Marlon Brando Top10 – Dieci ruoli del selvaggio di Hollywood

Marlon Brando è considerato una delle colonne portanti del cinema, non solo americano ma mondiale. Nato il 3 aprile del 1924 e scomparso nel 2004, la sua carriera è stata glorificata e coronata ben due volte dall’Oscar; uno nel 1955 e uno nel 1973. Ciononostante l’esistenza di quest’attore è anche piena di drammi e problemi legati al suo temperamento selvaggio che non volle piegarsi a quell’industria cinematografica rigida e dispotica.

Marlon Brando Top10.
Marlon Brando.

Brando è, infatti, considerato un precursore di una recitazione nuova e sperimentale, fuori dalla norma e davvero rivoluzionaria. Lo stesso si potrebbe dire della figura pubblica dell’attore. Anche in questo caso Brando potrebbe essere visto come anticipatore di un modo di vivere e di essere che incontra il pettegolezzo e che ha a che fare con la ferocia della critica. Con una carriera lunga e piena di alti e bassi, Marlon Brando conobbe il successo negli anni Cinquanta con film come Un tram che si chiama desiderio e Il selvaggio. In seguito precipitò in un dimenticatoio durato all’incirca un decennio, dopo una serie di film rivelatisi dei veri insuccessi commerciali.

Saranno gli anni Settanta a far riaccendere la scintilla, permettendo ad alcuni registi, come Francis Ford Coppola, di riscoprire Brando come un maestro da seguire. Con cult movie quali Il padrino e Ultimo tango a Parigi il pubblico poté godere ancora del suo charme e della sua bravura, mentre la critica riscoprì le sue potenzialità, riabilitando il lato artistico di un genio della recitazione. Sul lato privato e sentimentale, però, la sua vita sarà sempre accompagnata dalla tragedia, dalle tante mogli, dai rapporti con ragazze e ragazzi e da scelte non sempre felici.

Un titano, un’artista dai mille volti ma anche un uomo difficile, impetuoso, ribelle e a volte incompreso. Per celebrare un gigante del cinema, ecco una lista dei dieci ruoli più indimenticabili di Marlon Brando.

#1 Don Vito Corleone (Il padrino, 1972)

Il ruolo che tutti conoscono, anche chi non ha mai visto il capolavoro di Coppola. La parte del boss italo-americano che governa e consiglia amici e conoscenti è l’interpretazione per antonomasia, la parte che rilanciò Brando nel mondo dello spettacolo, facendolo diventare per sempre un’icona molto più apprezzata e stimata di quanto non lo fosse già prima.

Coppola, che volle a tutti i costi Brando per interpretare Don Vito Corleone, pena l’abbandono del progetto, volò in California per incontrare l’attore e fargli fare il provino, al quale Brando si presentò con del cotone in bocca. Questo aspetto da bull dog convinse definitivamente il regista e persino i produttori. Quest’ultimi, infatti, a causa dei flop precedenti di Brando e data la sua natura indisciplinata, avevano offerto la parte ad altri mostri sacri del cinema come Orson Welles e Gian Maria Volonté. Coppola, tuttavia, fu inflessibile: “Brando è l’unico che può interpretare il padrino!”. Il ruolo gli valse il secondo premio Oscar come migliore attore protagonista.

Il Padrino, regia di Francis Ford Coppola.
Il padrino (1972).

#2 Johnny Strabler (Il selvaggio, 1953)

Primo ruolo da protagonista di Brando, quello di Johnny Strabler, lo scapestrato capo della banda delle motociclette che va in giro a creare scandalo e confusione nella tranquilla e opulenta America degli anni Cinquanta. Diretto dall’ungherese László Benedek, Il selvaggio (The Wild One) è il ruolo che consacra l’attore nella sua prima fase dorata del cinema. Tale ruolo infatti, oltre a calzargli a pennello, rimarrà per molti anni inchiodato alla sua faccia.

Capostipite dei film on the road, dove giovani delinquenti e le loro “marachelle” sono i protagonisti di storie intense ed entusiasmanti. Il film resta un cult anche se Brando, col suo giacchetto di pelle, i jeans, gli stivaletti e il cappello, resta la personificazione perfetta di una generazione  diversa e rabbiosa.

#3 Terry Malloy (Fronte del porto, 1954)

Fronte del porto (On the Waterfront), per la regia di Elia Kazan, narra la storia di uno scaricatore di porto, Terry Malloy, che per migliorare la sua situazione sia economica che sentimentale, è costretto a mettersi contro lo spietato boss Johnny Friendly. Ma facendo così, si metterà contro anche suo fratello Charley Malloy, braccio destro di Friendly.

Il Terry di Brando è un uomo a metà strada fra un eroe negativo e un paladino romantico. Lo sguardo dell’attore, il suo modo di recitare, trasudano tutto il dramma di un giovane disperato e tutto il peso di un’esistenza vissuta ma solo a metà. A fianco di Brando ci sono attori del calibro di Lee J. Cobb, Rod Steiger, Karl Malden e l’allora giovanissima Eva Marie Saint. Eppure, fra questo quadro noir di volti, quello di Marlon spicca in alto e brilla con maggiore forza. 8 premi Oscar, tra cui Brando come migliore attore protagonista.

Marlon Brando in Fronte del porto.
Fronte del porto.

#4 Stanley Kowalski (Un tram che si chiama Desiderio, 1951)

“C’è chi l’alcol lo tocca di rado, ma si fa toccare da lui”, frase che riassume il personaggio interpretato da Brando, quello di Stanley Kowalski. Nel film Un tram che si chiama desiderio (A Streetcar named Desire), diretto sempre da Kazan, il ruolo di Marlon è quello di un burbero, rozzo e primitivo individuo che dopo aver ospitato la sorella della moglie in casa per riprendersi dall’esaurimento nervoso, la violenterà facendola poi finire in un manicomio.

Storia di donne; Blanche e Stella DuBois, interpretate rispettivamente da Vivien Leigh e Kim Hunter, sono imprigionate in un mondo maschilista, in cui il padrone è proprio Stanley. Brando e Leigh insieme sono forse l’emblema stesso del cinema di Kazan. La loro vicenda, tratta dalla pièce teatrale di Tennessee Williams, ruota attorno a questa relazione in cui l’amore si mescola col sesso destabilizzando ogni rapporto. Probabilmente una delle storie più famose e acclamate del teatro e della settima arte.

#5 Walter E. Kurtz (Apocalypse Now, 1979)

Brando si vede per pochi istanti e quasi sempre al buio; questa era una clausola precisa del contratto perché l’attore non voleva fare vedere il suo palese ingrassamento. Tuttavia, l’immagine che Marlon Brando dà del Colonnello Kurtz, pelato e avvolto nell’oscurità, è di per sé una perla in un film che ha fatto la storia. Apocalypse Now, nonostante la straziante e lunghissima lavorazione, è a tutti gli effetti uno dei film di guerra più belli di sempre.

Così il ruolo di Kurtz, seppur breve, è un altro meraviglioso gioiello nella filmografia di questo interprete. Brando si palesa solo alla fine, ma la sua figura aleggia come uno spirito in attesa per tutta la durata dell’opera. Anche se l’avventura fra il Vietnam e la Cambogia del tenente Willard (Sheen) è un’odissea davvero indimenticabile, la destinazione finale e l’incontro con Kurtz ci fanno scalpitare e non vediamo l’ora che arrivi quel momento.

Apocalypse Now (1979).
Il colonnello Walter Kurtz.

#6 Paul (Ultimo tango a Parigi, 1972)

Jean Paul Belmondo aveva detto di no al film, tacciando Bernardo Bertolucci di essere un pornografo. Alain Delon avrebbe anche accettato la parte, ma solo a patto che fosse stato lui il produttore del film; cosa che naturalmente non andava per niente bene al regista emiliano. L’unico che disse di sì a Bertolucci per il ruolo in Ultimo tango a Parigi, senza troppe presunzioni o richieste, fu proprio Brando che, presentandosi inaspettatamente e all’improvviso, si candidò per interpretare il personaggio dell’americano Paul.

Anche in questo frangente l’accostamento uomo-donna è sublime e azzeccato. Brando, uomo ultracinquantenne in piena crisi, e Maria Schneider, fresca e ancora ingenua attrice; un’accoppiata rimasta negli annali ma che scatenò non poche controversie e accuse. Dopo l’uscita del film, l’opera fu sequestrata e Bertolucci e Brando querelati per oltraggio al senso del pudore. La Schneider, dal canto suo, accusò per anni il regista e l’attore di averle tenuto nascosto la scena dello stupro –quella ormai nota come la Scena del burro-, facendogliela interpretare senza il suo consenso.

Una delle scene iniziali di Ultimo tango a Parigi.

#7 Fletcher Christian (Gli ammutinati del Bounty, 1962)

Gli ammutinati del Bounty (Mutiny on the Bounty), tratto dal romanzo del 1932 di Charles Nordhoff e James Norman Hall, è un cult del cinema diretto da Lewis Milestone. Affiancato da Richard Harris e Trevor Howard, Brando dà forse una delle sue interpretazioni più leggendarie, sebbene all’uscita del film, il suo Fletcher Christian, primo tenente del Bounty, non fu molto apprezzato dalla critica.

Famosa non resta tanto l’interpretazione degli attori, quanto la lavorazione del film. Brando e Harris si ritrovarono più volte a improvvisare e scherzare durante le riprese diventando, anche se non proprio amici, sinceri simpatizzanti. Lo stesso avvenne anche con Trevor Howard, che nel film interpreta il Capitano William Bligh. Fra i due c’erano molti disaccordi ma allo stesso tempo un grande rispetto reciproco.

#8 Sir William Walker (Queimada, 1969)

Film di Gillo Pontecorvo, Queimada fa parte della filmografia di un regista noto per il suo impegno civile. Dopo La battaglia di Algeri e Kapò, Pontecorvo vola in Colombia per dirigere con dei veri nativi una storia che ruota attorno allo schiavismo e all’imperialismo portoghese in un’immaginaria isola delle Antille. Protagonista della pellicola è Marlon Brando, ancora una volta in veste d’inglese. Egli è infatti un agente in incognito che deve fomentare la rivoluzione per rovesciare il regime del Portogallo.

Personaggio freddo e astuto come un serpente, l’attore dà a questo antieroe un tono distaccato e indifferente nei riguardi della vera situazione di povertà e tragedia in cui vivono i nativi dell’isola. Questo fa si che il personaggio interpretato dal grande Marlon sia anch’esso un colpevole e un responsabile di quella storia pietosa e terribile.

Queimada, di Gillo Pontecorvo.
Queimada (1969).

#9 Ogden Mears (La contessa di Hong Kong, 1967)

Marlon Brando e Sophia Loren diretti da Charlie Chaplin in quello che fu poi l’ultimo film del grande Charlot. La contessa di Hong Kong (A Countess from Hong Kong) racconta le vicende del ricco Ogden Mears che, durante un viaggio per mare sul suo yacht, si ferma ad Hong Kong dove conosce la bella Natasha Alexandroff. Quest’ultima, fuggita dalla Russia, vuole rifugiarsi negli Stati Uniti per ricostruirsi una vita.

Pellicola di scarso successo di un Chaplin ormai sul viale del tramonto. Per Brando è un ruolo accettato in un periodo davvero buio, in cui la sua stella sia era momentaneamente offuscata. Resta famoso il duetto con la Loren, ma niente di più. Unica soddisfazione, lavorare per Chaplin, anche se in un film chiaramente minore.

#10  Max (The Score, 2001)

Ultimo film di Brando in cui recita a fianco di Robert De Niro. Il vecchio e il giovane Vito Corleone s’incontrano; quello del primo capitolo de Il padrino e quello del secondo atto. In altre parole, il vecchio cinema incrocia il nuovo, sebbene anche De Niro sia anche lui un attore arrivato. È meraviglioso veder recitare due icone legate non solo dallo stesso personaggio, ma anche dall’Oscar per la stessa interpretazione.

Diretto da Frank Oz, The Score rende omaggio ad un attore irripetibile che, dopo quest’ultimo ruolo, si allontanerà per sempre dalle scene. In un’opera dove un inesperto ladruncolo deve confrontarsi con il professionista De Niro, quella di Brando è una parte che dà quel tocco di mistero in più alla storia. Max è il ruolo con il quale l’attore dà definitivamente il suo addio al cinema e a quel mondo che nel tempo lo ha fatto diventare una leggenda e lo ha mitizzato, ma, simultaneamente, lo ha più volte sottovalutato, misconoscendo il suo estro.

The Score, 2001, regia di Frank Oz.
The Score (2001). Brando e De Niro in una scena del film.

Leggi anche: Robert De Niro Top10 – I dieci grandi ruoli del toro di New York.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *