Sangue del mio sangue – Bellocchio, fra il dramma storico e il film fantastico

Sangue del mio sangue. No, non stiamo parlando di una canzone di Brusco, ma di un film del 2015 scritto e diretto da Marco Bellocchio. Il regista, la cui carriera ha raggiunto l’apice del successo grazie a film come I pugni in tasca, Sbatti il mostro in prima pagina e Il Traditore, è stato ospite d’onore alla diciottesima edizione del Ravenna Nightmare Film Festival.

Sangue del mio sangue, regia di Marco Bellocchio.
Sangue del mio sangue (2015). In primo piano Pier Giorgio Bellocchio nei panni di Federico Mai.

Per l’occasione gli è stato conferito l’Anello d’Oro del Nightmare ed è stato presentato per l’appunto questo film che rappresenta il rapporto del regista con la sua città natale, Bobbio, e il mai spento spirito dell’autore innovatore a cui piace rinnovarsi. Lo stesso spirito che ha consentito a Bellocchio di spaziare dal film socialmente impegnato all’opera in costume, di film d’inchiesta fino al biopic.

Sangue del mio sangue, interpretato dal figlio Pier Giorgio Bellocchio, Roberto Herlitzka, Alba Rohrwacher, Filippo timi e da Fausto Russo Alesi, a suo tempo fu presentato alla mostra del cinema di Venezia, dove vinse il premio FIPRESCI.

Sangue del mio sangue (2015) – La trama

Il film di Bellocchio si divide in due parti. La parte storica e quella moderna. Nella prima si narra la vicenda di Federico Mai, un uomo d’armi del XVII secolo che, nel convento delle clarisse di Bobbio, deve capire perché mai suo fratello gemello Fabrizio, un sacerdote, si sia suicidato. A far luce sulla vicenda c’è anche l’inquisizione, che interroga e tortura la monaca Benedetta, complice di aver sedotto il sacerdote tramite la sua tresca con il demonio. Il processo terminerà con la suora murata viva e con il proibito desiderio di Federico di possederla.

La parte moderna ha invece luogo nella Bobbio attuale. Un tale Federico Mai, che si presenta come ispettore del ministero, è accompagnato da un miliardario russo il quale vuole comprare l’ex convento delle clarisse per trasformarlo in hotel di lusso. Non sanno che all’interno della decadente struttura vive il conte, un uomo che da anni vive lontano dalla società, e che esce solo nelle ore notturne. Quest’ultimo farà di tutto pur di convincere Mai a cambiare idea e a lasciar perdere il convento.

Il passato, quello delle spade, dell’inquisizione e della fede, si mescola in una modernità che, nonostante i secoli, sembra pensare e reagire come allora. Solo tramite aggrovigliati cavilli e la mano severa del potere. Bobbio, ora vista e descritta quasi fosse una metropoli e il centro del mondo, è il palcoscenico dove ruota la storia di Sangue del mio sangue. Una vicenda secolare che sembra non avere mai fine.

Mirabili le interpretazioni degli attori, come mirabile resta il gusto per una narrazione duplice che si mescola con l’altra. All’interno della quale confluiscono ricordi del regista ed esperienze letterarie miste. La figura del conte, interpretato da Herlitzka, si collega immancabilmente con quella di Dracula. Il suo aspetto e le sue manie, inoltre, ricalcano molto quelle del vampiro di Stoker. Eppure il fulcro attorno al quale ruota Sangue del mio sangue è soprattutto il fascino della verità, la religione, la volontà di mantenere la realtà inalterata e l’amore proibito.

Il Federico Mai del XVII secolo e quello del ventunesimo, sono due forestieri che cercano di minare allo stesso modo le alte sfere di una società che non vuole cambia. E’ il potere che muove il tutto. Bobbio si trasforma nella metafora dell’Italia che bacia i rosari e che china la testa ai potenti, senza però chiedersi il perché. Nella prima parte la storia descrive da vicino il potere della chiesa, nella seconda quello politico. Il conte, così come l’inquisitore, vorrebbero mantenere per sempre quello status di prestigio. Non non si rendono conto però che il mondo va avanti e che arriva sempre il tempo di estinguersi.

Bellocchio non rinuncia mai alla satira, alla critica sociale e politica. Nemmeno in un film che ad un primo impatto sembra sconnesso. Solo alla fine si inizia a capire, quando i ruoli sono ormai detrminati e i personaggi che nascono nel passato si rispecchiano nel presente. Il regista non rinuncia nemmeno a ribadire ancora una volta la sua appartenenza. Egli fa della sua Bobbio una cornice perfetta per un dramma storico misto ad un thriller fantastico moderno.

Sangue del mio sangue, di Marco Bellocchio con Pier Giorgio Bellocchio e Roberto Herlitzka.
Roberto Herlitzka è il lugubre e misterioso Conte

Tale amore per la sua terra lo si è visto in molte sue opere e anche nei cortometraggi come La lotta o Per una rosa. Sempre a Bobbio, Bellocchio dirige ogni anno il laboratorio Farecinema e dove ha instituito anche l’oramai prestigioso Bobbio Film Festival.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *