“Dice un poeta arabo che la felicità non è una meta da raggiungere ma una casa a cui tornare. Che non è davanti. È dietro. Tornare, non andare. E ognuno di noi lo sa”. La tenerezza è un film del 2017 diretto da Gianni Amelio, tratto dal romanzo di Lorenzo Marone, La tentazione di essere felici. A distanza di quasi trent’anni da Porte aperte, il regista calabrese sceglie ancora una volta Renato Carpentieri come interprete del suo film, ma stavolta in veste di protagonista.
Nel dramma de La tenerezza, attori come Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti ed Elio Germano fanno da sfondo alla vicenda di Lorenzo, anziano avvocato di Napoli che nel difficile rapporto con i figli troverà una giovane famiglia da amare.
La tenerezza – La trama
Dopo la morte della moglie, l’ex avvocato Lorenzo (Carpentieri) decide di troncare ogni rapporto con i figli Saverio ed Elena (Mezzogiorno), anch’essa avvocato. Nemmeno dopo l’infarto vuole parlare con loro, che invece si fanno avanti per aiutarlo e stargli vicino. Tornato a casa, Lorenzo fa la conoscenza di Michela (Ramazzotti), da poco trasferitasi a Napoli con il marito Fabio (Germano) e i due figlioletti. Lorenzo si affeziona a questa famiglia e inizia a passare più tempo con essa, specialmente con Michela, con la quale riesce ad aprirsi e parlare del suo passato. Inizia ad avvicinarsi persino a Fabio, un ingegnere un po’ nevrotico il quale confessa all’anziano la sua difficoltà nell’instaurare un rapporto con i figli.
Tuttavia, quando pensa di aver finalmente ritrovato un po’ di felicità nella sua vita, una sera, tornato a casa, Lorenzo scopre che Fabio ha ucciso i figli e poi si è suicidato. Michela, nonostante sia riuscita a sopravvivere, cade in coma e così l’avvocato si finge suo parente per poterle stare vicino. Nel frattempo anche Elena e Saverio hanno saputo della disgrazia e accorrono all’ospedale ma Lorenzo continua a respingerli e si fa carico con tutte le sue forze della vita di Michela.
La strada verso la felicità
Con questo film Renato Carpentieri vinse il David di Donatello; il primo in una carriera davvero vasta. Il merito della bellezza di questo film, più che a scelte registiche, va alla bravura del regista nel mettere fra loro degli attori così diversi eppure tanto straordinari e poetici. La tenerezza è un meraviglioso spaccato di vita in cui più esistenze apparentemente diverse fra loro s’intersecano e ognuno apprende qualcosa dall’altro. Da una parte c’è il personaggio di Lorenzo, uomo giunto ormai al crepuscolo di una vita che non ha sempre amato fino in fondo. Il suo viaggio è comunque costellato dalla presenza dei figli, che non ama più perché non può più proteggerli dai mali del mondo come quando erano piccoli, e dalla presenza di una famiglia che può ancora cambiare qualcosa nella sua grigia e insoddisfatta vita.
Dall’altra parte, nel senso opposto di quel cammino, c’è Fabio. I due uomini, sebbene molto diversi fra loro, vengono accomunati da un’ansia del vivere, da una vita tormentata, dalla costante preoccupazione verso i figli, ma soprattutto dalla necessità di sentirsi amati e di essere felici. Probabilmente Lorenzo vede nel giovane lo specchio della sua vita e cerca in qualche modo di aiutarlo, di portarlo su una strada più dritta. L’uomo cerca, come farebbe un padre, di salvarlo dagli stessi pericoli ai quali anche lui era andato incontro; sfortunatamente non riuscirà. La redenzione dell’avvocato non avverrà con la salvezza della famiglia felice, ma con la sua distruzione; con la volontà di prendersi cura della povera Michela.
La tenerezza è una trappola; una splendida imboscata che ci inganna sin dall’inizio, quando pensiamo di assistere ad un dramma leggero. Tale è lo stupore quando, al contrario, ci rendiamo conto che quello che Gianni Amelio realizza è una vera e propria tragedia. I personaggi che ne fanno parte sono tutti vittime della stessa cosa; di un’ansia feroce di felicità che ci attanaglia sin da quando siamo piccoli e indifesi. “Forse nella vita tutto quello che facciamo è una scusa per farci volere bene”, dice ad un certo punto della storia Fabio, mentre l’anziano Lorenzo non sospetta minimamente cosa accadrà. Ma il bello della vita probabilmente è proprio quello di dover essere messi costantemente alla prova, senza sapere, ogni volta, come affrontare l’ostacolo che ci si parerà davanti.
A fare da sfondo al film di Amelio non è solo il dramma familiare, né i rapporti interpersonali. Napoli è quello che per Thomas Mann diventa Venezia nel celebre romanzo La morte a Venezia; la città partenopea è infatti ora lugubre, menefreghista, mortale e tetra, proprio come la storia alla quale assistiamo. Ma più che Napoli, attorno a La tenerezza aleggia l’ombra del grande poeta Giacomo Leopardi. Il recanatese, nella cui esistenza c’è infatti il soggiorno a Napoli (città in cui tra l’altro troverà la morte), ritorna più volte, ma in maniera estremamente sottile, fra le righe dell’opera di Amelio.
Lo stesso pessimismo che fa parte della natura del poeta è lo stesso che lega il personaggio interpretato da Carpentieri. Come Leopardi anche Lorenzo è allo stesso tempo ironico e messo alla prova dall’imprevedibilità del mondo. Tuttavia, ciò che potrà fare l’ex avvocato sarà quello di affrontare l’inatteso; rileggere gli errori del suo passato e anche quelli di altri, cercando infine di aggiustare le cose.
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