Al suo esordio alla regia datato 1980 Carlo Verdone fa bingo mettendo al servizio di Un sacco bello tutto il suo trasformismo e la sua sconfinata versatilità. Il film permise all’artista romano di ottenere un David speciale, un Globo d’oro al miglior attore rivelazione e un Nastro d’argento al miglior attore esordiente. Inoltre, la pellicola in questione ebbe un grande successo di pubblico arrivando ad incassare la bellezza di oltre 2.5 miliardi al botteghino a fronte di un budget di 560 milioni di lire.
La storia di Un sacco bello verte su tre personaggi principali interpretati tutti dallo stesso Verdone. C’è Enzo, un trentenne mitomane sostanzialmente solo che cerca in ogni modo di riempirsi la vita di persone e di cose inutili per colmare un vuoto che è insito dentro di lui. Abbiamo poi Leo, un ingenuo e goffo ragazzo romano che non riesce a superare il “complesso di Edipo”, tanto da avere timore del giudizio della madre. Infine abbiamo Ruggero, un Hippie convinto che ha deciso di abbandonare la vita materiale per sposarne una più mistica e libera.
Impreziosito dalla bellissima colonna sonora del maestro Ennio Morricone, Un sacco bello deve la sua realizzazione al compianto Sergio Leone che produsse a Verdone la pellicola. Pur essendo uno One-man-show, già in questo primo lungometraggio del presunto erede di Alberto Sordi si può notare una certa malinconia di fondo che alberga nei personaggi, costruiti, oltre che da Verdone, anche dagli illustri sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. Questi “mostri” di matrice risiana, che l’attore romano in quegli anni proponeva anche nel programma televisivo Non Stop di Enzo Trapani, mostrano tutti quanti un disagio interno che provano ad eliminare mediante atti goffi e manie che gli permettono di raggiungere una felicità perlopiù effimera.
Da menzionare sono anche le notevoli performance dei talentuosi Renato Scarpa, Veronica Miriel e Mario Brega. Molto profonde e significative risultano essere le parole di Leo in una sequenza della seguente opera. Ad un uomo alla finestra che in romanesco gli domanderà: “Aoh…e ‘m bhe?”, l’ingenuo ragazzo trasteverino risponderà: “eh sì fai presto te a dì aoh e ‘m bhe la alla finestra calmo…Ti ci vorrei vedè io a combatte co la vita, co le strisce, co l’olio, cò i pompelmi, con mi madre(girandosi e allontanandosi) aoh dice…aoh”.
In queste parole semplici ed ingenue si cela la difficoltà che ha Leo nell’affrontare una vita all’apparenza ordinaria e tranquilla. Ma d’altronde come afferma il personaggio interpretato da Stefania Sandrelli nel film A casa tutti bene di Gabriele Muccino: “Le vite normali non esistono”. Fortunatamente però esiste l’inossidabile Verdone, un autore che non ha mai perso la curiosità per le persone, continuando a seguire fedelmente il primo precetto Scarpelliano e Zavattiniano che aveva come regola creativa quella di “guardare fuori dalla finestra, sempre!”. Da decenni il cineasta romano ci delizia con un cinema che è sempre riuscito ad astenersi dalla volgarità gratuita, stando sempre attento a monitorare la quotidianità, mettendo a nudo in modo dolce e ironico le fragilità di noi esseri umani. Dunque grazie di cuore Carlo per regalarci questo tuo cinema “un sacco bello!”.
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