La famiglia è un Kammerspiel memorabile, un racconto intenso e appassionato sul Novecento diretto da Ettore Scola. In quel lontano 1987 il regista firma uno dei suoi capolavori. Questo film in particolare andrà immediatamente a fare compagnia a tutte quelle pellicole da lui stesso dirette, diventate col tempo un patrimonio artistico e cinematografico incommensurabile.

Vittorio Gassman è il personaggio principale attorno al quale ruota, nasce e si sviluppa il film di Scola. Tuttavia il mattatore non è il solo a dominare la scena. In quest’opera plurale si narrano le vicende di una famiglia benestante romana. Per i bagni, nei corridoi, nei salotti, in cucina e per le camere da letto di quello storico appartamento sfilano personaggi di ogni sorta; che poi non sono altro che grandi attori del nostro cinema come Stefania Sandrelli, Carlo e Massimo Dapporto, Athina Cenci, Sergio Castellito, Fanny Ardant, Renzo Palmer, Monica Scattini e Philippe Noiret (solo per citarne alcuni).
La famiglia – La trama
Il film si apre nel 1906 con il battesimo di Carlo, nome datogli in onore dell’anziano nonno il quale, durante gli anni, ha formato una numerosa famiglia, ora riunitasi per festeggiare e prendere parte a quel lieto evento. Veniamo a conoscenza del padre e della madre di Carlo, dello zio Nicola e delle tre zie zitelle, Margherita, Luisa e Ornella, che non fanno altro che litigare. Gli anni passano e nuovi volti subentrano nella storia, mentre Carlo cresce in quella casa accogliente e viva fino a diventare professore.
Conosce la giovane Beatrice ma allo stesso tempo perde la testa per la sorella Adriana: amore che porterà avanti per tutta la vita. S’instaura la dittatura fascista in Italia, scoppia la guerra e in men che non si dica si arriva alla proclamazione della repubblica. Molti se ne vanno, alcuni muoiono ed altri arrivano come i figli di Carlo e Beatrice o la futura moglie di Giulio. Tornerà anche Adriana che farà rivivere in Carlo i ricordi di quand’era ragazzo e quell’attrazione mai placata. Non cambia solo la fisionomia di quella famiglia; al di fuori di quelle mura anche la società muta e in fretta. Il film infatti si conclude nel 1986 dove un Carlo ormai anziano e vedovo festeggia i suoi ottant’anni con i figli e i nipoti.
L’amore è come la tosse, non si può nascondere.
La famiglia (1987)
La famiglia è un dramma che percorre quasi un secolo; è un affresco come solo Scola sapeva fare, racchiudendo in una piccola scatola un universo complesso e infinite vicende fra loro interconnesse. Come in un carillon che si schiude piano piano anche in questo film una melodia sublime nasce e poi continua, fino a quando la scatola armonica non è richiusa. A differenza di un carillon, che ripete le stesse note, nel film di Scola l’armonia cambia sempre. Tutto si stravolge, nuove note si aggiungono, anche se alla fine anche questa musica deve finire. Finisce com’era iniziata, con la senilità da una parte e la giovinezza ancora vigorosa dall’altra.
La nomination agli Oscar come Miglior film straniero nel 1988 non convinse tuttavia l’Academy, che preferì aggiudicare l’ambita statuetta a Il pranzo di Babette, del regista danese Gabriel Axel. In Patria invece il film trovò il grande consenso e tanti onori, vincendo 6 David di Donatello e 6 Nastri d’argento. La famiglia, girato interamente in un appartamento sito nel rione Prati, parla di un nucleo familiare che durante gli anni perde quella condizione sociale aristocratica e poi borghese per assuefarsi ad una realtà che, almeno all’epoca, cercava di livellarsi. Con il tempo si è visto che ciò non è mai realmente accaduto.
Le rilevanti vicende di un’Italia che si trasforma si riflettono anche sulla famiglia di Carlo e Beatrice. Quest’ultimi, vedono quell’atmosfera di grande benessere a cui erano erano abituati disintegrarsi con scelte sbagliate, con modelli politici fallimentari e con ideali non realizzabili nella modernità. Il prestigio e lo status di famiglia nobile e di un certo rigore, così come l’aveva costruita il vecchio patriarca, si sfalda con la grande società di massa sempre più frammentata. I mutamenti sociali e politici, e la perdita di valori che avevano fatto dell’uomo vecchio un nuovo individuo, cancellano definitivamente quel passato.

Scola ci mostra tutto questo ma sempre restando entro in confini domestici. Allo spettatore basta poter immaginare il resto anche attraverso le interpretazioni di un Gassman in stato di grazia e di Stefania Sandrelli, di nuovo diretti insieme da Scola dopo C’eravamo tanto amati e La terrazza.
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