Presentato al Festival del cinema horror Visioni Notturne al campo Enzo Pazzagli di Firenze, Caleb è un film del 2020 scritto e diretto da Roberto D’Antona, alle prese con una rivisitazione del Dracula di Bram Stoker e di tutta la sfilza di film sui vampiri realizzati sin dai primordi del cinema. L’opera in questione, infatti, come aveva fatto il grande maestro Murnau con il suo Nosferatu, cambia nome all’abusato Dracula scegliendo invece quello di Caleb.
Di origine ebraica, il nome Caleb significa cane, ed è proprio da questa immagine che parte il progetto di D’Antona, prediligendo, invece del pipistrello, la figura del lupo, già scelto da Francis Ford Coppola per il suo Dracula di Bram Stoker. Dal regista de Il Padrino e Apocalypse Now, D’Antona ruba svariate idee narrative utili per questo horror tutto italiano. Che sia un film sui vampiri più eccitante del Dracula di Argento questo è poco ma sicuro; eppure, anche dietro a Caleb si celano alcune imperfezioni che destabilizzano un po’ un lavoro che, in generale, è piacevole e davvero ben fatto.
La trama di Caleb (2020)
Rebecca è una giornalista di mezza età che ha perso le tracce di sua sorella. Grazie ad un misterioso individuo, che D’Antona non ci dà modo però di approfondire, la donna viene a conoscenza del paesino di Timere, nel quale le tracce della sorella si fermano per poi perdersi misteriosamente. Rebecca, spinta anche da un suo collega, decide di prendersi alcuni giorni di riposo e si fionda in al confine con la svizzera nella speranza di ritrovare la sorella.
Qui, però, a parte Gaspare e Marta, una coppia di sposi anch’essi ospiti dello stesso albergo, Rebecca viene a contatto con una comunità di strani individui tutti quanti votati alla venerazione di un giovane e affascinante benefattore di nome Caleb. Egli è in realtà un vampiro che ha concesso ad alcuni abitanti di Timere la vita eterna; per questo è rispettato e per lo stesso motivo i cittadini sono ben disposti a catturare per lui prede giovani e fresche.
Rebecca, nonostante la cosa possa sembrare assurda e sebbene sia attratta sessualmente da Caleb, vuole andare a fondo a questa faccenda e ritrovare la sorella perduta. Aiutata da un gruppo eterogeneo di “cacciatori di vampiri”, Rebecca riesce a distruggere parte della banda di Caleb, ma alla fine dovrà comunque scontrarsi faccia a faccia con lui, in una lotta all’ultimo sangue.
Un film avvincente ma estremamente lungo
Caleb si regge essenzialmente su una buona regia e un uso sicuro ed efficace degli effetti speciali. D’Antona effettivamente si concentra molto sulla buona riuscita degli effetti visivi e di una regia pulita e allo stesso tempo suggestiva che probabilmente non si rende del tutto conto della durata del film. Con i suoi 159 minuti, molto di più del Dracula di Coppola, di Murnau o Herzog, Caleb finisce con l’essere un polpettone horror che inchioda lo spettatore alla sedia ma poi non lo lascia più andare.
Sì, perché un film dovrebbe essere visto sempre tutto (non ci sono scuse), eppure in questo caso si è davvero invogliati a lasciare prima la proiezione; e non per il contenuto o per la realizzazione, ma piuttosto per la sua durata. Il film di D’Antona, se era iniziato in maniera un po’ lenta, finisce con l’essere un’opera abbastanza tediosa, che si perde in scene troppo lunghe e in dialoghi forse un po’ logorroici. Nella stessa misura, personaggi che avrebbero dovuto essere maggiormente approfonditi, vengono sfumati leggermente o totalmente tralasciati.
Questo è il caso di alcuni personaggi come quello della figlia della locandiera, del sindaco o del commissario. Perfino lo stesso Caleb è un personaggio che non si capisce bene chi e cosa sia. È un imprenditore illuminato, un mecenate del sangue e del terrore che ha trasformato lo sconosciuto borgo di Timere in una bomboniera ottima per le vacanze o per morire? Oppure è un personaggio molto più profondo? Il lungo flashback a metà film spiega tutto ma allo stesso tempo tralascia un po’ di cose e finisce col non dire niente, lasciando che sia il volto di D’Antona, che interpreta Caleb, ad avere la meglio.
Interpreti e personaggi
Nel suo insieme Caleb è un film che potrebbe funzionare, ma la durata e l’interpretazione degli attori lascia un po’ a desiderare. La recitazione non attrae molto; forse il lavoro più interessante a livello attoriale lo fa lo stesso D’Antona, che si diverte a vestire i panni dell’antagonista ma che allo stesso tempo esagera con questa caratterizzazione.
Tra gli altri interpreti, tuttavia, possiamo menzionare Annamaria Lorusso nei panni di Rebecca Leone, Natalia Moro in quelli della bella Marta, Francesco Emulo nella parte di Gaspare Innocenti e Alex D’Antona in quella di Gabriele, il mezzo prete e mezzo intellettuale che custodisce il segreto che si cela dietro alla figura di Caleb e dietro al resto del villaggio. Non accetta il regno di terrore imposto dal vampiro ma allo stesso tempo non può fare altro che abituarsi a questa atmosfera; fino a quando non giunge nel villaggio Rebecca.
Le influenze
Roberto D’Antona, come detto sopra, si rifà a buona parte della cultura vampiresca dei romanzi ma soprattutto di quei film che sono rimasti inchiodati nell’immaginario collettivo di intere generazioni di spettatori e fans del genere. Partendo dalla figura di Caleb, egli è un Conte Dracula, più basso e tarchiato, che ha un certo charme. La sua natura lo porta però ad essere più simile ad un animale, piuttosto che ad un essere umano.
Il pipistrello è il simbolo, ancor prima di Batman, del personaggio del vampiro. In questo film, tuttavia, non compare né il simbolico animaletto, né il lupo, che invece la faceva da padrone nel Dracula di Coppola. Caleb va in Transilvania e torna Vampiro, senza indagare troppo su tale fatto; tuttavia, il suo scopo non è tanto quello di essere un mostro assettato di sangue. Naturalmente non rifiuta un bel bocconcino, specie se è una donna, ma allo stesso tempo preferisce essere un vampiro di classe ed elegante, racchiuso nel suo lussuoso castello o nel suo teatro.
Quali altri elementi tipici del film horror o del film sul vampiro possiamo ritrovare nell’opera di D’Antona? Naturalmente il villaggio isolato composto da abitanti squinternati e misteriosi. Successivamente il protagonista, in questo caso una protagonista, che non comprende subito cosa sta succedendo; anzi è fra quelli che, quanto ad uccidere un vampiro, non scommetteresti mai. Alla fine, tuttavia, sarà proprio questo personaggio ad avere la meglio sullo spietato e spaventevole rivale.
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