luogo che a imbuto si fa strada nelle profondità della terra.
Inferno Dantesco è un cortometraggio di circa quaranta minuti che vuole far conoscere il padre della lingua italiana anche a chi non ne ha sentito mai parlare. Il corto di Acosta è un omaggio a Dante, alla sua opera ma soprattutto a tutti coloro che hanno dato la vita per recitare Dante, come gli stessi Foà e Gassman.
Poter solo recitare quei versi è un godimento che viene da lontano, dalla scuola, dalla gente, dai modi di dire, dalle strade, dalle piazze. Ogni cosa in Italia ci rimanda a Dante e alla commedia. Acosta ci dà la possibilità di vedere Dante in carne ossa. Grazie al dipinto del Botticelli per noi Dante è sempre andato in giro con quel vestito e il viso incazzato. Ma è interessante vederlo all’opera.
Come in questa pandemia, Dante ci ricorda che dopo i gironi infernali e un limbo c’è sempre la luce e la tanto sperata Beatrice.
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