Fuga dal Natale è un’imperdibile commedia americana sul Natale. Un film girato nel 2004 da Joe Roth.
In inglese, Christmas with the Kranks, racconta la storia della famiglia Kranks. Nora (Jamie Lee Curtis) è sposata con Luther (Tim Allen). La loro figlia, Blair, a fine novembre parte per fare volontariato in Perù. Subito dopo la sua partenza iniziano i primi preparativi per il Natale che, però, non sarà lo stesso senza di lei.
Nora e Luther vivono in un ricco quartiere residenziale che ricorda quello dei McCallister in Mamma ho perso l’aereo. Qui però, a differenza del classico per bambini, nessuno va in vacanza per Natale. Tutto il vicinato rimane in città, dedicandosi ai regali, alle feste, alla cucina, agli addobbi e, più in generale, alla tradizione.
Presi dalla nostalgia di dover celebrare senza la figlia e stanchi dei mille obblighi natalizi, i due coniugi decidono di scappare dal Natale, prenotando una crociera ai caraibi dal 25 dicembre al 4 gennaio. Ma non solo, i due decidono di evitare completamente le tradizioni natalizie anche prima della partenza. Niente albero, niente biglietti di auguri, niente luci, niente di niente.
La parte più difficile dell’impresa sarà spiegare al vicinato e agli amici la loro decisione. Il comitato di quartiere farà di tutto per non vedere la casa senza addobbi rovinare la via. E i colleghi di lavoro di Luther inizieranno a prendersi gioco di lui, chiamandolo Scrooge, come il famoso protagonista de Il canto di Natale.
Mentre Nora sembra avere dei ripensamenti, causati dal giudizio dei vicini, Luther è sempre più convinto della sua scelta e trascina la moglie a farsi un ciclo di lampade pre-crociera.
Il film è molto divertente e sembra citare vari film di Natale, oltre ai due già citati anche il Grinch, Una promessa è una promessa e vari film su Babbo Natale. Fuga dal Natale non è una commedia sexy o volgare, ma un film comico per fare ridere tutta la famiglia.
La regia è curata, la sceneggiatura divertente e dettagliata, la recitazione dei due attori protagonisti è ottima. Una pecca, però, è la recitazione della figlia Blair e del suo ragazzo, entrambe davvero scadenti. E, a livello di trama, il fatto che Blair decida di sposarsi con Enrique dopo 3 settimane di relazione. Forse un tentativo di ironia? oppure una mancanza di attenzione e verosimiglianza? Potrebbe anche trattarsi, ancora una volta, di un richiamo ad altri film americani, come le commedie romantiche.
Fuga dal Natale mette in primo piano due aspetti del Natale della classe agiata americana: lo spreco di denaro e l’importanza delle tradizioni. Quando Luther decide di prenotare la crociera, si accorge che costa in tutto 3000 dollari, esattamente la metà dei 6000 spesi l’anno precedente tra luci, regali, decori e biglietti. Inoltre, costantemente si presentano occasioni in cui normalmente spendeva denaro: l’acquisto del calendario della polizia, dell’albero di Natale a prezzo maggiorato perchè venduto dagli Scout, donazioni alla chiesa, donazioni al coro.
Spesso i vicini di casa chiedono a Luther se non festeggia perchè non vuole spendere, accusandolo implicitamente di essere taccagno, come se fosse il peggior crimine che si possa compiere. Ma non è per i soldi che i Kranks hanno deciso di scappare dal Natale, quanto per fare qualcosa per sè stessi.
Il film delinea un quadro di consumismo capitalista da brividi dove l’affetto si dimostra solo con i regali e la bontà di cuore solo con le donazioni alla chiesa. Ma l’opera non sembra voler criticare queste tendenza. Anzi, alla fine, il consumo appare come una vera e propria tradizione natalizia irrinunciabile.
Infatti le tradizioni a cui tutto il quartiere è tanto legato e alle quali anche Nora fa molta fatica a rinunciare, non sono legate allo stare insieme o al raccoglimento. Sono tutte usanze legate alle apparenze e al denaro. Gli addobbi sono spropositati, i preparativi, le donazioni. E il vicinato è sempre pronto a giudicare e a raccontare in giro i fatti degli altri.
L’opera nasconde anche un messaggio positivo, anzi, il messaggio positivo per eccellenza dei film di Natale. Ovvero che a Natale siamo tutti più buoni e disposti ad aiutare gli altri. Anche se, alla fine, per far felici gli altri, si rischia di mettere da parte, per l’ennesima volta, sè stessi.
Tuttavia, Fuga dal Natale non è un film fatto per riflettere. E’ una commedia fatta per divertire, e vi riesce senza cadere in clichè o volgarità.
Anche se il film vuole solo far ridere, non può che riflettere un problema sempre più visibile durante le nostre festività: la tradizione si trasforma in consumismo e l’altruismo si trasforma in apparenza.
Forse quest’anno, anche per via della situazione sanitaria, possiamo provare a fuggire, non dal Natale, ma da tutte quelle situazioni che sentiamo come imposte dall’alto e non veramente nostre e, per una volta, vivere le feste come quando eravamo bambini, senza ipocrisie e senza ansie sociali.
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