Il mostro – Benigni e la psicosi dei “compagni di merende”

Il mostro, diretto da Roberto Benigni e uscito in Italia nel 1994, non è solo una delle commedie più divertenti del cinema italiano. La pellicola, realizzata assieme allo storico sceneggiatore Vincenzo Cerami, trasporta sotto forma di commedia nera una delle pagine più buie e misteriose della storia d’Italia, quella del Mostro di Firenze, dei cosiddetti “Compagni di Merende” e dei 16 omicidi avvenuti tra il 1968 e il 1985.

Il mostro, film del 1994 diretto e intepretato da Roberto Benigni.
Il mostro (1994) regia di Roberto Benigni.

Un caso giudiziario, questo, tra i più famosi e controversi. Quello del famoso Mostro di Firenze, noto anche con il nome di “Cicci il mostro di Scandicci”, è un caso che copre quasi un ventennio e oltre, se si contano poi gli anni del processo e le varie indagini che si sono susseguite e che hanno portato a riaprire ogni volta la delicata questione. Sì, perché Il mostro di Firenze è un tema che non riguarda e non ha mai riguardato solo i tre presunti “compagni di merende” come loro stessi si erano definiti, formati da Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

Questa è una storia di sangue, omicidi, stupri perpetrati per anni e riti esoterici e massonici che toccano più da vicino le alte sfere della società e dello stato. Ancora oggi è un tema altamente scottante, specie per coloro che non hanno mai smesso cercare la verità. Solo recentemente è stato riaperto il fascicolo sul mostro e tutti, non solo i funzionari, gli ispettori e poliziotti, continuano ad essere rapiti da questa vicenda tanto terribile quanto affascinante. Dare un volto, più che agli assassini, ai veri mandanti, e a chi ha manovrato i fili di quei crimini efferati per così tanto tempo, è probabilmente il mistero più intrigante da scoperchiare dopo quello sull’aldilà.

Benigni, con il suo di mostro, al contrario, non cerca di dare un volto all’assassino, né cerca di ricostruire la storia punto per punto. Il suo film è più un omaggio che un’attenta ricostruzione storica dei fatti; è una grande critica, potremmo dire sociale, travestita da black comedy; quasi sicuramente la commedia più divertente del Benigni e il film che maggiormente lo rappresenta come artista capace di creare ottimi sketch comici e allo stesso tempo di ricamare un’intricata e intrigante critica che si muove su più livelli. Il Mostro, inoltre, viene realizzato nel ’94 e quindi proprio durante il processo ai “compagni di merende”. È, perciò, un film in cui resta forte e tangibile l’influenza delle deposizioni, delle indagini e delle arringhe.

Le darei la mano, ma vedo che ce l’ha già…

Il mostro (1994)

La trama de Il mostro

Il mostro (1994).
Una scena de Il mostro.

Loris è un disoccupato che si arrangia in tutti i modi per vivere, e ci riesce discretamente. Egli vive di espedienti e di piccoli lavoretti e nonostante non sia una persona cattiva è mal visto dai vicini di casa, in particolar modo dall’amministratore del condominio. Questo suo modo di essere, un po’ maldestro e un po’ birbante, lo metterà in cattiva luce con la polizia, impegnata nelle indagini sugli omicidi a scapito di giovani donne che avvengono in città da molti anni.

L’ispettore di polizia e il professor Paride Taccone, che stanno cercando in tutti i modi il colpevole, vedono in Loris l’assassino perfetto, e per questo motivo decidono di mettergli alle calcagna la giovane poliziotta Jessica. Quest’ultima, dopo essere riuscita ad entrare in casa dell’uomo, farà di tutto per accendere in lui la passione sessuale e quindi la sua furia omicida; una trappola questa per avere una prova certa per poterlo arrestare. Tuttavia, per Jessica e per la polizia si tratterà solo di un grande equivoco perché il vero assassino non è Loris ma un’altra persona, davvero insospettabile.

Chi è il vero mostro?

Nicoletta Braschi e Benigni in una scena del film.

La domanda sulla quale si concentra buona parte del film. Benigni riprende la figura di Charlot, cioè del misero e miserrimo essere umano che vive seguendo la non sempre ben vista arte dell’arrangiarsi. Come quello di Chaplin, il personaggio creato da Benigni, che poi è un po’ simile a molti dei suoi precedenti protagonisti, è odiato e disprezzato. Loris è un uomo di cui la gente si ricorda, che crea sfiducia e timore forse perché non vive all’interno di quelle regole sociali utili per vivere nella comunità, ma che molto spesso privano il cittadino della sua vera natura.

Loris è sì un essere umano negativo; egli ruba, inganna, evade le tasse ed è un grande bugiardo ma allo stesso tempo è buono, molto ingenuo e sicuramente figlio di una società che lo rigetta, dentro la quale non riesce a trovare un posto adatto in cui stare. Loris, inoltre, non è il solo mostro che possiamo ritrovare nel film. Tutti gli altri, a partire dall’ispettore di polizia fino ad arrivare all’amministratore e alla folla che nelle scena finali assale il “povero” protagonista, sono creature apparentemente normali che, tuttavia, esprimono a piccole dosi la loro vera natura. Benigni ci pone difronte a varie tipologie di normalità, ognuna delle quali formata da altrettante zone oscure e terribilmente mostruose. Forse quello più umano in tutto questo mix di tipi umani e mostri è proprio l’assassino.

Quest’ultimo, che altri non è che il professore di cinese di Loris, interpretato da Franco Mescolini, è un uomo che vive integrato perfettamente nella società. Egli ha un buon lavoro e una bella casa, eppure sotto questo strato di normalità e gentilezza si nasconde il vero mostro.

La critica sociale, l’isteria di massa e quella somiglianza con il Pacciani

Il mostro.
Franco Mescolini, scomparso nel 2017, nel film interpreta il professore di cinese.

Il mostro è un’opera comica costruita sulla tradizionale commedia degli equivoci in cui però si alterna la satira e la critica a tutta la società. La critica di Benigni si sposta anche su un piano politico; di lì a poco Berlusconi diventerà presidente del consiglio eppure già si respirava l’egemonia del biscione. Egemonia che il regista analizza attraverso l’uso pericoloso della televisione e mediante la caratterizzazione di un conformismo di massa che si può notare nella costruzione di palazzi e quartieri fatti su misura.

L’opera di Benigni, tuttavia, resta sempre concentrata sul caso mediatico del Mostro di Firenze. Il mostro, infatti, è una caricatura spietata e ironica dell’isterismo e di tutta quella tensione venutisi a creare durante il periodo degli omicidi e successivamente, con la cattura dei tre possibili colpevoli. Isteria di massa che ha coinvolto i cittadini e anche i poliziotti, gli ispettori, i giornalisti e la stessa magistratura; tutti attivi nel voler trovare il colpevole, ma assolutamente impreparati e inermi difronte a nuove scoperte o dinnanzi l’assenza di prove.

Il mostro di Firenze ha davvero stravolto il nostro vivere quotidiano, e in una certa misura questa irrequietezza e ansia sono riportati nella dissacrante pellicola di Benigni. Zodiac, film del 2007 diretto da David Fincher e incentrato sulla figura del killer dello Zodiaco, è un colossal thriller e poliziesco che segue una linea attendibile e sicura. Il mostro di Benigni usa personaggi e luoghi di fantasia riuscendo comunque a ricreare quell’atmosfera di grande insicurezza, paura e spesso anche di totale indifferenza che ha governato in Italia per più di vent’anni, in particolar modo nella città di Firenze e nei suoi dintorni. Assoda tale teoria anche la grande somiglianza che c’è fra l’attore che interpreta il professore e Pietro Pacciani; questa equivalenza è uno di quegli elementi che rendono il film di Roberto Benigni estremamente reale e allo stesso momento ingannevole.

I protagonisti e gli interpreti secondari

La Braschi interpreta il poliziotto Jessica Rossetti.

Il mostro segna la quinta collaborazione fra Benigni e la moglie Nicoletta Braschi. La musa ispiratrice, sebbene non sia sempre amata dal grande pubblico, regala un’interpretazione tollerabile, quella della poliziotta Jessica che finisce con l’innamorarsi del protagonista. Tuttavia, Benigni opta per un cast di attori internazionali, italiani e francesi. Fra gli interpreti italiani ci sono Ivano Marescotti, che veste i panni dell’amico di Loris, Pascucci. Dopo il già citato Mescolini, compaiono nel film anche Eugenio Masciari e Vittoria Amandola. Simpatica la partecipazione di Massimo Girotti, il condomino che rimane incuriosito e conquistato dagli strani comportamenti di Loris.

Fra i francesi, invece, si annoverano grandi nomi del cinema d’oltralpe come Michel Blanc, nei panni del professor Taccone; questi, così come l’ispettore, è un uomo di medicina talmente disgustato dai crimini commessi dal mostro che finisce col restare affascinato da quella figura. Il sesso è infatti un altro tema estremamente importante, ma in particolar modo il tabù del sesso. Poi c’è Laurent Spielvogel e per ultimo Jean-Claude Brialy nel riuscitissimo personaggio dell’amministratore.

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