Alla fine degli anni ’90 nel cinema italiano irruppe Leonardo Pieraccioni, un vero e proprio ciclone che al box office di casa nostra fece letteralmente i fuochi d’artificio. Nel 1996, dopo l’exploit de I laureati, usciva nelle sale cinematografiche italiane Il ciclone, secondo lungometraggio diretto dal regista fiorentino.
Quest’ultimo porta sul grande schermo la vicenda di un gruppo di ballerine di flamenco che casualmente si fermeranno in un casolare toscano dove abita la famiglia Guerini. Quest’ultima è composta dal padre Osvaldo (Sergio Forconi) e dai tre figli Levante (Leonardo Pieraccioni), Libero (Massimo Ceccherini) e Selvaggia (Barbara Enrichi). L’esistenza monotona di questi quattro individui verrà letteralmente sconvolta dall’arrivo delle ballerine, capitanate dalla bellissima Caterina (Lorena Forteza).
Ne Il ciclone Pieraccioni racconta con garbo la vita di provincia realizzando una commedia esilarante che non cade mai nel cattivo gusto. Il regista de Il paradiso all’improvviso e Ti amo in tutte le lingue del mondo si fa cantore di quella toscanità verace e poetica che da sempre lo contraddistingue. Sequenze come quella in cui Levante si schianta col motorino o ancora quella in cui un esilarante Massimo Ceccherini da dentro una bara supplica il fratello di tapparlo sono da antologia della risata e sono rimaste nell’immaginario collettivo di milioni di persone.
L’opera in questione arrivò ad incassare la ragguardevole cifra di 75 miliardi di lire, risultando il diciottesimo maggior incasso della storia del cinema italiano. Il motivo di cotanto successo risiede indubbiamente in una comicità semplice ma non sempliciotta, completamente priva di sovrastrutture. Levante, Libero e Selvaggia sono personaggi ancorati alla realtà nei quali si possono immedesimare milioni di persone.
Leonardo Pieraccioni, coadiuvato in fase di sceneggiatura dal fido Giovanni Veronesi, rifugge ogni tipo di critica sociale concentrandosi piuttosto sui sogni e i bisogni dei personaggi. Negli anni a venire la comicità pieraccioniana è divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica che ha fatto la gioia degli spettatori e dei produttori.
Il ciclone è indubbiamente il film più riuscito del comico toscano, il quale per l’occasione riuscì ad avere la benedizione nientepopodimeno che dal compianto Mario Monicelli; appartiene a lui infatti la voce di Gino, il nonno di Levante. Qualora non lo abbiate fatto dunque guardatevi questo gioiellino della comicità italiana: ne vale veramente la pena.
Pertinenti col senso più recondito del film risultano essere le seguenti parole pronunciate fuori campo da Levante/Pieraccioni: “Il ciclone quando arriva, ‘un t’avverte. Passa, piglia e porta via. E a te ‘un ti resta che rimanere lì, bono, bono a guardare e a capire che se ‘un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio.”
Discorso in salsa toscana che sta a significare che prima o poi tutti noi nel corso della nostra esistenza veniamo travolti da un qualcosa di incontrollabile e di nuovo che inizialmente ci spaventa, ma spesso, qualora venga assecondato, finisce per migliorare la qualità della nostra vita. Questo qualcosa può riguardare l’amore, l’amicizia, il lavoro, la famiglia, la propria passione; in pratica riguarda noi e la nostra voglia di rischiare e di metterci in gioco; perché solo rischiando potremmo avere il nostro personale paradiso all’ improvviso, e raggiungere finalmente la felicità, senza dover necessariamente avere una moglie bellissima.
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