Jakob il bugiardo – Robin Williams e la tragedia dell’olocausto

Jakob il bugiardo (Jakob the Liar) è un film del 1999 diretto da Peter Kassovitz. Tratto dall’omonimo romanzo di Jurek Becker, il testo era già stato tradotto in pellicola nel 1975 con il film di Frank Beyer.

Protagonista della versione del ’99 è Robin Williams, al quale fanno compagnia altri grandi interpreti come Liev Schreiber, Alan Arkin, Bob Balaban, Armin Mueller-Stahl e Mathieu Kassovitz, figlio del regista.

Jakob il Bugiardo (1999)

Considerato come uno dei migliori comici che il cinema abbia mai avuto, forse il più divertente, è bello vedere Williams calarsi in un personaggio drammatico con la stessa semplicità che metteva per fare ridere. Assieme a Kassovitz, ebreo scappato alle barbarie naziste dalla natia Ungheria, Williams restituisce la memorabile interpretazione di un ebreo in mezzo alla tempesta, sebbene il film non abbia ottenuto il successo sperato.

Jakob il bugiardo – La trama

1944: nel ghetto di una cittadina polacca vivono gli scampati ai campi di sterminio in condizioni di terribile miseria. Uno di questi è Jakob che, entrato nel Kommandatur in cerca di cibo, ascolta alla radio la notizia che le truppe dell’Armata Rossa sono ormai alle porte della città.

Immediatamente corre ad avvertire i suoi compagni i quali, conoscendolo, non gli credono. Ma quando si sparge la notizia che Jakob ha una radio, cosa che per un ebreo era proibito avere pena la morte, l’uomo, sentendosi rispettato e trattato con rispetto, decide di dare loro soddisfazione. Fantasticando un po’ inventa le notizie più disparate dando alla sua gente in filo di speranza.

Ma i russi non si vedono e il rastrellamento si fa sempre più pesante. Riaccesi gli animi, Jakob viene già visto come eroe, ma il capo della Gestapo, venuto a sapere della radio, inizia a cercare il colpevole.

Jakob il bugiardo, accolto freddamente alla sua uscita, fu accusato di non attenersi molto alla finzione. Partendo da una storia di fantasia voleva a tutti i costi cercare il realismo, scadendo in interpretazioni non convincenti e in una trama sconclusionata.

Il film di Kassovitz, infatti, si perde un po’ per strada. Cerca di usare lo stesso metodo che Benigni aveva usato per dirigere il pluripremiato La vita è bella, o che si vedeva in altri film, tentando di descrivere in maniera originale l’olocausto. Metodo questo che, come si può vedere, non sempre funziona. Invece di un’opera tragicomica assistiamo solo ad un film con un leggero filo d’humor. Opera che, tuttavia, non prende mai lo slancio, né per un’opera totalmente di finzione e comica né per una più drammatica e storicamente esatta. Nel finale manca totalmente il dramma consapevole che gli si voleva dare. Tutto resta frammentato e un po’ offuscato.

Al contrario di quanto la critica aveva detto a suo tempo, Jakob il bugiardo si regge, un po’, solo grazie all’interpretazione degli attori; specialmente quella di Williams che è già di per sé un comico tragico. Nonostante non sia uno dei più citati, il film di Kassovitz resta pur sempre un documento cinematografico sulla Shoah da vedere.

Robin Williams in una scena del film.

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