La storia americana è fatta di discriminazione, violenza, sfruttamento e abusi. È anche costellata da eroi che puntualmente si elevano dal resto della società per rappresentare una guida o un esempio da seguire. Questi eroi di solito cercano la libertà di essere se stessi, in un mare di conformità. Gli eroi in Django Unchained (2012) cercano solo la libertà.
Il settimo film di Quentin Tarantino ci porta direttamente nel Sud degli Stati Uniti negli anni immediatamente precedenti la Guerra Civile. Tra banditi e cacciatori di taglie, tra schiavi e schiavisti, Tarantino dà vita a un western pulp, con tinte hip-hop, capace di segnare l’evoluzione del genere. La frontiera non è più popolata da gringos ma da redneck e una moltitudine di schiavi neri.
Quello della schiavitù dei neri d’America è un tema che inizia a farsi largo anche nel cinema di più largo consumo, con una larga fetta di popolazione statunitense che richiede a gran voce storie sulla propria storia. Il passato della comunità afroamericana non può più essere sepolto sotto il tappeto.

La trama di Django Unchained
È il 1858 e lo schiavo Django è in marcia con i suoi proprietari. La carovana incontra nella notte il dottor King Schultz, un dentista di origine tedesca che ha intrapreso l’attività di cacciatore di taglie. Fortemente contrario alla schiavitù Schultz ha però necessità dell’aiuto di Django: in cambio della libertà e di una parte della taglia deve aiutarlo nel rintracciare dei banditi, i fratelli Brittle.
Una volta riacquistata la libertà Django confessa a Schultz che la prima cosa che gli interessa è ritrovare e liberare sua moglie, Broomhilda von Shaft. Il dentista tedesco non si tira indietro e si propone di dare una mano: se Django lo aiuta durante l’inverno ad aumentare il suo bottino di taglie, in primavera lo aiuterà a cercare e liberare sua moglie.
Quando giunge il momento di pensare a Broomhilda, Django e Schultz scoprono che è proprietà di Calvin Candie, un facoltoso proprietario terriero del Mississippi famoso per la sua crudeltà nei confronti degli schiavi e la sua passione per i combattimenti tra mandingo. Non sarà possibile chiedergli di vendere Broomhilda direttamente, ma si dovrà architettare un’astuta messinscena.
Il dottor King Schultz e Django diventano così un impresario europeo che vuole avventurarsi nel mondo dei combattimenti tra mandingo e il suo consulente. Non far saltare la copertura diventa di vitale importanza per la buona riuscita dell’operazione.
La schiavitù vista dai protagonisti
Il grande protagonista del film non può che essere la schiavitù. Tarantino mostra senza mezzi termini la condizione degli schiavi neri nelle piantagioni del Sud. Dal duro lavoro nei campi al prestarsi come dama di cortesia, i neri americani hanno dovuto sottostare per secoli ai dettami dei loro legittimi proprietari. Legittimi, perché ai tempi la schiavitù era normata, così come il commercio di uomini e donne. Schultz, per usufruire dei servigi di Django senza noie di sorta, deve ottenere un certificato che ne attesti il passaggio di proprietà. Per liberare Broomhilda, allo stesso tempo, non basta fare irruzione a Candyland ma ottenere la firma di Calvin Candie sull’atto di vendita.

Gli schiavi neri non sono altro che oggetti nelle mani dei loro proprietari. Questi ne abusano, se ne disfanno quando non sono più redditizi e ne dispongono in base ai propri capricci. Candie rappresenta proprio questo tipo di schiavista: un uomo incapace di empatizzare con quelli che ritiene degli oggetti a sua disposizione.
A Candie si oppone il dottor King Schultz, di origine europea, e meno abituato alla cruda ferocia dell’America più profonda. Nonostante sia avverso alla schiavitù se ne avvale inizialmente per ottenere i suoi scopi, costringendo Django a seguirlo. Ma Schultz è diverso e tratta Django come una persona, con la sua dignità e le sue emozioni. Così una volta raggiunto lo scopo e regalatagli la libertà, stringe con lui un accordo tra pari.
L’eroe nero
Django, interpretato da Jamie Foxx, è il protagonista assoluto del film. Determinato a ritrovare la sua amata e a ottenere la libertà tanto agognata, questo eroe nero si inserisce in una lunga lista di classici eroi americani. La sola differenza è la sua pelle nera. Una piccola differenza che però moltiplica le sfide e le avversità. Non c’è da affrontare solo il cattivo antagonista, ma un’intera società costruita sull’odio e il disprezzo. Società che però Django conosce e nella quale riesce a muoversi senza reclamare vendetta e soddisfazione per la sua vita da schiavo.
Il personaggio di Jamie Foxx è un concentrato di energia e sagacia, freddezza ed impulsività, vendetta e amore. È l’incubo di ogni schiavista, e di ogni uomo bianco del Sud: è quel negro su diecimila.
A lui fa da contraltare Stephen, il capo nero della servitù di Candyland, interpretato da Samuel L. Jackson. Stephen infatti è totalmente dedito al suo ruolo di schiavo. Non è però un mero strumento nella mani del suo padrone, ma una testa pensante al servizio degli interessi della famiglia Candie. Stephen è probabilmente il personaggio più acuto del film, capace di anticipare gli eventi e di cogliere gli indizi per completare il quadro della situazione.
Alle grandi interpretazion di Foxx e Jackson, si aggiungono anche quelle di Leonardo Di Caprio come Monsieur Candie e Christoph Waltz come il dottor King Schultz, di nuovo Premio Oscar come Miglior Attor Non Protagonista dopo Bastardi senza gloria. Premio Oscar anche alla sceneggiatura originale dello stesso Quentin Tarantino.
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