Mery per sempre – Il “J’accuse” di Marco Risi contro il sistema

Come si fa a condurre una vita felice? Molti potrebbero giustamente rispondere: “facendo le scelte giuste”. E se non si ha la possibilità di scegliere? Mery per sempre, diretto da Marco Risi, s’interroga proprio su questo.

La suddetta opera, uscita al cinema nel 1989, narra le vicissitudini di Marco (Michele Placido), un professore di lettere che avrà il coraggio di andare ad insegnare nel temuto riformatorio Malaspina di Palermo, luogo pullulante di soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Qui incontrerà ragazzi problematici che cercherà di aiutare spronandoli a vedere la vita sotto un diverso punto di vista.

Il regista di Soldati – 365 all’alba e Fortapàsc, con Mery per sempre realizza un vero e proprio “J’accuse” che condanna un sistema sociale malato che tende ad etichettare ogni singolo individuo. Michele Placido è magistrale nel calarsi nei panni di questo eroe borghese che, a differenza dei suoi colleghi, deciderà di non girarsi dall’altra parte. Marco per certi versi somiglia al celebre professor John Keating de L’attimo fuggente.

Tale personaggio interpretato dall’indimenticato Robin Williams allo stesso modo di quello incarnato da Placido cerca di addentrarsi impavidamente nelle falle del tessuto sociale, cercando di modificarlo al meglio. Tra i personaggi giovani presenti in Mery per sempre spiccano Natale (Francesco Benigno), una sorta di boss del gruppo accusato di omicidio, Pietro (Claudio Amendola), un giovane turbolento e irascibile e Mery (Alessandra Di Sanzo), una donna che suo malgrado si ritrova ad essere costretta in un corpo da uomo.

Da menzionare anche il talentuoso Tony Sperandeo, il quale si cala egregiamente nel ruolo di Turris, una guardia carceraria arrogante che abusa del proprio potere. Turris è l’emblema stesso di uno stato facinoroso e qualunquista che nutre interesse nel lasciare le cose come stanno. Buona parte dei ragazzi che hanno recitato nel film erano realmente detenuti o in regime di semilibertà. Pensate che Risi avrebbe voluto che Pietro venisse interpretato da Benigno. Quest’ultimo tuttavia non poteva in quanto la condanna, allora pendente, non gli avrebbe permesso di recitare in esterni.

Mery per sempre è un vero e proprio film d’impegno civile che rievoca il neorealismo e strizza l’occhio a registi del calibro di Francesco Rosi ed Elio Petri. La sequenza in cui Marco spiega ai suoi alunni i danni provocati dalla Mafia è da antologia e non può lasciare indifferente lo spettatore.

Tratto dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi, Mery per sempre ha ottenuto il plauso sia della critica che del pubblico. Questo ha spinto il produttore Claudio Bonivento a mettere in cantiere l’anno successivo il seguito del film dal titolo Ragazzi fuori. Correlato con il significato intrinseco di questo lungometraggio risulta essere il seguente aforisma del compianto fisico tedesco Albert Einstein: “Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo”.

Se queste possibilità verranno negate le persone saranno ineluttabilmente condannate ad essere assoggettate ad una società in cui si è destinati a rimanere Mery per sempre.

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