Con Gigi Proietti se ne va un genio della comicità italiana, ma soprattutto l’ultimo pezzo di mondo della romanità al quale lui non si era mai scordato di appartenere. Nato il 2 novembre del 1940, morto il 2 novembre del 2020. Molti lo hanno chiamato scherzo del destino. Per altri è stato l’ultimo sketch di un comico che non ha mai smesso di far ridere e sorprendere. Uscire di scena il giorno del suo ottantesimo compleanno è un modo come un altro per dire: “Nun me romp’er ca”. L’ultima battuta prima che cali il sipario.
Saltimbanco, cabarettista, musicista, imitatore, barzellettiere, doppiatore, poeta, scrittore, attore di teatro e di cinema. Nella sua lunga carriera Gigi Proietti, all’anagrafe Luigi, ha fatto di tutto. E’ difficile ricordare ogni singolo sketch, ogni singola battuta, barzelletta ed ogni singolo ruolo da lui interpretato. Se il 2020 è un anno disgraziato, lo si è visto con la decimazione di artisti, non solo italiani, della musica, del cinema e più in generale dello spettacolo. Proietti, potremmo dire, che non è il primo di questa funerea lista. Eppure la sua morte, senza peli sulla lingua, è quella che probabilmente ci tocca di più.
Gigi è più di un uomo di spettacolo: egli è stato e rimane un genio, un signore, un confidente. Un amico che nel momento del bisogno c’è sempre stato, anche in quelli più terribili. Ma cosa non dimenticheremo mai di lui?
Non dimenticheremo mai il Gigi teatrante e quello del cabaret
Battezzatosi con il teatro, Proietti sviluppa la sua vena artistica sulle tavole del palcoscenico. Da molti spesso etichettato come l’erede di Ettore Petrolini, inizia a recitare giovanissimo nei locali notturni. E’ proprio lì che capisce che quella è la sua strada. Da ricordare gli spettacoli La cena delle beffe accanto a Carmelo Bene, I sette re di Roma, ma soprattutto A me gli occhi, please. Quest’ultimo sarà davvero il trampolino di lancio dell’attore romano, che ben presto si ritroverà a collaborare con altri grandi del teatro come Eduardo De Filippo.
Non dimenticheremo mai gli sketch e i tanti personaggi
Dei tanti sketch creati e dei tanti personaggi interpretati da Proietti non possiamo non citare Toto e la sauna, dove un uomo, uscito dal bagno turco racconta una grottesca esperienza capitatagli ad un suo amico. E ancora La telefonata, L’educazione sessuale, il Signore delle favole, Il Cavaliere Bianco e il Cavaliere Nero, e Pietro Ammicca. Questa gag resta uno dei suoi veri cavalli di battaglia, come il titolo di uno dei suoi ultimi spettacoli televisivi.
Non dimenticheremo mai i suoi ruoli cinematografici
Dopo aver incontrato il cinema nel 1964 con Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola, Proietti ha lavorato con i più grandi registi italiani e internazionali: da Mario Monicelli a Steno, da Sergio Citti ad Alberto Lattuada, da Elio Petri a Luigi Magni, da Ted Kotcheff a Robert Altman. Indimenticabile nel secondo capitolo dedicato al personaggio di Brancaleone, dove interpreta ben tre ruoli differenti: la Morte, con spiccato accento toscano, l’eremita Colombino e Pattume.
Così come indimenticabile è il suo cameo nel film di Elio Petri La proprietà non è più un furto dove recita il famoso elogio del ladro. Nel film di Carlo ed Enrico Vanzina, Barzellette, Proietti gioca in casa. Sommo maestro di barzellette come diranno poi gli stessi registi. Sempre dei Vanzina, va ricordato il film Un’Estate al mare, dove Proietti riporta per il cinema l’esilarante scenetta de La signora delle camelie.
I suoi ruoli cinematografici sono tantissimi: l’ultimo fu quello di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone. Eppure, quello che molti ricorderanno più di tutti è il ruolo di Mandrake nel cult del 1976, Febbre da cavallo, dove Proietti recita assieme ad Enrico Montesano, Mario Carotenuto e Adolfo Celi.
Non dimenticheremo mai Gigi il barzellettiere e il cantore
Un altro suo dono è quello di essere stato uno degli attori più portati per raccontare le barzellette. La naturalezza e allo stesso tempo la bravura che impiegava nel raccontarle fanno di Proietti un barzellettiere insuperabile. La barzelletta di 18, quella dell’orso o quella della pallina da golf. Unico e imbattibile anche quando recitava poesie: in particolare quelle in romanesco del Belli e di Trilussa. Unico e imbattibile anche quando imitava un personaggio o un collega. L’imitazione di Vittorio Gassman che legge Dante resta una delle migliori.
Non dimenticheremo mai il suo lavoro come doppiatore
La sua voce profonda e riconoscibile la sentiamo in grandi capolavori del cinema come Casanova di Fellini, Lenny di Bob Fosse, in Dragonheart o nella trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson, dove Proietti presta la voce a Ian McKellen, sostituendo il collega Gianni Musy nel doppiaggio del mago Gandalf. Molti sono gli attori, soprattutto americani, doppiati da lui. Dustin Hoffman, Sylvester Stallone, Richard Burton e Robert De Niro.
Ma se nel cinema la sua voce è inconfondibile, anche gli appassionati dell’animazione possono dire di averla sentita anche in classici come Aladdin e i suoi sequel, Il ritorno di Jafar, Aladdin e il re dei ladri, dove interpreta magistralmente il Genio della lampada. Proietti darà la sua voce anche ai draghi siamesi nel film La spada magica – Alla ricerca di Camelot, e anche a Bryan, il leone marino del secondo capitolo di Happy Feet.
Non dimenticheremo mai Gigi il bontempone e il maestro di Teatro
Qualsiasi collega che ha avuto la possibilità di lavorare con Proietti ha sempre affermato di non essersi mai divertito tanto con lui. Gigi era una delle persone più divertenti mai esistite e questo suo spiccato senso dell’humor lo ha trasmesso sempre nel suo lavoro, anche quando, nel 1978, assunse la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma. Grazie alla creazione del Laboratorio di Esercitazioni Sceniche sono nati moltissimi attori di cinema e teatro come Enrico Brignano, Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Gabriele Cirilli e tanti altri. Un attore creatore di attori che non hanno mai smentito la bravura e la simpatia del loro maestro.
Non dimenticheremo mai Gigi Proietti
Anche nei mesi più duri di marzo e aprile, quando il virus iniziava a dilagare in tutta Italia, Proietti c’è rimasto accanto, dando la sua voce allo spot contro il Coronavirus. Con lui muore un’epoca. Con Proietti muore il cinema e il teatro. Senza Gigi la risata si fa un po’ più amara.
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