Viva l’Italia (2012) è il secondo lungometraggio diretto da Massimiliano Bruno, regista, autore e attore conosciuto anche per il ruolo di Nando Martellone nella fortunata serie Boris. Il film, con gli stilemi tipici della commedia italiana di massa, racconta lo sfacelo politico e sociale dell’Italia degli anni Dieci.
Il grande protagonista del film è l’Onorevole Michele Spagnolo, interpretato da Michele Placido. Spagnolo è il leader di un importante partito politico di ispirazione conservatrice, che incarna tutti gli stereotipi del politico italiano: corrotto, ipocrita e puttaniere. Proprio durante una sessione di danza con una escort, all’onorevole viene un ictus. Nulla di grave, se non per un lieve danno al cervello, legato alla zona dei freni inibitori. L’onorevole non ha più controllo e dici e fa quello che pensa, senza operare nessun filtro.
I suoi familiari, accorsi subito in ospedale appena appresa la notizia, sono i primi a rendersi conto della gravità del problema. La moglie e i tre figli sono i primi a subire la bordate di sincera verità del padre.

Valerio Spagnolo, interpretato da Alessandro Gassman, è un dirigente d’azienda con una moglie che lo tradisce e un figlio che non lo rispetta. Senza la raccomandazione del padre, ovviamente, data la sua inettitudine non sarebbe in quella posizione.
Susanna Spagnolo, interpretata da Ambra Angiolini, è una pessima attrice che continua a lavorare in spot pubblicitari e fiction di dubbio gusto solo perché il padre la copre politicamente.
Estraneo a queste logiche di raccomandazione sembra essere Riccardo Spagnolo, interpretato da Raoul Bova. Riccardo è medico in un disastrato ospedale pubblico, dove i pazienti vengono costantemente rimpallati alla clinica privata del primario. Di sinistra, ripudia ogni raccomandazione e sogna un mondo ideale dove possa vigere solo la meritocrazia.
La malattia del padre costringerà tutti e tre i figli a crescere, chi in modo chi in un altro. Senza più la protezione politica del padre, ormai fuori dai giochi per la sua condizione, la famiglia Spagnolo deve riassestarsi su una nuova normalità.
Viva l’Italia esce in un momento storico particolare, dopo la caduta del quarto governo Berlusconi e in pieno governo Monti. In quegli anni, dopo la crisi economica e il terremoto de L’Aquila, la sfiducia regna sovrana. La politica è vista come qualcosa di distante ed estranea dalle esigenze dei cittadini. Il film di Massimiliano Bruno riassume al meglio quel crescente sentimento antipolitico che si faceva strada nel Paese.
Viva l’Italia è una commedia divertente, con una comicità tra il populista e il sagace. Alterna momenti di alta trivialità, favorita anche dal carattere dei protagonisti, a momenti di intensa riflessione politico-sociale.
Dopo Nessuno mi può giudicare (2011), Massimiliano Bruno continua sulla scia della riflessione sull’attualità italiana. Tornano i temi della precarietà del lavoro, e dell’ingiustizia sociale, calati in questa seconda opera in un contesto differente. A uscirne con le ossa rotte è la politica, descritta nel film come l’arte di mentire spudoratamente e costantemente.
Perdendo i freni inibitori e la capacità di mentire, Michele Spagnolo viene esiliato da tutti i suoi colleghi di partito.
Viva l’Italia si conclude comunque con una speranza. La speranza che almeno qualcosa si possa aggiustare, e che, in fondo, non è mai troppo tardi per cercare di rimediare ai propri errori.