“Monicelli lo avrebbe voluto chiamare Gnoc Out. Invece il vecchio Cecchi Gori, Marione, optò per Cari fottutissimi amici, cercando di ricreare l’atmosfera di Amici Miei. E devo dire la verità, durante la lavorazione del film, con Monicelli ho vissuto dei momenti davvero straordinari”. Così Paolo Villaggio descrisse la sua esperienza lavorativa con Mario Monicelli, capostipite della gloriosa Commedia all’italiana.

Cari fottutissimi amici, di Mario Monicelli.
Cari fottutissimi amici (1994) di Mario Monicelli.

Cari fottutissimi amici non è il film più famoso di Monicelli. Tuttavia, è un’opera unica e indimenticabile che dimostra ancora una volta la meticolosità di uno dei più grandi registi italiani di scovare l’ironia, perfino quella più cruda e spietata, anche in un momento storico tragico come quello della guerra e della liberazione.

La pellicola del 1994 scritta assieme a Suso Cecchi D’Amico, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, segna anche la seconda partecipazione di Monicelli con Villaggio, qui in un’interpretazione drammatica e bizzarra allo stesso tempo, quella di Ginepro Parodi, detto “Dieci”, un improbabile ex boxeur divenuto allenatore di una sgangherata banda di pugili improvvisati in cerca di fortuna per la Toscana appena liberata dagli alleati.

I temi cari a Monicelli sono evidenti già nel titolo, come l’amicizia e quell’inconfondibile gusto per il grottesco e per la battuta che fa parte indissolubile della poetica del regista e di tutta l’italianità. La grande guerra è un esempio lampante di come si possa ridere anche nel bel mezzo della tragedia bellica. In Cari fottutissimi amici la tragedia è finita ma gli strascichi restano in un paese in ginocchio; eppure, Monicelli guarda con occhio cinico, irriverente e persino un po’ malinconico e dolce le avventure di una nuova Armata Brancaleone che ripete fra alti e bassi, fra battute astute e momenti esilaranti, le sgangherate peripezie di esseri umani inesperti, buffi ma pur sempre risoluti. Perché l’altro grande punto cardine della filmografia monicelliana e della cultura italiana è la volontà di tirare sempre a campare, nonostante i fallimenti e le brutture della vita.

La trama di Cari fottutissimi amici

La storia si apre sulla Firenze ricolma di alleati, fra inglesi e americani, e nella più completa indigenza. In questo scenario apocalittico Ginepro “Dieci” Parodi, accompagnato dal giovane Gino Martini (Massimo Ceccherini), reclutano altri morti di fame come loro per allestire un club di box che per le fiere paesane della Toscana vogliono portare gioia e allo stesso tempo guadagnarci qualcosa.

Le aspettative di Parodi sono molto alte ma l’avventura risulta subito fallimentare. Molti sono gli strambi personaggi che incontrano lungo la strada. Tra questi ci sono il soldato americano disertore Washington Kelly, la fascista rapata che si unisce a loro e l’amante del partigiano Drago che, proprio durante le nozze di quest’ultimo, scatenerà un tragico incidente. Tuttavia, la vita continua e le speranze non si smorzano nel cuore di Ginepro il quale, pur non vedendo risultati positivi, non demorde e cerca di mantenere alto l’animo dei suoi seguaci.

Cari fottutissimi amici (1994).
Una scena del film.

Ridere in un’italia lacerata e in ginocchio

Il film è, come si può ben vedere, a cavallo fra la commedia e il dramma. Villaggio sfodera il natio accento genovese per vestire i panni di un misero sconfitto. Egli è un tapino, come vuole la tradizione del teatro e della già nota commedia all’italiana, che tenta in tutti i modi il riscatto sociale. Cari fottutissimi amici è un affresco dell’immediato dopoguerra, con i partigiani, i fascisti in fuga e il popolino che esorcizza la paura con feste di paese, prese per il culo e incontri di pugilato ai limiti del ridicolo.

Monicelli raggiunge il suo obbiettivo, quello di descrivere un momento storico lacerato in due. Il regime è crollato e i suoi sostenitori si levano la camicia nera per abbracciare la libertà. Fame e miseria serpeggiano per la Toscana e per tutta la penisola, mentre l’istinto della vendetta ridotto al silenzio durante il ventennio fascista salta fuori più spietato che mai. Al contempo il desiderio di gettarsi alle spalle tutto quel periodo porta la gente a dimenticare chi realmente sia stata. Perciò, fra sostenitori e oppositori, tutto alla fine si risolve con una risata e con un mix di tipi umani di cui si perdono i confini e le ideologie. Gli istinti più bassi e animaleschi vorrebbero prendere il sopravvento ma sono sopraffatti appunto dalla smania di andare avanti e scordare.

Nonostante la scarsa risonanza avuta all’epoca della sua uscita, l’opera in questione è comunque degna di Monicelli. Il regista, infatti, non solo scherza ma critica con una satira graffiante sia i vinti sia i vincitori. Da una parte ci sono gli algidi inglesi e gli americani fanfaroni. Dall’altra ci sono i fascisti che non vogliono più essere chiamati così e pure i partigiani si prendono la loro dose di sana presa in giro. Ma nel mezzo c’è sempre il popolo, quello più scaltro e spregiudicato e quello che invece è costretto a patire le ingiustizie del mondo.

Cari fottutissimi amici, anno 1994. Diretto da Mario Monicelli e interpretato da Paolo Villaggio.
Paolo Villaggio e Mario Monicelli sul set di Cari fottutissimi amici.

La colonna sonora è composta da tutti pezzi di musica americana scelti per l’occasione da Renzo Arbore. Per quanto riguarda gli attori a Villaggio si affiancano volti noti del teatro e del cinema; in particolar modo quello toscano, come Ceccherini, Paolo Hendel e Novello Novelli nei panni del cartomante.

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