Madre di Bong Joon-ho – Dopo Parasite un nuovo mondo si è aperto

Madre, di Bong Joon-ho, film del 2009. Bisogna proprio dirlo: se non ci fosse stato Parasite probabilmente non avremmo avuto la possibilità di vivere l’apertura nei confronti del cinema asiatico, quello sudcoreano un particolare. In maniera particolare non avremmo mai potuto assistere e restare affascinati dinnanzi alle opere visive di uno dei geni viventi della settima arte.

Madre, di Bong Joon-ho.
Madre (Madeo), diretto da Bong Joon-ho.

Madre è sicuramente una perla che a distanza di dodici anni viene, nel vero senso della parola, scoperta anche dal pubblico europeo. Perché non si tratta di un recupero, bensì di un primo vero approccio con la grande cultura orientale, in questo caso quella sudcoreana, che si presenta come un mondo nuovo, totalmente distante da quello occidentale.

Ed è proprio grazie alle quattro statuette ricevute sulle sei candidature, che anche l’Italia si appresta a scoperchiare la lista di film diretti da Bong Joon-ho, come The Host e Memorie di un assassino. Madre, come le opere sopra citate, ci permette di comprendere meglio l’obiettivo del cinema del regista sudcoreano, e di vedere ancora più da vicino l’ammirabile percorso artistico iniziato nel 2000 con Peullandaseu-ui gae e momentaneamente fermatosi al trionfo del 2020.

Madre di Bong Joon-ho – La trama

L’arte di Bong Joon-ho si rifà a maestri del cinema come Alfred Hitchcock e Martin Scorsese, accomodando tali influenze secondo la cultura, il modo di vivere e pensare del suo paese che, salvo in alcuni casi, è l’altro grande protagonista delle sue opere. Se Parasite descrive la grande città e i suoi bassi fondi, Madre si apre su una zona più periferica del paese, a metà strada fra la campagna e il piccolo centro cittadino.

Yoon Do-joon è un ragazzo ritardato che vive con l’anziana madre, una donna che a stento riesce a mantenere sé stessa e il figlio grazie alle sedute di agopuntura che pratica illegalmente. Una notte, mentre Do-joon sta tornando a casa dal Bar Manhattan in stato di ubriachezza, si imbatte in una studentessa che, impaurita dai modi del ragazzo, si nasconde all’interno di una casa abbandonata. La mattina seguente il corpo senza vita della ragazza viene ritrovato sul tetto della casa e la polizia, dopo un’indagine sbrigativa, risale a Do-joon il quale viene immediatamente arrestato e rinchiuso in prigione.

La madre, convinta che il figlio si in realtà innocente, vittima del pregiudizio della società e degli abusi da parte delle forze dell’ordine, farà di tutto pur di arrivare al vero assassino, facendosi aiutare persino dal giovane Jin Tae, amico di Do-joon noto per il suo carattere irruento, per la sua capacità di mettersi nei guai ma anche per quella di saperne uscire sempre. Alla fine, quando la donna è ad un passo dalla verità, il colpo di scena che è ormai un marchio di fabbrica del regista.

Wo Bin nei panni di Do-joon.

Bong Joon-ho, fra critica sociale e dimensione familiare

Memorie di un assassino, Parasite e Madre, hanno in comune l’attenzione di Bong Joon-ho nei confronti delle classi più marginalizzate della società. La povertà è uno dei temi cari al regista, e va talmente a fondo in quest’analisi che non può fare a meno di sottolineare anche gli aspetti più negativi di questa parte di società. All’inizio la striscia di confine, che vede la povera protagonista racimolare quanto basta per un pasto decente e i ricchi giocatori di golf che investono Do-joon per poi scappare, è profondamente marcata. Da una parte ci sono i poveri e dall’altra i ricchi, rappresentati, così come l’avvocato e altri, come viscidi e disgustosi personaggi.

Improvvisamente, questo divario viene colmato nel momento in cui anche al povero vengono affibbiati dei difetti. Difetti che lo rendono colpevole come tutti gli altri, spregevole e anch’esso vincolato al giudizio dello spettatore. Madre di Bong Joon-ho critica entrambe le parti e forse nessuno è veramente innocente; è la società, con le sue regole ed eccezioni a far partorire il peggio dagli esseri umani.

A questo si unisce il tema de rapporti familiari che saranno poi maggiormente sviluppati nel suo ultimo film. Parasite mette alla berlina tutti i componenti della famiglia, dal padre al figlio; famiglia povera e famiglia ricca sono alla fine destinati a incontrarsi e scontrarsi per la sopravvivenza. Madre analizza invece il ruolo di un genitore e di un figlio che non hanno nient’altro mondo, se non loro stessi. Anche in questo frangente i personaggi tendono ad essere descritti in un modo, all’inizio, per poi cambiare nel corso dell’opera.

Kim Hye-ja e Wo Bin in una scena del film.

Lo stravolgimento dello Psycho di Hitchcock

Psyscho, capolavoro del 1960 diretto dal maestro della suspense, parla più di un uomo psicologicamente spaccato che finge di essere la madre, da lui stesso uccisa molti anni prima. Eppure, anche in questo caso di follia, Hitchcock raggiunge probabilmente l’obiettivo stravolgendo quello che è l’amore protettivo di una madre nei confronti del proprio figlio e la morbosità di quest’ultimo nei confronti del genitore.

In Madre, Bong Joon-ho non rappresenta tanto il rapporto ossessivo di un figlio verso la madre, quanto l’ossessione di quest’ultima che la sua creatura sia sempre innocente e innocua. Il regista prende spunto dal cult di Hitchcock ma ciò che fa e ridare ad entrambe le parti vita e autonomia. Do-joon, sebbene viva costantemente all’ombra della donna, non si può dire che sia come Norman Bates, spaventato dalla madre e completamente piegato alla sua volontà. Tuttavia, non è meno colpevole del personaggio hitchcockiano.

La madre, che in Psycho è un cadavere imbalsamato, nel film di Bong Joon-ho torna in vita sotto le sembianze di una personalità forte che, con l’arresto dell’unico figlio, vede quella sicurezza rompersi, e il suo passato non proprio roseo torna a tormentarla.

Gli attori

Per quanto riguarda la recitazione, questo è un altro punto su cui si potrebbe discutere per ore. L’interpretazione degli attori asiatici è visibilmente molto diversa da quella a cui noi siamo abituati. Anche gli attori diretti da Bong Joon-ho propendono verso una forma espressiva che molto spesso si accosta al realismo; in alcuni punti le opere del sudcoreano possono essere viste come pezzi di un neorealismo orientale. In altre situazioni, invece, i movimenti degli attori sembrano seguire una linea più surreale che non ha paura di toccare il grottesco.

Bong Joon-ho, Quentin Tarantino e Song Kang-ho agli Oscar 2020.

Madre, apprezzato soprattutto in patria dove è diventato ben presto uno dei maggiori successi al botteghino, è un film che è apprezzabile non solo per come viene costruita la storia. Anche gli attori hanno il loro peso sulla bilancia, e questo lo si vede con gli interpreti principali come Kim Hye-ja nella parte della madre, Won Bin in quella di Do-joon, e Jin Ku nel ruolo di Jin-Tae.


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