Se abbiamo imparato qualcosa dai film, specialmente da quelli horror, è che bisogna essere preparati quando si va in campagna. Quando una persona o un gruppetto affiatato di amici lascia la città per vivere la tranquillità del campo, il più delle volte succede l’inatteso e un’allegra gita di piacere a contatto con la natura, si trasforma in un incubo dal quale non tutti possono uscire. Il cinema è davvero pieno di esempi; uno dei più iconici, quello che forse più di tutti ha terrorizzato intere generazioni, è sicuramente Un tranquillo weekend di paura. Ma ce ne sono di altri; troppi, potremmo aggiungere.
Tuttavia la campagna ha fatto da sfondo anche a commedie indimenticabili e drammi che, comunque, sottolineano ancora una volta la magia di un luogo tanto familiare quanto estraniante e a volte spaventoso. Come nei racconti di Borges, il campo nasconde aspetti del mondo e del nostro inconscio che nella grande città vengono affogati nel rumore e nel caos. In Sud o Il vangelio secondo Marco, Borges sottolinea il grande divario fra il cittadino e l’uomo rurale, rappresentando quest’ultimo sempre come il simbolo di quel regno selvaggio; un individuo spietato, rude e avveduto. Per Borges, o per altri grandi scrittori come Cortazar, il viaggio verso il mondo agricolo è spesso un viaggio verso sud, un ritorno alle radici e al passato dell’uomo, ma è anche un viaggio verso il mistero.
Nel cinema molti registi hanno posto la propria attenzione verso un paesaggio primitivo che è spesso sinonimo di paura e terrore, ma anche di cambiamento, di radici e di ritorno verso un mondo che la modernità ha cercato disperatamente di eliminare. Ecco una lista di dieci film ambientanti in campagna o in luoghi selvaggi che hanno davvero fatto la storia del cinema. Non facciamo distinzioni, qui si accetta di tutto.
#1 Un tranquillo weekend di paura (1972)
Al primo posto della classifica dedicata ai film ambientati in campagna, c’è un classico del cinema di John Boorman; con Jon Voigt, Burt Reynolds, Ned Beatty e Ronny Cox. Deliverance, titolo originale della pellicola, è tratto dal romanzo Dove porta il fiume di James Dickey, ed è diventato famoso per due scene che hanno scalfito la nostra memoria per la loro bellezza e per la loro crudezza: il duello con il banjo e la famosa sequenza dello stupro.
Quattro amici, Ed, Lewis, Bobby e Drew, lasciano Atlanta per trascorrere il weekend sulle montagne. Lo scopo della gita è quello di fare rafting e dimenticare solo per un momento la monotonia delle loro vite. La discesa con la canoa, più una che una gita, si trasforma ben presto in una discesa all’inferno, quando Ed e Bobby, dopo essersi fermati un secondo, vengono sorpresi da due abitanti della zona che li legano con l’intento di violentarli.
#2 Cane di paglia (1971)
Nella campagna inglese il mite e timido matematico David Sumner incontra il suo destino. Assieme alla moglie Amy, giovane e bella donna che scatena gli ormoni maschili al suo passaggio, si recano nella cittadina natale di lei per passare un periodo di tranquillità. La cosa naturalmente non va in porto e gli abitanti del villaggio, più ubriaconi che accademici, iniziano a inimicarsi l’americano con dispetti, risatine e con occhiate focose nei confronti di Amy.
Tuttavia, alla fine anche un buono come Sumner esplode e l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, vendicandosi di coloro che, in un impeto di follia, erano entrati in casa sua per intimidirlo e per abusare di Amy. Cane di paglia (Straw Dogs) è un cult di Sam Peckinpah, con un Dustin Hoffman inzaccato e spietato. Nel 2011 Rod Lurie ne realizza un remake, naturalmente non all’altezza, con James Marsden e Kate Bosworth.
#3 Easy Rider (1969)
Capolavoro on the road diretto da Dennis Hopper e Peter Fonda. Easy Rider è un viaggio allucinante negli Stati Uniti degli anni Sessanta, quelli degli hippie e dell’amore libero,di Bob Kennedy e Martin Luther King. Trip verso il sud, verso la Louisiana e la Florida, che è poi il luogo dove Wyatt e Billy, i motociclisti e protagonisti del film, troveranno la morte. I due, infatti, dopo aver trasportato un carico di droga dal Messico agli Stati Uniti, decidono di salire sulle loro motociclette e attraversare l’America, diretti a New Orleans per assistere al Carnevale.
Durante il viaggio fanno la conoscenza di tipi davvero curiosi, come il giovane avvocato alcolizzato George Hanson che, stufo della sua vita, decide di seguire i due in quell’avventura. Ma sono diretti nel profondo sud, terra di morte e ostile. Simbolo della New Hollywood, il film di Fonda e Hopper è un vero e proprio spartiacque nel vasto panorama della settima arte. Primo vero ruolo importante di Jack Nicholson nei panni del giovane Hanson; da quel momento in poi sarà una star.
#4 Quel che resta del giorno (1993)
Meraviglioso dramma diretto da James Ivory e interpretato magistralmente da Anthony Hopkins e Emma Thompson. La splenida e ricca magione inglese di Darlington Hall rivive nei ricordi dell’ex maggiordomo James Stevens che riporta alla luce i momenti più salienti della sua vita. Dagli anni ’20 fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, accompagnato dalla sua collega e amica Sally Kenton. Tuttavia, l’integrità del maggiordomo non permette di dare sfogo ai propri istinti, quelli che potrebbe provare per la giovane Sally.
In questo luogo tranquillo e lontano da tutto e tutti, il ventesimo secolo viene raccontato attraverso lo sfarzo del castello e l’austerità della servitù che in questo contesto lavorativo viene completamente alienata ed esiliata dal resto del mondo. Fuori da Darlington Hall per il maggiordomo non c’è vita.
#5 Il ragazzo di campagna (1984)
“Taaaac”. Tormentone di Pozzetto che, nei panni del contadino Artemio, si prepara la sua moderna cenetta usa e getta, prima di essere trasportato all’ospedale. Ne Il ragazzo di campagna, di Castellano e Pipolo, si ribalta completamente la visione rurale del mondo. Non è il cittadino che va in campagna, ma è il campagnolo che, speranzoso di fare fortuna, si trasferisce nella capitale del nord Italia e lì resta completamente spiazzato.
Cult della commedia italiana degli anni ’80 ed emblema della comicità di Renato Pozzetto, che con questo film ci regala perle davvero esilaranti. Così come è esilarante la descrizione del campo e del contandino, che ha la stessa età del castagno, che è promesso sposo alla brutta Maria Rosa e che vive con un pinguino nell’armadio.
#6 Non si sevizia un paperino (1972)
Basato su un caso di cronaca nera realmente accaduto e mai risolto, Non si sevizia un paperino è l’opera più celebre di Lucio Fulci. Attraverso un giallo dalle forti tinte horror mostra allo spettatore il contrasto fra l’arretratezza di un piccolo paesino del sud Italia ed il progresso, figlio del boom economico del dopoguerra.
Nonostante sia stato proiettato per la prima volta nel 1972, il film di Fulci resta tutt’oggi una pellicola capace di spaventare e di impressionare. Tutto merito del genio del regista romano che impaurisce attraverso una regia fatta di tagli improvvisi e movimenti veloci, realizzando così un film che si contrappone all’horror in senso classico.
#7 Cape Fear (1991)
Convinta di poter rifarsi una vita in una ridente cittadina nel sud degli Stati Uniti, è proprio lì che la famiglia Bowden incontra la rappresentazione in carne ed ossa dei loro incubi più spaventosi e dei loro delitti più efferati, anche se solo immaginati. L’ex galeotto Max Cady, un montanaro che anni prima era stato arrestato per stupro e percosse ad una prostituta, una volta uscito di prigione raggiunge l’avvocato Sam Bowden e si mette a pedinarlo e a pianificare la sua vendetta.
L’avvocato infatti, proprio durante il processo in cui avrebbe dovuto difendere Cady, decide di archiviare il caso e farlo condannare per quello che aveva fatto alla ragazza. Cady, rabbioso ma allo stesso tempo lucido, torna nella vita del povero Sam e non lo mollerà più; almeno non prima dello scontro finale. Martin Scorsese dirige Robert De Niro, Jessica Lange e Nick Nolte in un mirabile remake di Cape Fear di J. Lee Thompson, a sua volta interpretato da mostri del cinema americano come Gregory Peck e Robert Mitchum.
#8 Quella casa nel bosco (2011)
Horror grottesco diretto da Drew Goddard, Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods) mescola lo splatter al demenziale e racconta la storia di un gruppo di amici che vanno in una casa sperduta nel bosco per trovare pace e tranquillità. C’è la strafica, il macho di turno e anche lo sfigatello drogato al quale sono lasciate tutte le battute comiche del film; ma non tutti possono sopravvivere perchè zombi e altri mostri imperversano sulle loro vite.
Sembra una normalissima storia di terrore, fino al momento in cui il personaggio interpretato da Chris Hemsworth, che dovrebbe essere l’eroe della vicenda si spetascia con la motocicletta contro una parete invisibile che delimita la realtà con una struttura segreta che contiene i mostri che vivono nel sottosuolo. Infatti, gli scienziati che lavorano all’interno di quell’immenso laboratorio e quartier generale, capitanati da Sigourney Weaver, custodiscono le creature mitiche che minacciano la stabilità dell’essere umano.
#9 La casa dalle finestre che ridono (1976)
La casa dalle finestre che ridono è un classico della cinematografia di Pupi Avati, il quale, nel paesaggio rurale e nell’assopita Pianura Padan, ricerca le leggende e le supertizioni popolari per realizzare un horror ambiguo, molto spesso contorto, ma eccitante al tempo stesso. In un paesino non ben definito della provincia di Ferrara, il giovane restauratore Stefano è chiamato dall’amico Antonio per ristrutturare un affresco di Buono Legnani, pittore folle che in quella zona era soprannominato “Pittore delle agonie”, per il realismo con il quale raffiguarava la morte.
Dietro a questo strano dipinto si cela un grande segreto. Messosi sulle tracce del pittore scopre che in realtà è defunto da molti anni, eppure il suo spirito aleggia ancora in quei luoghi. Grazie all’aiuto di un autista alcolizzato, Stefano arriverà alla verità e al colpo di scena finale rappresentato dal “prete donna”. Con Gianni Cavina, Lino Capolicchio e Francesca Marciano.
#10 Un tranquillo posto di campagna (1968)
Colto da una crisi artistica, il pittore Leonardo, si trasferisce in una villa in Veneto in cerca d’ispirazione. Durante questo soggiorno è protagonista di alcuni episodi paranormali che lo portano a scoprire la tragica figura della contessina veneziana Wanda, misteriosamente assassinata nella villa. Il pittore, che vuole saperne di più, tralascia il suo lavoro e contatta un medium per scoprire la verità sulla ragazza.
Con Franco Nero e Vanessa Redgrave, Un tranquillo posto di campagna segna la permanenza di Elio Petri nel genere horror e thriller. Prima della famosa Trilogia della nevrosi, formata da Indagine su un cittadino, La classe operaia va in paradiso e La proprietà non è più un furto, Petri si cimenta in un film che è più lontano dalla dimensione politica e sociale alla quale siamo abituati; eppure il risultato è convincente e unico, per un regista che nella sua carriera ha fatto di tutto, nonostante la morte prematura.
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