La seconda edizione di Visioni Fantastiche, festival di cinema e cortometraggi per le scuole, è iniziata lunedì 9 novembre in versione ibrida. Laboratori, masterclass, concorsi e proiezioni speciali saranno disponibili sia online che in presenza per alcune classi prenotate. Online i materiali sono già tutti accessibili gratuitamente sulla piattaforma digitale MYmovies.
Per quanto riguarda il Concorso Cortometraggi 9+ cioè pensato per bambini e bambine tra i 9 e gli 11 anni, sono otto i lavori presentati. Il primo è Dreams into drawing, 11′, di Koji Yamamura già trasmesso al Ravenna Nightmare Film Fest per la sezione Ottobre Giapponese.
Living in a Freefall, 13′
Segue Living in a Freefall di Karleener, 13′. Un cortometraggio d’animazione che prende spunto da una frase del poeta francese Jean Cocteau: vivere è una caduta orizzontale. Il regista cerca di analizzare lo spazio e il luogo dell’agire umano. La geografia contemporanea indaga come tali aspetti modifichino la nostra esistenza, come la nostra percezione dei luoghi incida sulla nostra vita. Il regista sembra un po’ un geografo che cerca una risposta al male della vita. Se cadendo in orizzontale la vita è così dura, forse è meglio vivere in una caduta libera. Come dei paracadutisti, infatti, i vari personaggi discendono dal cielo in caduta libera. Tra loro c’è confidenza, aiuto reciproco, amore. C’è musica e armonia. La loro caduta è verticale. Vivono a testa alta.
L’animazione è bella e curata. Il cielo azzurro è disegnato in modo semplice e fantasioso. L’atmosfera è serena e giocosa. Forse il corto risulta un po’ troppo lungo.
Oltre il fiume, 13′
Oltre il fiume è un cortometraggio del regista Luca Zambolin. Questa volta non si tratta di un’opera animata ma di un film con attori in carne ed ossa. La storia è ambientata durante la seconda guerra mondiale in Italia. Sotto l’assedio dei tedeschi, una ragazza trova nel bosco un cavallo bianco e lo porta a casa. Le viene immediatamente imposto di riportarlo indietro, per paura di quello che i militari avrebbero potuto fare alla famiglia vedendo l’animale.
La ragazza restituisce il cavallo ma questo gesto non la risparmia. Viene infatti sorpresa in un campo da un soldato. Le sparano. Sembra la fine del racconto ma, in realtà, il cavallo bianco interviene in suo aiuto. Avvicinandosi a lei, sembra quasi restituirle la vita.
Il corto vuole mettere in evidenza l’orrore della guerra, l’innocenza dei bambini e degli animali. Il regista afferma che, in alcune situazioni, gli animali sanno essere più umani degli uomini, in quanto puri e estranei a sentimenti quali l’odio e la discriminazione.
Delitto naturale, 14′
Qui iniziano le noti dolenti. Delitto naturale di Valentina Bertuzzi è una sorta di insulto a tutte le femministe del mondo. Con le sembianze di un corto horror per bambini, narra l’arrivo del primo ciclo mestruale. Quella che sembra una bambina fatta a pezzi da una bidella assassina è solo una bambina che va a casa prima da scuola, senza dire nulla ai compagni, perchè le è arrivato il menarca.
Il corto si concentra sulla sparizione della bambina e si basa sull’uso di vari elementi horror. L’amica che sembra vedere dei fantasmi. Una stanza piena di oggetti spaventosi. Un corridoio buio e deserto. Ma l’incubo che la bambina, e con lei le sue amiche spaventate a morte che la cercano, stanno vivendo è il ciclo mestruale. Quando alla fine si capisce ciò, la maestra dice “è andata a casa prima perchè è diventata grande” dopo che aveva tergiversato a lungo sulla questione.
Un messaggio sbagliatissimo da mandare alle bambine e ai bambini di 9 anni presenti in sala a Visioni Fantastiche. Prima di tutto, un cortometraggio che vuole abbattere il tabù delle mestruazioni non può e non deve usare espressioni come “è diventata grande” perchè contribuiscono a intensificare il tabù, rendendo proibita la parola mestruazioni.
Secondo, il ciclo non è un incubo, non è un delitto o un film horror. Una bambina con il ciclo non è un fantasma affacciato alla finestra con le sembianze di Regan MacNeil. Un modo sbagliatissimo e raccapricciante di parlare del tema. Lo staff di Visioni Fantastiche avrebbe fatto meglio, piuttosto, a mostrare la pubblicità della Nuvenia.
Opale, 4′
Opale è un cortometraggio animato prodotto da vari autori: B. Delille, I. Machou, L. Prengere, M. Aknin e V. Leclerc. L’animazione è digitale ed estremamente curata. Brevissimo ma di impatto, il corto presenta una giovane ragazza in cerca del bar Opale in una città che si allaga. Ha solo una cartolina, mandatole dal suo amore perduto, con disegnato quel luogo. Quando lo trova è distrutto ma lui è lì, che l’aspetta.
Non una parola, non un’immagine di troppo. Un’opera coincisa che, con pochissime scene ma con grande finezza ed eleganza, racconta un’intera storia d’amore.
The size of things, 10′
The size of things è un film colombiano di Carlos Montoya che narra di un bambino e suo padre. I due vivono in campagna. Sono molto poveri e possiedono solo una casa, senza nessun mobile. Un giorno il bambino trova una sedia nel bosco e la porta a casa. Il padre lo ammonisce: tutte le cose hanno un proprietario e non si può prendere ciò che non è nostro. Dopo aver riportato la sedia nel bosco il padre, vedendo il figlio rattristato, decide di tornare a cercarla: se fosse stato ancora lì significava che nessuno lo stava cercando.
Quando il bambino torna a prendere la sedia essa è diventata enorme. Torna a prenderla con il padre ed è piccolissima. Portata a casa torna ad essere della dimensione giusta. Il cortometraggio nasconde un significato molto bello: un padre che cerca di insegnare al figlio il vero valore delle cose materiali. Il bambino, così povero, inizialmente considera enorme il valore della sedia. Ma poi, quando torna insieme al padre, si accorge che è un oggetto piccolo e insignificante.
Quando di nuovo la sedia diventerà enorme, il bambino deciderà di sbarazzarsene per non confondersi con la misura delle cose.
La fotografia è molto bella, le immagini del padre e del figlio che camminano in mezzo al grano amplificano l’idea di dare importanza ai sentimenti e alla natura più che agli oggetti. Il surrealismo contrasta il realismo straziante della povertà.
Apollo 18, 7′.
Apollo 18 è un cortometraggio che riporta il pubblico al presente. Diretto da Marco Renda racconta la storia di un bambino che, a vent’anni dallo sbarco dell’uomo sulla luna, gioca sulla spiaggia a fare l’astronauta. Mentre sta per decollare verso lo spazio con la sua bicicletta, vede sulla riva una persona, un profugo.
I due parlano due lingue diverse ma riescono comunque a comunicare. L’uomo, come Armstrong nel 1969, ha fatto un viaggio verso la luna, verso la libertà. Partire è stato un piccolo passo per quell’uomo, ma l’accoglienza sarà un grande passo per l’umanità.
Bella la fotografia e i colori del mare al tramonto con la luna che sorge. Efficace il contrasto tra le scene del viaggio di Armstrong e quelle sulla spiaggia. Nonostante l’uomo sia andato sulla luna più di vent’anni fa, sulla Terra si deve ancora lottare per la propria vita, partire senza sapere se si arriverà.
The Seven Deadly Sins and the Last Four Things, 4′
Questo cortometraggio di Carmen Perez Gonzalez consiste in una messa in scena animata dell’opera I sette peccati capitali di Hieronymus Bosch. Un artista molto sui generis, famoso nel mondo per la sua estrema originalità e cupa stravaganza. L’opera consiste in una tavola con raffigurato un cerchio diviso in sette sezioni, dentro ognuna di queste è rappresentato un peccato capitale.
Il regista prende ognuna di queste immagine e anima i personaggi del pittore, fa prendere loro vita, letteralmente. Ogni peccato è introdotto da un titolo che riprende gli stessi caratteri delle scritte sull’opera stessa.
Il cortometraggio è utile per spiegare ai ragazzi l’arte di Hieronymus Bosch. Un artista complesso sul quale un professore potrebbe spendere centinaia di parole. Ma il regista, in soli 4 minuti, riesce a spiegare la sua opera al pubblico. Questo film è sicuramente adatto all’intento formativo del festival Visioni Fantastiche.
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