A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 il cinema di Carlo Verdone subì una vera e propria metamorfosi. Il regista romano esordì al cinema nel 1980 con Un sacco bello, pellicola ad episodi che riproponeva tre personaggi interpretati con successo dallo stesso Verdone nel celebre programma televisivo Non Stop. Successivamente riprese la medesima formula nel successivo Bianco, rosso e Verdone fino ad arrivare a Borotalco, commedia brillante nella quale Verdone abbandonò il fregolismo degli esordi per approdare ad un cinema più maturo e consapevole. Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992) è indubbiamente una delle opere più riuscite di Verdone.
In quest’ultimo film, Carlo Verdone interpreta Bernardo, un giornalista romano appassionato di musica afflitto da disturbi di natura ansiogena. Durante una seduta di psicanalisi, incontrerà Camilla (Margherita Buy), una donna affascinante e nevrotica che nel bene e nel male gli cambierà la vita. I due, avendo gli stessi tipi di problemi, si sosterranno a vicenda e proveranno a superare tutte le loro paure irrazionali che gli condizionano l’esistenza.
In Maledetto il giorno che t’ho incontrato Verdone strizza l’occhio a Woody Allen realizzando un lungometraggio catartico attraverso il quale l’inossidabile regista romano si mette completamente a nudo. Verdone elogia la fragilità e invita lo spettatore a non vergognarsi delle proprie debolezze. Pertinente a tal proposito risulta essere il seguente aforisma del celebre scrittore italiano Alessandro D’Avenia: “L’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti.”
Maledetto il giorno che t’ho incontrato mette inoltre alla berlina una società in cui viene tollerata l’assunzione di droghe pesanti e si condannano allo stesso tempo coloro che consumano ansiolitici. In una sequenza molto significativa del film infatti, a Bernardo un’amica dirà schiettamente che nessuno vuole più avere a che fare con lui a causa del suo status depressivo. Contemporaneamente vediamo l’agente cocainomane di Bernardo pienamente inserito in un contesto sociale prettamente denigratorio e superficiale.
Sarebbe però sbagliato relegare il film in questione a “pellicola sulla depressione”. Maledetto il giorno che t’ho incontrato infatti è una commedia romantica d’oltralpe dal respiro internazionale che si concede una parentesi nella suggestiva Cornovaglia e omaggia persino Jimi Hendrix, uno dei musicisti preferiti da Verdone.
Il regista e attore romano, coadiuvato in fase di sceneggiatura dalla fida Francesca Marciano, realizza uno script vivace e dinamico che approfondisce i personaggi e trova il suo punto forte nei dialoghi. La coppia Verdone-Buy fa faville. L’insicurezza e il candore del primo si sposano alla perfezione con l’irrequietezza e la dolcezza della Buy. La sequenza in cui essi riversano sul letto una busta piena di psicofarmaci è da antologia. I due dopo aver celato l’uno all’altro le proprie insicurezze compiranno questo atto liberatorio con il quale si toglieranno quella maschera pirandelliana che indossano per non farsi fagocitare dalla realtà quotidiana che li circonda.
Uscito nelle sale nel 1992 Maledetto il giorno che t’ho incontrato ha incontrato il favore sia del pubblico che della critica, arrivando ad ottenere ben cinque David di Donatello tra cui quello per la miglior sceneggiatura e quello per il miglior attore protagonista.
Correlate con il significato intrinseco del film risultano essere le seguenti parole del compianto filosofo rumeno Emile Michel Cioran: “La sola cosa che possa salvare l’uomo è l’amore. E se molti hanno finito per trasformare in banalità questa asserzione, è perché non hanno mai amato veramente.”
Consiglio dunque spassionatamente a tutti voi la visione di questo capolavoro verdoniano. Benedetto il giorno in cui si sono incontrati artisticamente Carlo Verdone e Margherita Buy!
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