Totò è sempre Totò, ma insieme a Peppino de Filippo riesce a creare un’atmosfera sempre magica. I due nel tempo hanno dato vita a un sodalizio capace di far ridere chiunque, in sala subito dopo l’uscita del film e per sempre, negli anni e nei decenni a venire. Lo stesso accade ne La banda degli onesti.
Il film diretto da Camillo Mastrocinque è uscito nel 1956 e racconta la storia di una banda di falsari troppo onesti per arrivare fino in fondo ai loro crimini.
La banda degli onesti – La trama
Totò è Antonio Bonocore, portiere di una palazzina romana che ha di recente cambiato proprietà. I nuovo proprietari, per bocca del ragionier Casoria, gli propongono di speculare sul carbone necessario al riscaldamento delle abitazioni. Rifiutatosi di lavorare disonestamente, viene informato di essere vicino al licenziamento.
Nel contempo muore il solitario signor Andrea, ex dipendente della zecca di stato che non avendo parenti prossimi o amici convoca il portiere per comunicargli le sue ultime volontà. L’uomo, prima del pensionamento, scontento per il trattamento offertogli, aveva trafugato delle matrici e della carta filigranata per poter stampare delle banconote da diecimila lire. Sentitosi in colpa non le aveva mai utilizzate e ora, sul letto di morte, temeva che qualcuno con meno pelo sullo stomaco e intenzioni peggiori se ne potesse impossessare. La sua ultima volontà è che Antonio, uomo di onesta fama, le distrugga definitivamente.
Dopo un’iniziale contrarietà, Antonio si porta a casa la valigetta contenente le matrici per poterle poi distruggere. Ma quando un uomo si presenta a casa per vederla prima di trasferircisi, e annunciandosi quindi come futuro portiere del palazzo, alcune idee meno oneste balzano nella testa dell’onesto portiere.
Consapevole che il signor Lo Turco, onesto tipografo interpretato da Peppino de Filippo, era sommerso dalle cambiali Antonio gli si presenta per proporgli di smetterla di vivere onestamente, dato che entrambi, dopo una vita retta, vivevano a rischio sfratto. Le sue competenze di tipografo e i suoi macchinari permetteranno ai due di sfruttare le matrice delle diecimila lire.
Alla coppia si aggiunge un terzo uomo onesto e pio. È Cardone, tinteggiatore interpretato da Giacomo Furia anch’esso residente nello stesso palazzo degli altri due. La sua esperienza nel campo della pittura è necessaria per stampare delle banconote perfette anche nelle sfumature di colore che le caratterizzano.
Dopo vari tira e molla dovuti all’integrità morale dei tre messa in discussione, la banda si mette al lavoro e produce le prime diecimila.
Quando però il figlio di Antonio, un finanziere, viene trasferito dal confine a Roma proprio per indagare sugli spacciatori di banconote false della Capitale la situazione per la banda si complica ulteriormente.
Vivere da onesti in un mondo disonesto
La banda degli onesti è un capolavoro della commedia italiana. Totò e Peppino sono fenomenali e la loro alchimia non può non far divertire. I due spaziano attraverso tutto l’arsenale a disposizione di un buon comico: gag fisiche, giochi di parole, battute satiriche e sarcasmo. Non manca proprio nulla.
Il soggetto curato da Age e Scarpelli è tagliato su misura per il duo partenopeo. La loro verve e la loro spontaneità sono ideali per una storia dove l’improvvisazione fa parte proprio dello spirito dei personaggi. Questi sono infatti degli onesti lavoratori improvvisatisi disonesti malfattori per ottenere la loro rivalsa.
I protagonisti de La banda degli onesti sono gli eroi di tutta quella classe popolare di lavoratori che stritolati dalla disonestà di chi li circonda si trovano a dover battere lo stesso sentiero per sopravvivere. Sentiero per il quale non sono preparati, né mentalmente né moralmente. Rappresentano quell’Italia che tentenna, vacilla, cade e cerca di rimediare.
La regia di Camillo Mastrocinque costruisce un film dalla narrazione ritmata, mai noioso, e soprattutto scorrevole. Non vanno dimenticate anche le ottime interpretazioni dei comprimari come Gabriele Tinti, Memmo Carotenuto e Giulia Rubini.
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