“Chi non vuol far sapere una cosa, in fondo non deve confessarla neanche a se stesso, perché non bisogna mai lasciare tracce.” Basterebbero le suddette parole pronunciate durante una sequenza de Il Divo per comprendere quanto il personaggio di Giulio Andreotti sia misterioso e impenetrabile.
Paolo Sorrentino sceglie di fare un biopic su di lui affidando a Toni Servillo l’ingrato compito di impersonificare non un semplice uomo, bensì il potere stesso. Ne Il Divo infatti Andreotti viene rappresentato come l’emblema del potere politico e di tutto quel che ne concerne. Nel cast oltre a Servillo spiccano anche Carlo Buccirosso nei panni dell’onorevole Paolo Cirino Pomicino, Flavio Bucci in quelli di Franco Evangelisti, e Massimo Popolizio in quelli di Vittorio Sbardella che costituivano la Corrente andreottiana della Democrazia Cristiana. Anche le partner femminili sono notevoli, Anna Bonaiuto e Piera degli Espositi infatti incarnano magistralmente la moglie e la segretaria di Andreotti.
Il Divo, uno dei tanti soprannomi attribuiti nella realtà a Giulio Andreotti, è una pellicola potente e visionaria che non si limita ad essere un film di denuncia. Pur parlando infatti di temi scottanti del nostro paese come il rapimento Moro, le collusioni tra politica e Cosa Nostra, la loggia P2, gli intrecci politici che coinvolgono lo Stato, il Vaticano e la Massoneria, Paolo Sorrentino riesce ad andare oltre strizzando l’occhio al cinema autoriale di Fellini e Tarantino.

Toni Servillo, vero e proprio attore feticcio di Sorrentino, conferma, citando una frase pronunciata durante il film, di essere “capace di tutto” e sfoggia tutto il suo eclettismo e il suo trasformismo, riuscendo mirabilmente ad interpretare un personaggio grottesco senza cadere nel facile macchiettismo. Sorrentino, dal canto suo, dimostra di essere uno dei registi italiani attuali più dotati e si serve di uno stile barocco e al contempo surreale, di numerose figure allegoriche, di frequenti voli pindarici e di una colonna sonora che si avvale di bellissimi brani che spaziano dalla musica classica, a quella pop, passando per quella elettronica e per il rock.
Nell’opera in questione sono presenti vere e proprie scene da antologia come quella in cui finalmente Andreotti toglie la maschera e in un soliloquio ammette tutti i reati commessi negli anni in cui è stato al potere sostenendo che è necessario “perpetuare il male per garantire il bene.” Indimenticabile risulta essere inoltre la sequenza in cui Andreotti e la moglie tenendosi per mano ascoltano I migliori anni della nostra vita di Renato Zero, uno dei rari momenti del film in cui il Divo Giulio si lascia completamente andare alla tenerezza nei confronti della moglie Livia guardandola con amore contraccambiato.
In questa pellicola è presente inoltre ancor più che nei precedenti lavori sorrentiniani una massiccia dose di ironia che ben si sposa con quella proverbiale e cinica di Andreotti, il quale, durante il film, al prelato che gli dirà che la sua ironia è atroce risponderà: “L’ironia è la miglior cura per non morire e le cure per non morire sono sempre atroci.”
Il Divo, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2008, ha avuto la bellezza di dieci minuti di applausi e si è aggiudicato il premio della giuria; ha inoltre ottenuto altrettanti riconoscimenti nazionali e internazionali tra cui sette David di Donatello, quattro Nastri d’argento, due Globi d’oro e cinque Ciak d’oro. Toni Servillo ha ottenuto tutti i premi citati in precedenza come miglior attore protagonista e si è aggiudicato inoltre l’European Film Awards e l’European Independent Film Critics Awards. Uscito nelle sale italiane il 28 maggio del 2008 Il Divo ha incassato la ragguardevole cifra di 4.521.972€ mentre all’estero ha totalizzato 10.400.286$.
Decisamente pertinente col significato intrinseco del film risulta essere il seguente aforisma del filosofo britannico Edmund Burke: “Quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso.”
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