Zenerù – Andrea Grasselli e la cacciata dell’inverno di Ardesio

Dalle montagne dell’alta Valle Seriana, più precisamente dal paese di Ardesio, arriva Zenerù, documentario del 2021 diretto da Andrea Grasselli e incentrato completamente sull’antico rituale della Scasada del Zenerù. La cacciata dell’inverno e l’arrivo della primavera sono scanditi in quest’opera grazie alla partecipazione degli abitanti di questa piccola frazione, in particolare di Flaminio Beretta, un anziano eremita che si è preso l’incarico di portare avanti questa antica tradizione che altrimenti andrebbe perduta.

Zenerù, di Andrea Grasselli, presentato all'ottava edizione del Torino Underground Cinefest.
Zenerù, documentario del 2021 diretto da Andrea Grasselli, presentato al Torino Underground Cinefest.

Presentato all’ottava edizione del Torino Underground Cinefest, Zenerù è testimone di un rituale comune a molte regioni d’Italia che scandisce il normale passaggio da una stagione all’altra ma anche da un ciclo di vita a un altro, da un episodio drammatico e inatteso come quello che abbiamo appena vissuto ad una nuova fase. Grasselli registra il cambiamento con un rito che si ripete ogni anno. Il personaggio del pastore Flaminio custodisce questo patrimonio che merita alcuni giorni di preparazione.

Preparazione che cade proprio durante i giorni della merla -il periodo più freddo dell’anno- e che precede il 31 gennaio; il giorno propizio in cui gli abitanti di Ardesio si riuniscono per dire addio alla stagione fredda e al maltempo per abbracciare la primavera. L’ultimo giorno di gennaio perchè considerato nell’antichità un collegamento tra inverno e primavera; in migliaia si unisco per la celebrazione di questa tanto attesa giornata di festa. Tutti fanno un gran baccano con campanacci, latte, raganelle e ogni cosa con cui si può far rumore. Un corteo attraversa il percorso storico delle vie del paese che segue il famoso fantoccio, il quale, ogni anno con sembianze diverse, rappresenta la fredda stagione che sarà simbolicamente cacciata, bruciando attraverso un meraviglioso e suggestivo falò.

Il Zenerù non è altro che un ulteriore nome dato alla famosa rievocazione della “Sega Vecchia”, una commemorazione a cavallo fra il sacro e il profano, fra l’antico e il moderno, fra la vecchiaia e la giovinezza. Insomma, un momento unico che ispira e lega gli abitanti di quei paesi che, nonostante lo spopolamento galoppante, vogliono ancora portare avanti questo evento catalizzatore. Non a caso Fellini utilizza proprio il rogo della sega vecchia per aprire uno dei suoi film più belli e indimenticabili. Amarcord, infatti, si schiude con la fine dell’inverno; le manine, il personaggio di Fu Manchù che in moto segna il cambio di stagione e il gigantesco falò nella Rimini di Fellini ricostruita nel famoso Studio 5 di Cinecittà.

Una delle sequenze più iconiche e incantevoli di tutto il cinema, per la quale Grasselli non può non rimanerne affascinato; eppure allo stesso tempo il suo occhio indagatore si sposta sulle montagne dell’Italia Settentrionale dove, con un corno, il protagonista di Zenerù richiama gli abitanti del villaggio a partecipare, mentre lui, con cura e attenzione, costruisce l’effige che poi, fra la gioia e l’entusiasmo di vecchi e piccini, verrà dato alle fiamme.

Il docufilm di Andrea Grasselli dura solo mezz’ora ma è sufficiente per entrare in un regno primitivo e affascinante, che lascia spazio anche a riflessioni profonde non solo sul passato e sull’importanza di preservare tradizioni di questo tipo. Zenerù riflette sul periodo di morte e quarantena appena trascorso. Il bergamasco, la zona dove è ubicato lo stesso paese di Ardesio, ha pagato un prezzo enorme durante i primi mesi di pandemia. Grasselli e l’eremita Flaminio Beretta con il rito del Zenerù cercano di gettarsi alle spalle anche una tragedia come quella del Covid che continua a fare paura. Per questo stesso motivo, la sera del 31 gennaio 2021, non si è dato alle fiamme solo la tradizionale simbologia dell’inverno; con esso si è distrutto anche il lutto, i camion militari che trasportavano i cadaveri e il suono costante delle ambulanze che scandivano quei mesi terribili.

Una scena di Zenerù (2021).

Il mito rievocato in questo documentario non è solo una metafora di un passato remoto; Zenerù è anche un segno di riconoscimento con il quale evocare la nostra stessa natura e la nostra volontà di andare avanti.

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