Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata è una divertente dramedia del 1971. Il film diretto da Luigi Zampa, che per fare prima chiameremo Bello, onesto, emigrato Australia…, tocca un tema così serio e drammatico come quello dell’emigrazione, che con la faccia bambocciona di Alberto Sordi e la bellezza di Claudia Cardinale si trasforma facilmente in un’opera ironica e grottesca, degna della commedia italiana.
Il filo conduttore di questa storia, oltre all’emigrazione, è la tratta di mogli che dall’Italia vanno a sposarsi dall’altra parte del mondo con uomini che hanno conosciuto molto tempo prima o solo tramite lettere. Lettere che, il più delle volte, sono state scritte e spedite con l’aiuto dei preti missionari che aiutano i migranti a trovare una compagna. Molti di questi esuli, lontani dal Belpaese, vedono riscattata la propria voce grazie all’interpretazione di un Sordi stralunato e confuso sia dal punto di vista linguistico che psicologico.
Dall’altra parte c’è anche il dramma di donne che, disposte a migliorare la propria condizione sociale, accettano di trasferirsi in Australia sperando di andare a star meglio, tollerando anche l’idea di un matrimonio al buio, in cui spesso si può nascondere l’imbroglio. Il disagio di queste ultime si rende concreto con Claudia Cardinale, anch’essa volto storico della commedia italiana dai tempi de I soliti ignoti.
Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata – La trama
L’italiano Amedeo Foglietti, da vent’anni in Australia, stanco di vivere da solo con l’aiuto di Don Anselmo riesce a mettersi in contatto con una donna italiana di nome Carmela la quale sarebbe contenta di raggiungerlo. Vista la fotografia della donna che la ritrae bella e affascinante, Amedeo è sicuro di essere rifiutato per via del suo aspetto, come già era successo in precedenza. Messosi d’accordo con Giuseppe Bartone, anche lui immigrato in Australia, Amedeo scambia le foto mandando a Carmela quella dell’amico; quest’ultimo molto più bello e attraente.
Come volevasi dimostrare, Carmela ne rimane entusiasta, eppure anche lei imbroglia il povero Amedeo, nascondendo che in realtà è una prostituta. La donna, che vede nella proposta dell’uomo un buon motivo per fuggire da quella vita, dopo essere scappata dalle grinfie del suo protettore, s’imbarca su un aereo e vola verso l’Australia. Amedeo, una volta resosi conto del carattere forte e sanguigno di Carmela, ha paura a confessarle subito il suo grande segreto e perciò inizia un viaggio lunghissimo per raggiungere la lontana Bun Bun Ga. Viaggio in cui ne succedono di tutti i colori e durante il quale il rapporto fra i due si consoliderà.
Eppure Carmela, proprio perché non sa chi sia veramente Amedeo, non sentirà mai un vero trasporto verso quell’uomo un po’ sfortunato, ingenuo e pieno di acciacchi fisici. E quando la verità sarà finalmente svelata, Carmela reagirà nell’unica maniera che conosce: con una bella coltellata.
Gli attori e il film
Scritto assieme a Rodolfo Sonego, il film fu girato in piccola parte a Roma. Tutto il resto venne filmato interamente in Australia, in località come Brisbane, Broken Hill, Sydney e Cairns. Veri e propri aborigeni australiani rendono la pellicola avventurosa e più spericolata, interessante dal punto di vista antropologico e culturale. La cosa più affascinante resta comunque la presenza di veri e propri emigrati italiani che, con la loro storia e i loro volti, con la loro miseria o la loro fortuna, danno all’opera di Zampa un che di vero e infinitamente drammatico.
Bello, onesto, emigrato Australia… è un’opera straordinaria che va a colmare una carriera, com’è stata quella di Zampa, già ricca di successi. Il film è sicuramente molto divertente; forse uno dei migliori film comici di quel periodo. Spassoso non solo per via della storia che è di per sé assurda, ma soprattutto grazie agli attori. La seria bellezza della Cardinale si scontra con la mimica facciale di un Sordi che, di tanto in tanto, rifà il verso a Oliver Hardy. Nei suoi improvvisi attacchi epilettici, infatti, tornano tutti quei tic che solo un attore come Sordi poteva fare.
Il ruolo dell’ex prostituta calabrese, burbera ma bellissima, calza a pennello a Claudia Cardinale grazie al quale vince il David di Donatello. L’attrice riesce, infatti, a tenere testa ai tempi comici e spesso improvvisati di Sordi. Dopo film apparentemente più seri e, perché no, anche impegnati come C’era una volta il West e Nell’anno del signore, la Cardinale vola in Australia per partecipare assieme ad Albertone a un film che è obbligato a rimanere nella storia del cinema italiano.
Assieme ai due protagonisti appaiono altri volti noti del cinema nostrano come Riccardo Garrone, Tano Cimarosa, Corrado Olmi e Angelo Infanti. Il resto del cast è arricchito da veri emigrati e da attori non professionisti.
L’immigrato italiano, lo shock e la maledizione dell’Italia.
Il grande e immortale mattatore incarna perfettamente l’altro immigrato, quello che invece della fortuna si scontra con un mondo che mina il suo essere non solo dal punto di vista psicologico ma anche fisico.
Amedeo è il prototipo dell’italiano che non sposerà mai il paese di adozione e, per quanto ci provi, non riuscirà mai ad assimilare gli usi e i costumi della società australiana. Tuttavia questo non riguarda solo Amedeo, ma anche tutti gli altri italiani che, come lui, si ritrovano in un paese che non riconosceranno mai come il loro.
Gli ampi spazi australiani che Zampa filma e riporta, straniano l’italiano. Immerso in un mondo diverso, si scontra con tutti i problemi che l’emigrazione può portare. Lo shock che ne deriva non è solo culturale e sociale; è anche uno shock microbico. Il contatto con un nuovo clima si fa sentire e lo vediamo nel personaggio di Amedeo. Dopo anni passati in miniera e poi a tagliare la foresta, il protagonista è colto da una serie di piccoli ma costanti malanni come l’epilessia, la malaria e la silicosi che minano il suo fisico. A questo si lega anche la grande nostalgia per il suo paese. Nostalgia che lo mette in contatto con tutti gli altri immigrati, obbligati a lasciare lo stivale per un lavoro e una vita migliore.
Il tema dell’emigrazione italiana era stato già trattato in pellicole di culto: una fra tutte Pane e cioccolata di Franco Brusati. Nel film con Nino Manfredi, e anche in Bello, onesto, emigrato Australia…, nonostante altrove le opportunità lavorative abbondino, il desiderio di tornare a casa è costante. Anzi, esso diventa una malattia stabile, proprio come la silicosi del povero Amedeo.
Questa è e sarà sempre la maledizione dell’Italia e di tutti colori che sono fuggiti o che pensano di farlo; in altre parole amare alla follia un paese in cui è impossibile vivere. La condanna dell’italiano, in particolar modo dell’immigrato italiano, è lavorare all’estero per accumulare soldi per poi tornare in Italia. Più che un riscatto sociale è un girone dantesco infinito, che non si arresterà fino a quando l’Italia non deciderà di rinnovarsi e rinascere.
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