Nel corso degli anni il cinema italiano si è cimentato spesso nel raccontare vicende aventi come tema quello scottante della camorra. Film come I Guappi, Mi manda Picone, Il camorrista e Gomorra ne sono degli esempi illustri, rimasti nell’immaginario collettivo di milioni di spettatori. Fortapàsc (2009), diretto dal talentuoso Marco Risi, non è da meno e racconta le vicissitudini di Giancarlo Siani, giovane giornalista napoletano di cronaca nera ucciso nel 1985 dalla criminalità organizzata.
Ad interpretare il giornalista c’è un Libero De Rienzo superlativo che lavora di sottrazione, offrendo al pubblico una performance misurata e ricca di sfaccettature. Il talentuoso attore napoletano, scomparso di recente, riesce ad interpretare mirabilmente un vero e proprio simbolo della lotta alla malavita. Nel corso della pellicola infatti vediamo in Siani un giornalista con la G maiuscola che, nonostante le avversità, non smetterà neanche per un secondo di cercare la verità. Per certi versi il personaggio interpretato da De Rienzo ricorda quel Peppino Impastato interpretato da Luigi Lo Cascio che nel bellissimo I cento passi asseriva senza remore che “la Mafia è una montagna di merda.”
Coadiuvato in fase di sceneggiatura da Jim Carrington, Andrea Purgatori e Maurizio Cerino, Risi realizza un’edificante opera di impegno civile da far vedere nelle scuole che strizza l’occhio al cinema di Francesco Rosi ed Elio Petri. Tratto da Mehari, un cortometraggio realizzato nel 1999 da Gianfranco De Rosa, Fortapàsc ha inoltre il merito di mettere alla berlina la corruzione dilagante all’interno della burocrazia dell’Italia degli anni ’80. Siani riuscirà addirittura a precorrere i tempi rendendo di dominio pubblico la palese connivenza tra politica e camorra.
Oltre a Libero De Rienzo, nominato per questo ruolo ai David di Donatello come Miglior Attore Protagonista, completano il cast attori eccellenti come Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri e l’indimenticato Ennio Fantastichini fra i tanti.
Il regista di Mery per sempre e Il muro di gomma è bravo nel non mitizzare Siani. Il figlio dell’intramontabile Dino Risi infatti porta sul grande schermo la storia di un uomo, la cui unica colpa era quella di svolgere con zelo la propria professione. In tutto ciò il regista, oltre a condannare senza mezzi termini i camorristi, riesce pure a ridicolizzarli e ad etichettarli come individui meschini.
Un altro elemento fondamentale del lungometraggio è costituito da una bellissima colonna sonora che annovera pezzi del calibro di Ogni volta di Vasco Rossi, La torre di Babele di Edoardo Bennato, Napule e’ di Pino Daniele e Centro di gravità permanente per citarne alcuni.
Il titolo rievoca Il massacro di Fort Apache, film western del 1948 diretto da John Ford. Risi storpiò il suddetto per rendere l’idea dell’assedio dei camorristi alla città di Napoli. Pertinente col significato più recondito dell’opera in questione risulta essere il seguente aforisma dell’immortale scrittore irlandese Oscar Wilde: “Fu un giorno fatale quello nel quale il pubblico scoprì che la penna è più potente del ciottolo e può diventare più dannosa di una sassata.”
Fortapàsc è un gioiellino tutto italiano che ha come speranza quella che ogni volta che viene giorno nel meridione la pioggia possa fare pulizia senza diventare fango.
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