“I fantasmi non esistono Professore. Li abbiamo inventati noi. Siamo noi i fantasmi!”. Con la celebre battuta di Questi fantasmi di Eduardo De Filippo, entriamo nel mondo del teatro e del paranormale con il film Magnifica presenza, scritto e diretto da Ferzan Özpetek . Il regista turco costruisce un dramma cercando di intrecciare e mettere insieme più generi e influenze. Nello stesso momento tenta di uscire da quel cinema un po’ distaccato degli ultimi vent’anni.
Con Elio Germano, Beppe Fiorello e Margherita Buy, Magnifica presenza è sì la ripresa di storie di spiriti e spettri riportate su un tessuto nostrano e più quotidiano; eppure Özpetek non ricerca la commediola leggera. Come in Napoli Velata, il regista riprende il tema dei fantasmi per parlare sia del passato, sia del presente di questo paese, scorgendo all’orizzonte un probabile, ma non certo, futuro. Il film utilizza un metodo narrativo che a un primo momento potrebbe sembrare lieve e innocuo e lo fa per toccare argomenti che ad oggi risultano ancora scottanti e scomodi come l’omosessualità. Forme d’arte, come quella cinematografica e teatrale, si auto citano; Magnifica presenza è infatti anche un’opera che nasce nel teatro e poi si mescola alla realtà abbellendola e al contempo fossilizzandola.
Magnifica presenza (2012) – La trama
Pietro Pontechiavello (Germano) è un ragazzo omosessuale originario della Sicilia. Per amore si trasferisce a Roma nella speranza di coronare i suoi sogni: fidanzarsi con Massimo, uomo col quale aveva passato anni prima una notte di passione, e diventare un attore. Aiutato dalla cugina Maria (Paola Minaccioni), Pietro trova una bella casa ma sfortunatamente per lui, nonostante sia riuscito ad incontrare Massimo, quest’ultimo lo rifiuta ordinandogli di sparire dalla sua vita. A questo si aggiunge il continuo fallimento nel campo del cinema e la scoperta che la casa è occupata da degli strani individui vestiti elegantemente. Quando si rende conto che è l’unico che può vederli, Pietro intuisce che in quelle presenze c’è qualcosa di strano.
Essi sono infatti fantasmi, ombre di attori defunti (anche se non sanno di esserlo) che un tempo avevano fatto parte della Compagnia teatrale Apollonio. Costretti a fuggire dai nazisti e dai fascisti perché cospiratori del regime mussoliniano, avevano trovato riparo in una piccola stanza all’interno dell’appartamento preso ora in affitto da Pietro. Convinti di essere vivi e di trovarsi ancora negli anni ’40, chiedono aiuto al giovane, suggerendogli di cercare una certa Livia Morosini (Anna Proclemer), anche lei attrice nella compagnia.
Solo grazie all’incontro con il misterioso personaggio che risponde al nome di Badessa (Mauro Coruzzi, alias Platinette) Pietro riesce a mettersi in contatto con l’ormai vecchia e stanca Morosini. Quest’ultima, dapprima finge di non sapere niente cacciandolo. Successivamente, tornerà dal ragazzo e sarà proprio in quel momento che Pietro verrà a sapere tutta la verità sull’attrice e sui membri della compagnia.
Realtà o Finzione?
Come all’interno di quel teatro, dal quale i componenti della compagnia furono costretti a scappare durante la guerra, Magnifica presenza si apre e si chiude all’interno di una bolla. Un luogo chiuso e apparentemente al sicuro dove il regista fa muovere i suoi personaggi. Dentro questo gioco pirandelliano (la parola d’ordine fra gli attori è difatti “Finzione, Finzione”, frase tratta da Sei personaggi in cerca d’autore), i poveri interpreti ormai fantasmi cercano un pizzico di realtà. Restano tuttavia legati a quel teatro, a quei ruoli e a quella fatidica notte. Pietro, che è l’unico disposto a credere e a vedere, è per loro il solo appiglio per fuggire da lì e trovare finalmente pace. Come un capocomico, infatti, ricollega ogni tessera di quel dramma, darà a tutti il nuovo copione dove è scritta la verità e dove è riportato il loro destino.
È impossibile non collegare questa pellicola con il grande significato che si cela dietro una delle opere teatrali più belle e importanti del teatro italiano. Tant’è vero che Özpetek, e questo lo si è visto soprattutto nei suoi ultimi progetti, è attratto dalla poetica di Eduardo. La commedia nera che è la vita e quella verità a volte scomoda, che troviamo in Questi fantasmi, riacquista valore e un compito didattico anche in Magnifica presenza. I fantasmi sono coloro che non vivono appieno la vita, che restano fermi nel passato o che vivono alle spalle di altri; o sono ancora quelle persone che vivono nella paura e che non trovano il coraggio di uscire fuori, allo scoperto.
Tuttavia, non si può certo affermare che il personaggio di Pasquale Lojacono e quello di Pietro Pontechiavello siano uguali; anzi fra loro sono dissimili e molto distanti. Eppure entrambi nascono nell’influsso letterario e teatrale di Luigi Pirandello. Il primo è un’anima in pena, che fugge la realtà perché non gli conviene; Lojacono infatti preferisce la menzogna che gli permette però di credere e sperare. Pietro è invece un giovane essere umano che potrebbe fare la differenza in un mondo in cui sente di non riconoscersi. Ma a non nient’altro che un minuscolo puntino nell’immensa umanità; Pietro però maturerà e cercherà di andare avanti credendo alla storia di questi strani esseri e facendosene carico.
Magnifica presenza rilegge il capolavoro di Sei personaggi in cerca d’autore, rilegge Eduardo e persino i tragici eventi che hanno segnato il paese. Per gli attori della compagnia Apollonio la storia si è fermata la notte della loro fuga. Non sanno della fine della guerra, della disfatta di Hitler e di Mussolini, ma non sanno nemmeno dei loro parenti che hanno abbandonato o che hanno cercato di mettere in salvo. Vivono in questo limbo, rappresentato dall’appartamento in cui si sono nascosti; fino all’arrivo di Pietro che darà, non solo alla loro situazione ma anche alla sua esistenza, una risolutiva sterzata.
Gli attori
Film in cui finzione e realtà entrano in contatto e la metafora del teatro può dare risposte concrete alla vita e ad eventi storici che sono ancora fonte di dibattito. Magnifica presenza nasce grazie alla collaborazione del regista con la sceneggiatrice Federica Pontremoli. Musiche di Pasquale Catalano e un cast di tutta eccezione. A partire dal camaleonte Germano; uno dei grandi attori italiani del nostro tempo, se non il più grande. Con facilità l’attore romano passa dal film drammatico alla commedia leggera, dal ruolo di un mediocre e semplice ragazzo di provincia a quello del poeta Leopardi. Dal meschino organizzatore di eventi in Suburra alla pittoresca interpretazione di Antonio Ligabue.
Alla stessa maniera vanno riconosciute le interpretazioni di Beppe Fiorello e della sempre al limite di una crisi di nervi Margherita Buy. E ancora, Vittoria Puccini, Cem Yilmaz, Paola Minaccioni, Alessandro Roja, e la grande Anna Proclemer. Una delle più note attrici del teatro italiano lascia le scene proprio con questo film e con un ruolo che in qualche modo ripercorre tutta la sua carriera. In questo personaggio negativo, affiora ancora una volta il pensiero di Pirandello. Livia Morosini è infatti un villain intrappolato nel passato e nel ricordo ormai lontano e svanito della giovinezza.
Leggi anche: La Dea Fortuna – Vale sempre la pena amare.
Lascia un commento