Users è il nuovo cortometraggio scritto e diretto dal regista Duilio Scalici il quale, dopo la precedente parabola sull’eterno rapporto fra il diavolo e il mondo con Enfer, ora getta uno sguardo sul potere monopolizzatrice della modernità e, in particolar modo, dei social network. E lo fa con intelligenza e la semplicità di un’ambiente a noi più domestico e familiare.
Users (2020) – Caino e Abele schiavi del progresso
Due bambine, interpretate rispettivamente da Elisa e Giulia Calabrese, sono sedute in salotto, schiena contro schiena. Una gioca con una bambola, l’altra è intenta a giocare con lo smartphone. Ma ecco che la prima lascia il dolce pupazzo per tentare di strapparle dalle mani il cellulare, ipnotizzata da quel piccolo e potente oggetto, e ci riesce scatenando nell’altra la sua ira. Ira che ben presto si trasforma in una follia omicida.
In Enfer si avvisava non solo una rappresentazione materiale del diavolo e del mondo, bensì una più profonda delineazione di quello che è l’uomo, con le sue infinite contraddizioni. L’essere umano capace di essere geniale e allo stesso tempo terribilmente distruttivo.
Con Users l’uomo è ora un burattino e un semplice utente nelle mani di un Dio ancora più grande. Un’entità onnipresente che è cresciuta assieme a lui, che ha varcato i secoli e che con lui si è migliorata, fino a diventare incontrollabile. La Modernità. Un bisticcio fra due fratelli, in questo caso due sorelle, si trasforma nella trasposizione attuale del delitto più antico e famoso. Quello di Abele per mano del fratello Caino.
Cosa vuole dirci il cortometraggio?
In Users le chiavi di lettura sono tante. Il fratricidio biblico è una possibilità per trovare nello short film di Scalici una risposta. Invidioso del fratello, il favorito, Caino è costretto a compiere un omicidio pur di trionfare. Parabola questa che si rifà alla natura dell’uomo che è animale prevaricatore. La modernità è l’altro elemento, il grande protagonista e burattinaio, che scandisce gli attimi del cortometraggio. L’uomo è arrivato al massimo dell’evoluzione in molti campi. Il cellulare che la bambina stringe avidamente nelle sue mani è il simbolo più palese dell’incessante sviluppo dell’essere umano.
Ma dove termina lo sviluppo e incomincia la rivalità? Schiavi delle nostre stesse creazioni, noi siamo come Icaro, peccatori di una superbia ingannevole. Siamo Abele e siamo Caino, le due facce della stessa medaglia. Siamo Ulisse che sfida le leggi, che va oltre i confini, ma anche lui inganna i suoi simili e appena può cerca di prevaricare su di loro. Users è, più da vicino, la sintesi di tutto ciò che è l’uomo e tutto ciò che il progresso ha portato.
Il Covid-19 ha dimostrato quanto questo progresso sia in realtà un’arma a doppio taglio. La ricchezza nella quale viviamo oggi, frutto di quella stessa modernità, ha portato con sé anche la grande impazienza di volere tutto e di volerlo subito. Ci ha trasformati, da essere ben pensanti, a esseri invidiosi e sempre più insoddisfatti; pronti a tutto per prevaricare e arrivare.
I social, poi, non hanno fatto altro che accrescere quella insoddisfazione e con la possibilità di esprimersi e di far esprimere tutti siamo siamo finiti nel caos. Nello stesso tempo, come disse anche il semiologo, scrittore e accademico Umberto Eco durante la consegna di una laurea honoris causa, i social sono il simbolo di un cultura sempre più onanistica, che esclude la gente da tanti contatti faccia a faccia. Durante la pandemia i social hanno infatti dato ragione al compianto semiologo, facendo nascere nuovi pseudo opinionisti e glorificando quell’ignoranza che invece dovrebbe essere arrestata e aiutata.
Scritto assieme a Ninfa Santoro, Users di Duilio Scalici dà ancora una volta una nuova e inquietante immagine di un’umanità corrotta, sotto molti punti di vista. Sono gli ostacoli e i contraddittori che s’incontrano sulla strada verso il progresso.
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