Gabriele D’Annunzio è stato un personaggio chiave della storia italiana. Emblema del decadentismo, ovvero quel movimento letterario che si contrapponeva alla razionalità scientifica del positivismo, D’Annunzio ha creato un vero e proprio fenomeno artistico e culturale chiamato Dannunzianesimo. Questo si basava fortemente sulla teoria nietzschiana del Superuomo, ma mentre Nietzsche affermava che l’uomo si eleva mediante un percorso introspettivo in cui si prediligono lo studio e una continua ricerca di nuovi valori, D’Annunzio asseriva che il poeta è già di per sé un essere superiore ed è tale perché vive una vita anticonvenzionale che si basa sulla costante ricerca del piacere in tutte le sue forme, appoggiandosi sul culto dell’estetica e della forma.
Il cattivo poeta – Gabriele D’Annunzio torna al cinema
Il primo regista a portare sul grande schermo le vicissitudini del Vate per antonomasia fu Sergio Nasca con il film D’Annunzio. La suddetta opera, uscita nelle sale nel 1986, era incentrata sulla giovinezza del poeta.
Gianluca Jodice, al suo primo lungometraggio di finzione, invece racconta gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio. Il cattivo poeta è ambientato alla fine degli anni trenta e racconta le vicissitudini di Giovanni Comini (Francesco Patanè), un neofederale fascista a cui il partito chiederà di vigilare sulla buona condotta di Gabriele D’Annunzio (Sergio Castellitto). Il poeta infatti è, per usare un eufemismo, ostile nei confronti dell’ormai quasi certa alleanza tra Mussolini e Hitler. Il giovane Comini dovrà impedire che il Vate faccia scoppiare un incidente diplomatico tra l’Italia fascista e la Germania nazista.
Sergio Castellitto fa suo D’Annunzio dando vita ad una rockstar ante-litteram che, tra un’elucubrazione e l’altra, dispensa pillole di saggezza al giovane federale. L’istrionico attore romano da vita ad una performance fortemente borderline che collima con la personalità del poeta. Lo stesso Francesco Patanè se la cava egregiamente nel tratteggiare un giovane alle prese con una cosa più grande di lui. La sua interpretazione è ricca di sfumature. Da menzionare sono anche i talentuosi Lino Musella, Tommaso Ragno e l’affascinante attrice ucraina Lidiya Liberman.
Jodice divide sapientemente il film in capitoli ed attribuisce alla figura di D’Annunzio lo status di archetipo dell’anticonformismo. Gran parte delle sequenze de Il cattivo poeta si svolgono all’interno del Vittoriale, un complesso di edifici sfarzosi in cui D’Annunzio visse gli ultimi anni della sua esistenza. La pellicola in questione, che rischiava di essere prolissa, risulta invece ricca di colpi di scena e di sequenze memorabili che non possono non scuotere le menti e i cuori del pubblico.
Pertinente con il lungometraggio in questione risulta essere il seguente aforisma dell’indimenticato poeta statunitense E.E. Cummings: “Essere nient’altro che se stessi in un mondo che fa di tutto, giorno e notte, per farti diventare qualcun altro, vuol dire combattere la battaglia più difficile che un essere umano possa affrontare. Senza smettere mai di lottare.”
Il cattivo poeta è un’ambiziosa pellicola storica dal respiro internazionale da vedere ineluttabilmente nelle sale cinematografiche. Jodice ci ricorda che in tempi dal cielo chiuso dobbiamo stare attenti a scegliere il giusto attore che si affacci sul balcone del futuro.
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