La vita davanti a sé – Sophia Loren e una splendida storia di integrazione

Edoardo Ponti, classe 1973, torna a dirigere la madre, la tenace Sophia Loren, dopo il primo lungometraggio del 2011 intitolato Cuori estranei. Ora, con La vita davanti a sé (The Life Ahead), Ponti realizza un remake tutto italiano della pellicola francese del 1977 diretta a suo tempo da Moshé Mizrahi. Entrambe le pellicole si basano sul romanzo omonimo di Romain Gary.

La vita davanti a sé, anno 2020, diretto da Edoardo Ponti.
Il piccolo Ibrahima Gueye e Sophia Loren ne La vita davanti a sé (The Life Ahead).

La vita davanti a sé (2020) – La trama

Nella Bari dei giorni nostri il piccolo Momó, dopo l’ennesimo rimprovero da parte del suo tutore, il Dottor Cohen, per aver un’altra volta rubato, viene affidato a Madame Rosa, ex prostituta ebrea ormai vecchia e in miseria. La donna, non potendo più professare le sue mansioni, bada ai figli di altre prostitute che non possono mantenerli in attesa di riprenderseli.

Momó, orfano e originario del Senegal, è un bambino irrequieto che preferisce spacciare nel quartiere per conto di un boss della zona pur di andare a scuola. Ma Madame Rosa, anch’essa temprata dalle tragedie vissute in giovinezza, cerca di portare Momó sulla giusta strada. Chiede al venditore di tappeti musulmano Hamil di farlo lavorare nella sua bottega e nel frattempo, malgrado il carattere difficile, Momó fa amicizia con l’altro ragazzino che vive in casa di Madame Rosa, Joseph, e con la prostituta transgender Lola.

Nonostante avesse dovuto rimanere in quella casa solo alcune settimane, finisce col restarci dei mesi. Con il tempo Momó inizia ad aprirsi, specialmente con Madame Rosa. Anche quest’ultima, poco alla volta, si apre al ragazzo il quale inizia a fare luce sul suo terribile passato.

La vita davanti a sé è un dramma aperto ad ogni tipo di cultura e religione. Non si fanno distinzioni sul credo, sul colore della pelle o sulle scelte di vita. Il fatto che tutti possano cambiare e migliorarsi è la grande morale che chiude un remake davvero riuscito. In un miscuglio sociale e culturale, il film di Ponti riflette sulle diversità e poi le fonde insieme nel rispetto reciproco e nell’amore.

Prigioniera ad Auschwitz perché ebrea, Madame Rosa condivide con Momó un’infanzia spezzata dalla follia dell’uomo. Grazie ai suoi insegnamenti e agli insegnamenti delle persone che ruotano attorno a lui, Momó trasforma se stesso. Capisce soprattutto che non è mai tardi per poter cambiare e per imparare.

Film che tocca la tragedia della Shoah ma che allo stesso tempo la riporta all’attualità, nel dramma di una mancata integrazione sociale come la stiamo vivendo da anni in questo paese. La vita davanti a sé tratteggia l’infanzia ma parla parla a tutti, specialmente allo spettatore adulto. E lo fa con il delicato compito di insegnare la non violenza, l’uguaglianza e una sana filosofia antirazzista.

In una Bari a metà strada tra l’antico e la modernità, il film di Edoardo Ponti è sublime soprattutto grazie ai suoi attori. Dopo sette anni lontana dal set, Sophia Loren torna e con la sua bravura. Gli anni sono passati eppure è ancora un’irrefrenabile forza che, come ai bei tempi, emoziona e rapisce. Torna soprattutto a vestire i panni della prostituta, dopo la splendida interpretazione della Filumena Marturano di Eduardo De Filippo nel film Matrimonio all’italiana diretto da Vittorio De Sica.

Edoardo Ponti dirige Sophia Loren e Ibrahima Gueye in una fiaba d'integrazione intitolata La vita davanti a sé.
Il regista Edoardo Ponti dirige la madre Sophia Loren nel suo nuovo film La vita davanti a sé, remake della pellicola omonima del 1977 diretta da Moshé Mizrahi.

C’è inoltre un perfetto connubio di attori che va dal più vecchio ed esperto fino al più piccolo. Nei panni del dottor Cohen c’è Renato Carpentieri e nel ruolo di Hamil l’attore iraniano Babak Karimi. Tuttavia la grande scoperta del film è il giovanissimo Ibrahima Gueye. Per la prima volta sul grande schermo si fa subito notare e il merito non sembra essere solo del regista. Quest’ultimo comunque conduce i suoi interpreti verso un disegno ben abbozzato e realizzato assieme allo sceneggiatore Ugo Chiti.

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